Niente più Cinema America a Piazza San Cosimato. A Roma la cultura a suon di capricci
Come annunciato lo scorso anno il Comune di Roma non è intenzionato a concedere per via diretta la solita piazza di Trastevere ai “ragazzi” del Cinema America. Quest'anno si farà un bando. E parte la polemica virale.
Riavvolgiamo il nastro. Cosa è “Cinema America”? Un gruppo di ragazzi, anche molto giovani, assai meritevoli, assai impegnati, assai sintonizzati verso il mondo della cultura, assai sopra la media (purtroppo bassissima) della loro stessa età. Qualche tempo fa (2012) decidono di occupare un derelitto cinema del Rione di Trastevere, a Roma, per farci il loro cine club. Da un lato avevano così il loro spazio dove far quello che preferivano senza pagare il becco di un affitto e senza avere oneri burocratici di sorta, dall’altro raccontavano di salvare dalla demolizione (c’era un progetto di trasformazione in residenze) un edificio significativo. La cosa purtroppo si incancrenì perché i ragazzi dimostrarono di non capire che le forzature, se forzature sono, devono avere una durata limitata nel tempo, altrimenti divengono prepotenze e soprusi, specie se dall’altra parte della storia ci sono, tanto per dire, i legittimi proprietari di un immobile.
LA STORIA DEL CINEMA AMERICA OCCUPATO
Dopo tanto (troppo) tempo quella storia finì grazie ad uno sgombero. Nel frattempo, tuttavia, i ragazzi (loro si chiamano così, perfino i loro profili social usano questa retorica: “i ragazzi”…) del Cinema America avevano fatto molto altro, e anche di questo va dato loro merito. Avevano intessuto rapporti con la politica (in alcuni casi un filino troppo intimi) ad esempio, tanto che subito dopo il doveroso sgombero era già pronto, profumato e stirato un bando scritto su misura per assegnar loro – sta volta regolarmente e senza occupazioni – un cinema comunale poco distante dall’America. Il bando venne ovviamente stravinto, ma il cinema è ancora chiuso perché lì i “ragazzi” non possono aggirare normative, burocrazie e permessi e devono confrontarsi con i tempi di chiunque a Roma e in Italia voglia fare iniziative e si trovi ostacolato, non coadiuvato, dalla parte pubblico-amministrativa. Tra qualche mese (i rendering sono stati presentati pochi giorni fa) il cinema verrà aperto e senza dubbio sarà un successo. Un’altra cosa che fecero “i ragazzi” fu quella di inventarsi una sorta di versione estiva del loro cinema occupato. E allora occuparono pure una piazza pubblica, l’adiacente Piazza San Cosimato. Vasto il successo: rassegna di due mesi di grande cinema all’aperto, totalmente gratuito, gente che si portava le seggiole da casa, Trastevere che tornava core de Roma dopo decenni, cineasti di tutto il mondo ospiti raggianti. Un’altra bellissima iniziativa (anche qui assai cavalcata dalla politica, pure troppo) che però stava al limite delle norme, delle leggi, delle autorizzazioni e come tale – ancora una volta una forzatura – doveva essere vissuta anche qui come temporanea, non come istituzione intoccabile.
L’ARRIVO DEI GRILLINI
Finiscono gli anni di Marino e arriva il Movimento 5 Stelle. Il primo anno i pentastellati cercano di bloccare tutto ma sale una mobilitazione internazionale, e allora si va avanti ancora per l’edizione 2017. Poi avvisano i “ragazzi” con una comunicazione: “dovete fare meno rumore e vi avvisiamo che il prossimo anno faremo un bando per far sì che la rassegna cinematografica sia pienamente nelle regole”. Ora siamo nel 2018 e il Comune, come aveva indicato, sta preparando un bando. La risposta dei “ragazzi” quale è? Il capriccio, che li contraddistingue tradizionalmente quando devono gestire critiche e criticità, del resto se la presero male perfino quando gli fecero notare che non potevano continuare a affiggere adesivi abusivi su muri e segnaletica stradale pur di divulgare il loro brand. Ma loro si sentono da sempre piuttosto onnipotenti e unici depositari dell’a idonea somministrazione culturale cittadina (e la politica alimenta questa visione, contribuendo a gonfiare il petto e l’ego di ragazzi che ragazzi sono): “la Giunta sta assassinando il cinema in Piazza San Cosimato” hanno vergato in un post condiviso con quel pizzico di romanissima indignazione borghesuccia da mezza città e virale a più non posso in queste ore.
