Icaros: A Vision. Nelle sale italiane un film che racconta il turismo spirituale
Presentato a Bergamo, in anteprima nazionale, da Contemporary Locus e Lab 80 film, Icaros: A Vision è nelle sale italiane dal 12 aprile 2018. Il film racconta con sguardo inedito il turismo spirituale.
Da giovedì 12 aprile è nei cinema Icaros: A Vision di Leonor Caraballo e Matteo Norzi, con Filippo Timi. Si tratta di uno dei film italiani selezionati per la 15esima edizione di Tribeca Film Festival di New York. Un racconto curato nei dettagli dell’esperienza dell’Ayahuasca e le comunità indigene dell’Amazzonia da cui proviene. Un viaggio fisico e spirituale compiuto da Angelina, giovane americana malata e senza possibilità di cura. Angelina è alla ricerca di un miracolo e questa sua ricerca la conduce in una comunità indigena dove incontra sciamani che praticano rituali con l’antica bevanda dai psichedelici Ayahuasca. Questa esperienza segna profondamente Angelina, che continua ad avere paura ma impara a gestire le sue ansie. Icaros: A Vision è un film “spirituale”, lento e quasi “sacro”. L’elemento sacro è la vita stessa. Piccola, e al tempo stesso grande, curiosità per i più cinefili: il racconto si svolge a Iquitos, la stessa città in cui Herzog girò Fitzcarraldo più di 30 anni fa, e l’hotel Casa Fitzcarraldo ospita una scena chiave nel film.
VIAGGIO FISICO E MENTALE
Icaros: A Vision è un viaggio fisico e mentale. Un film che mostra i colori e i le usanze dell’Amazzonia. È una piccola “scoperta” che unisce finzione e realtà, e che si serve di persone reali e situazioni vere, nel pieno senso del termine, per documentare uno stato d’animo e di salute. “Diversi aspetti del nostro film sono basati sulla reale esperienza della co-regista Leonor Caraballo”, spiega Matteo Norzi, “che ha scoperto di avere un tumore incurabile prima dell’inizio delle riprese ed ha dedicato al progetto anima e corpo, morendo tristemente prima di poter vedere l’opera finita. Icaros: A Vision è una storia sulla paura e il rilascio dalla paura. È ambientato in un centro di medicina tradizionale amazzonica che ospita veri sciamani e non-attori indigeni della comunità Shipibo. Il film è ispirato dalla convinzione che riconoscere il valore delle piante è il modo migliore per cambiare il futuro pregiudicato dell’Amazzonia, anch’essa un paziente in fin di vita”. Icaros: A Vision non è solo un viaggio quindi, è anche un tentativo di restare in vita, di offrire una speranza. Di dare serenità con l’arte cinematografica. Aggiunge Norzi: “Icaros: A Vision è un film sulla paura e la liberazione dalla paura; la paura della malattia e della morte, ma anche il timore di vivere la vita. È una storia sulla possibilità di superare queste paure – che è ciò per cui la pianta amazzonica Ayahuasca è un efficace rimedio”.
L’AYAHUASCA E I MEDIA
Un film che concentra la sua storia e anche la sua ricerca nei riti tribali e nella bevanda dell’Ayahuasca. Si tratta di un infuso a base di diverse piante amazzoniche, in grado di indurre un potente effetto allucinogeno. A partire dagli anni ’90 la fama della Ayahuasca è cresciuta a livello mondiale anche grazie all’interesse degli studi accademici interessati alle sue potenzialità terapeutiche. E negli ultimi anni anche in Italia si inizia a fare uso di questa bevanda. Secondo diversi servizi giornalistici si tratta di un infuso che da un lato allieva determinate sofferenze, dall’altro sta provocando diversi morti. È quasi una moda per alcuni giovani europeo e statunitensi, ed è pericolosa. I suoi effetti possono infatti indurre a tragici atti. Contro questa si è schierato in Italia il programma tv Le Iene, con una precisa e dura inchiesta. Il film Icaros: A Vision è lontanissimo però da questo aspetto e meglio lo si comprende con le parole di Filippo Timi che ha preso parte al progetto: “a mio parere uno dei temi trattati nel film è anche un importante argomento del futuro, ovvero quello del turismo spirituale. Un turismo che non è alla ricerca soltanto di evasione, divertimento o luoghi prettamente turistici affollati. Ma anche della possibilità di optare per dei viaggi che hanno una certa valenza “curativa”, nella ricerca di sé stessi e dei propri progetti. Su questo la pianta curativa Ayahuasca rappresenta uno dei simboli del film, essendo lontana dagli effetti ricreativi o “da sballo” che si possono ricercare nelle droghe. E avendo invece una chiara funzione nella possibilità di raggiungere una maggiore coscienza dei propri sogni, delle proprie paure e di noi stessi. Un mezzo quindi per non evadere da noi stessi e dalla nostra realtà ma se possibile di esserne sempre più vicini”.
– Margherita Bordino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati