Lutto nel mondo del cinema. Muore ad Asiago Ermanno Olmi, regista de L’albero degli zoccoli
Il regista scompare a 86 anni dopo una lunga malattia. Ha esordito da autodidatta con documentari che raccontavano delle condizioni lavorative degli operai nelle fabbriche. Il successo arriva con L’albero degli zoccoli, pellicola con cui Olmi su aggiudica la Palma d’Oro al Festival di Cannes
Muore ad Asiago all’età di 86 anni Ermanno Olmi, regista italiano pioniere nel campo del documentario, creatore e sperimentatore di un linguaggio personale e fuori da ogni schema. Tra le sue opere più note, Il tempo si è fermato (1959), I Fidanzati (1963) e L’albero degli zoccoli, film in cui Olmi adotta, per la prima volta nella storia del cinema, il dialetto come lingua e con il quale nel 1978 si aggiudica la Palma d’Oro al Festival di Cannes.
GLI ESORDI E I PRIMI SUCCESSI
Nato a Bergamo nel 1931, Ermanno Olmi inizia la sua carriera cimentandosi nel genere documentaristico, occupandosi del servizio cinematografico della Edisonvolta per la quale realizza decine di titoli: tra i più noti La diga sul ghiacciaio, Tre fili fino a Milano, Un metro è lungo cinque, pellicole che raccontano non solo i processi della produzione industriale, ma anche le condizioni lavorative degli operai all’interno della fabbrica. Ma è nel 1959 che per Olmi arriva il primo successo: è di quest’anno infatti Il tempo si è fermato, storia imperniata sull’amicizia fra uno studente e il guardiano di una diga. A questo lavoro seguono poi Il posto (1961), pellicola che si aggiudica il premio della critica alla Mostra del cinema di Venezia del 1961. Nel successivo film, I fidanzati (1963), si ritrovano ancora l’attenzione al quotidiano e alle vicende del mondo operaio, tematiche queste che attraversano l’intera sua carriera. Nel 1965, con E venne un uomo, un’attenta e partecipe biografia di Papa Giovanni XXIII, Olmi dà spazio anche alla sua sensibilità religiosa, pur restando fedele alla sua attitudine concreta e terrena.
I RICONOSCIMENTI
Il suo capolavoro resta senza dubbio L’albero degli zoccoli (1978), che si aggiudica la Palma d’Oro al Festival di Cannes e il Premio César per il miglior film straniero. Il film getta uno sguardo poetico ma allo stesso tempo realistico sul mondo contadino, ambiente nel quale Olmi è nato e cresciuto e al quale è sempre rimasto legato. Nel 1982 a Bassano del Grappa fonda la scuola di cinema Ipotesi Cinema e nello stesso anno dirige Camminacammina, allegoria sulla favola dei Re Magi. Gira documentari per la RAI, oltre ad alcuni spot televisivi. Dopo una malattia invalidante, Olmi nel 1987 ritorna dietro la macchina da presa con la pellicola Lunga vita alla signora!, premiato al Festival di Venezia con il Leone d’Argento. Nel 1988 si aggiudica invece il Leone d’Oro con La leggenda del santo bevitore, film basato sul racconto di Joseph Roth che vince, inoltre, quattro David di Donatello. Nel 1993 dirige Il segreto del bosco vecchio, tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati e intepretato da Paolo Villaggio. Nel 2005 collabora con Abbas Kiarostami e Ken Loach nel film Tickets. Nel 2008 riceve il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia, mentre nel 2013 l’Università di Padova gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Umane e Pedagogiche. “La generosità intellettuale, la dignità di una vita semplice e silenziosa, lo sguardo sempre attento e radicato alla vita con cui ha saputo raccontare le storie degli umili, sono la grande eredità che Ermanno Olmi lascia non solo al cinema italiano e internazionale, ma a tutto il mondo culturale”, ha dichiarato l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno. “Ci rende orgogliosi pensare al legame che il maestro Olmi ebbe con la nostra città, dove ha studiato e vissuto, muovendo anche i primi passi da regista. Un legame che oggi Milano ricambia stringendosi alla famiglia”.
– Desirée Maida
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