DAVVERO IL M5S VUOLE UCCIDERE IL CINEMA AMERICA?
Ora chiaramente lungi da noi difendere le posizioni di una parte politica inquietante come il Movimento di proprietà di Davide Casaleggio. Tuttavia le cose vanno collocate in un quadro di maggiore onestà intellettuale e di minore coinvolgimento emotivo. Chi sbaglia? Chi ha ragione? Probabilmente tutti. Innanzitutto sbagliano “i ragazzi” che continuano a considerare una piazza come loro proprietà, che – come all’asilo nido – ritengono sufficiente la primogenitura del progetto come elemento di indiscutibilità su chi debba esserne il gestore (“la rassegna l’ho inventata io e la posso realizzare solo io”, ma chi diamine lo ha stabilito?), che fanno terrorismo psicologico puntando sulla sempliciotta indignazione della città, che si rifiutano di pensare che ci possa essere a Roma qualcuno in gamba come loro, che diffondono fake news parlando di un Comune che “assassina” il cinema quando invece con un regolare bando questo cinema, fino ad oggi para abusivo e tollerato in logica di deroghe non più giustificabili, potrà avere la sua stabilità e sicurezza indipendentemente da chi lo gestirà. Sbagliano i ragazzi quando insultano l’istituto (trasparente, meritocratico, legale) del bando pubblico affermando nel post di cui sopra “noi al bando non partecipiamo perché la rassegna l’abbiamo inventata noi e solo noi possiamo gestirla”, come poi che far cinema all’aperto in una piazza fosse chissà quale invenzione da ufficio brevetti e non una straordinaria banalità che esiste in milioni di piazze al mondo. Chiaramente sbaglia, eccome, anche il partito di governo della Capitale. Il Movimento 5 Stelle racconta di voler stabilizzare il progetto e di volerlo aprire alla competizione non potendo procedere più per affidamenti diretti. Questo è giusto e l’assessore Luca Bergamo lo spiega con pacatezza continuando a rappresentare – bontà sua – la faccia presentabile di una parte politica impresentabile, ma dietro alla decisione tutta politica c’è la volontà malcelata di mettere a tacere qualsiasi manifestazione culturale che non sia assimilabile al Movimento: è in fondo in fondo la mai smentita vena fascistoide dei grillini, c’è poco da girarci attorno. Il pluralismo è un insulto per chi approccia, come loro, la società in maniera totalitaria e la divide tra nemici e amici (e parenti!), tra appartenenti o non appartenenti ad una setta. Il Movimento 5 Stelle sbaglia poi perché alla base di tutta questa attenzione su Piazza San Cosimato e il suo schermo cinematografico all’aperto c’è la squallida esigenza dell’ennesimo personaggio imbarazzante portato in Campidoglio, la classica consigliera comunale il cui appartamento affaccia sulla piazza e che non vuole confusione perché “d’estate non si può più stare con le finestre aperte”. Una lettura della città da strapaese, di un provincialismo goffo e dannoso. Anche questa tipica dei movimenti populisti che tanto danno ancora avranno da fare nei prossimi anni in Italia. E così il famoso bando, che poteva essere l’inizio di una istituzionalizzazione di una buona idea, obbligherà i gestori a proporre cinema solo 5 giorni su 7 (pare ci siano vecchie delibere comunali che addirittura obblighino ad un massimo di 3 giorni), pregiudicando ogni possibile sostenibilità economica e rischiando di mandare deserta l’evidenza pubblica. Il tutto per garantire la quiete di una sciatta rappresentante politica e delle pochissime persone che sottoscrivono le sue triste petizioni anti-cinema.
CHI HA RAGIONE?
Come all’asilo, dunque, quando due bambini bisticciano la colpa è quasi sempre di entrambi. Qui, nello specifico, c’è un bambino che fa politica in maniera truce, goffa, spregiudicata, volgare e scorretta; c’è un altro bambino che invece fa terrorismo, batte i piedi considerando “suo” ciò che suo non è e cavalca l’indignazione strumentalizzando, in cinica sintonia coi cittadini (chiamiamoli così…), il deficit di attenzione di una città incapace di approfondire e leggere da dentro le questioni. Un bambino, insomma, che a furia di occuparsi di cinema ha imparato perfettamente a recitare una parte. La più odiosa. Su quale dei due bambini, entrambi colpevoli, abbia un pelo più di colpa dell’altro a chi legge la decisione.
–Massimiliano Tonelli
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