Cinema. The Last Days on Mars
Nuovo consiglio dalla nostra rubrica L.I.P. – Lost In Projection, ovvero quei film che da noi sono passati in fretta o addirittura sono stati ignorati. Questa volta si parla di una spedizione scientifica su Marte, che si trasforma in horror.
Dopo sei mesi di permanenza su Marte, il team di astronauti/ricercatori della base Tantalus si prepara a tornare sulla Terra. La missione non sembra aver portato i risultati sperati. Gli otto scienziati sono stati mandati sul Pianeta rosso per rilevare e studiare qualsiasi forma di vita aliena, ma sarà solo a poche ore dalla partenza che uno di loro, osservata un’anomalia in uno dei sensori, deciderà di uscire nuovamente dalla base per condurre ulteriori ricerche. Sarà l’inizio di un viaggio allucinante contro il tempo e verso la morte.
Esordio nel lungometraggio del giovane irlandese Ruairí Robinson, The Last Days on Mars è stato girato con un budget contenuto e ha esordito (in sordina) alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 2013. Il film, sceneggiato da Clive Dawson sulla base del racconto breve The Animators (di Sidney James Bounds), si inserisce nel filone della Science Fiction dalle forti connotazioni horror e, seppur non racconti nulla di particolarmente “inedito” nel suo genere, si tratta di una pellicola interessante. Robinson sembra infatti saper coniugare le atmosfere oppressive ed estranianti di Moon di Duncan Jones e il ritmo incalzante di Gravity di Alfonso Cuarón (di cui The Last Days è coevo).
PERICOLI INFINITESIMALI
Il regista si avvale di un buon cast, scegliendo nomi come Liev Schreiber, Olivia Williams e la bella Romola Garai, per un film in cui l’aspetto psicologico dei protagonisti è vitale (nel vero senso del termine). Ambienti altamente tecnologizzati e claustrofobici si succedono nell’oscurità della notte marziana, mentre il suono mantiene alta la suspense e batte il ritmo di una fuga precipitosa che vede i protagonisti cadere uno a uno nell’incredulità e nella disperazione. Effetti speciali calibrati ed efficaci permettono di mettere in scena paesaggi desertici di grande suggestione e di dar vita alle mutazioni genetiche che i batteri del Pianeta rosso hanno generato. Il pericolo è infatti infinitesimale, non come potenziale, ma come misurazione fisica.
Quello che lo scienziato Marko Petrovic (interpretato da Goran Kostic) trova nel terreno di Marte appena battuto da una tempesta di sabbia è infatti la vita nella sua forma più semplice e adattabile: un microrganismo unicellulare pronto ad “agganciare” e modificare il DNA umano. Tanto rivoluzionaria quanto implacabile, la “minuscola scoperta” prenderà immediatamente il sopravvento, lasciando agli astronauti solo il tempo per tentare di fuggire.
‒ Giulia Pezzoli
USA, 2013 | fantascienza, horror | 98’ | regia: Ruairí Robinson
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #40
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