Venezia 74: ultimo giorno. Fuori concorso, il film di Abel Ferrara su Piazza Vittorio a Roma
Decima giornata al Lido per 74 Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia. Si tirano le somme della rassegna, mentre in sala vanno Jusqu’à la garde di Legrand e l’atteso film di Abel Ferrara.
La decima giornata di Venezia 74 è dedicata agli ultimi due film in concorso, in vista della cerimonia di assegnazione del Leone d’Oro. È la volta di Jusqu’à la garde, di Xavier Legrand, e di Hannah, di Andrea Pallaoro. Due film molto diversi che rappresentano in maniera significativa la tendenza delle cinematografie dei due paesi. Se la pellicola di Legrand è un trionfo di naturalezza nella gestione di attori e macchina da presa, il film di Pallaoro, con protagonista una brava Charlotte Rampling, appare invece molto più mentale e ambizioso nel tentativo di dimostrare un approccio autoriale. È come se l’idea di girare un film non fosse abbastanza per i registi italiani, impegnati a costruire atmosfere rarefatte e inquadrature estetizzanti, mentre forse si potrebbe ipotizzare l’inverso, che dalla voglia di fare un film possa venire tutto il resto. Nel pomeriggio Abel Ferrara ha presentato in Sala Grande il suo documentario dedicato a Piazza Vittorio, lavoro che si può annoverare come divertissement rispetto alla cinematografia precedente, speriamo sia solo un omaggio affettuoso al quartiere che lo ha accolto e che il regista torni a fare il cinema a cui siamo abituati. Il Lido inizia a svuotarsi, la frenesia dei primi giorni lascia il posto all’attesa della serata di gala.
–Mariagrazia Pontorno
UN FILM VERO
Jusqu’à la garde è il film che incute più paura e angoscia tra quelli visti in concorso. Non ci sono mostri, entità soprannaturali, guerre, traffici di bambini, stupri, schiavitù: è una storia comune ambientata nella semiperiferia di Parigi. Si parla di una famiglia che va a rotoli, di un marito che non accetta la fine della relazione e del tormento inflitto a moglie e figli sino a sfociare nello stalking. Xavier Legrand riesce con maestria a modulare l’incubazione di una follia, partendo da fatti amari ma che rientrano nella dinamica di ogni separazione, per poi giungere alla degenerazione patologica di pensieri e atteggiamenti: rancore-rabbia-violenza. Si passa così dalle prime udienze in tribunale, all’uso dei figli come arma di ricatto e infine alla deriva psicotica mentre in parallelo le palpitazioni dello spettatore aumentano, tenendolo incollato allo schermo sino ai titoli di coda. Un film vero.
Sala Grande,
Jusqu’à la garde, di Xavier Legrand,
in concorso
PIAZZA VITTORIO
Piazza Vittorio è il documentario che Abel Ferrara dedica alla omonima piazza romana, offrendone uno spaccato spontaneo e poco strutturato, che restituisce gli umori dei vecchi e nuovi abitanti, accolti o respinti, tra sporcizia e poesia. Il film procede alternando filmati dell’istituto luce che raccontano il passato della piazza; interviste fatte ai residenti e agli extracomunitari privi di lavoro e permesso di soggiorno; e incontri con celebri vicini di casa, come Matteo Garrone, che dice di essersi trasferito a Piazza Vittorio perché voleva andare all’estero, a Willem Dafoe che va a fare la spesa di verdure col carrellino. Ferrara si sofferma (forse un po’ troppo) anche nel presentare la realtà di Casa Pound: visti i toni pacati e gli attestati di stima a Marx, citato da uno dei militanti, non si capisce se la benevolenza di tale ritratto sia una assunzione di posizione o piuttosto una provocazione. Il filo conduttore che mette insieme le storie raccolte è la passeggiata che la giovanissima moglie del regista fa con la figlioletta di pochi anni, dalla mattina alla sera, sino a giungere a casa della madre, dove si scoprirà che la suocera di Abel è una donna moldava venuta in Italia in cerca di lavoro, provata dalla vita ma felice per il destino della figlia.
Sala Grande,
Piazza Vittorio, di Abel Ferrara,
fuori concorso
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