Apre il 75. Festival del Cinema di Venezia. Il diario del primo giorno in Laguna

Prende il via il 75. Festival del Cinema in Laguna. Ryan Gosling e Alessandro Borghi aprono con la loro interpretazione le sezioni Concorso e Orizzonti. Lo sbarco sulla luna e il caso Cucchi: dalle vette del pensiero al vortice della bestialità umana. I film di Chazelle e Cremonini nel diario di Mariagrazia Pontorno del primo giorno di Venezia 75.

MARTEDÌ 28 AGOSTO

Il sabato del villaggio

Venezia 75, allestimento red carpet

Venezia 75, allestimento red carpet

I preparativi che precedono l’apertura della Mostra del Cinema di Venezia sono già una grande messa in scena, gli operai del cantiere festivaliero solcano il red carpet per testarne la sicurezza, i bodyguard scendono dalle auto dello sponsor per simulare il tragitto dei divi dall’Hotel Excelsior al Palazzo del Cinema, i fotografi provano le inquadrature dalle loro scalette: insomma la macchina organizzativa fa le sue prove generali in vista dell’indomani. L’aria che si respira è leggera e speranzosa, come quella che anticipa ogni festa, ci insegna Leopardi; e nonostante i tempi siano bui e ci sia poco da essere contenti, sempre Leopardi, a maggior ragione vale la pena ritirare l’accredito, infilarsi in una sala buia e dimenticare tutto per una decina di giorni.  

MERCOLEDÌ 29 AGOSTO

La sigla

Venezia 75 Manifesto Mattotti

Venezia 75 Manifesto Mattotti

La nuova sigla di apertura di Venezia 75 è una delusione, le edizioni precedenti hanno sempre dato grande importanza ai pochi secondi utili per raccogliersi nella dimensione sacra di spettatore, affidando la realizzazione a grandi illustratori. Dall’ultima edizione di Barbera ci si aspettava ben più che un collage di scene incorniciato da una grafica di fine secolo (scorso), ma tant’è, la magia per stavolta è sfumata. Ci si consola in parte col bel manifesto di Mattotti.

Due storie vere

First Man Ryan Gosling

First Man Ryan Gosling

Le prime pellicole di Venezia 75 sono due incredibili e claustrofobiche storie vere, in entrambe i protagonisti appaiono con l’occhio pesto e tumido, e verso il finale, altra similitudine, una donna li guarda oltre una parete di cristallo, senza poterli toccare. Nel primo caso a soffocare Neil Armstrong in uno spazio angusto è la navicella spaziale, il suo occhio è ferito in seguito ad un incidente avuto durante le simulazioni di volo nel deserto dell’Arizona, ad attenderlo di là dal vetro è la moglie, dopo la quarantena seguita all’allunaggio. Nel secondo caso si parla di Stefano Cucchi, dell’incubo della cella, del massacro subìto dai carabinieri, e ad osservarlo ormai cadavere oltre la parete trasparente dell’obitorio c’è la sorella Ilaria.

Sulla mia pelle, Alessandro Borghi

Sulla mia pelle, Alessandro Borghi

In First Man di Damien Chazelle, la sofferta vicenda terrena porta Neil (Ryan Gosling) a muovere i primi passi sulla luna, con lo stesso andamento impacciato della figlioletta morta ad appena due anni. Il regista premio Oscar presenta in concorso un film pieno di cliché hollywoodiani ma privo dell’ironia di La La Land, peraltro citato in una scena illuminata di blu, ambientata sotto il cielo stellato e sul ciglio della strada: vi ricorda qualcosa? Forse la luna è meglio immaginarla che descriverla, ci sarà del resto un motivo per cui solo il cinema che favoleggia di viaggi lunari prima dell’effettivo sbarco datato 1969 – da Le voyage dans la lune (1902) a 2001: Odissea nello Spazio(1968) è in grado di restituire la poesia del satellite d’argento.

Venezia 75, Sulla mia pelle, Alessandro Borghi. Ph. Irene Fanizza

Venezia 75, Sulla mia pelle, Alessandro Borghi. Ph. Irene Fanizza

In Sulla mia pelle di Alessio Cremonini – opera prima che apre la sezione Orizzonti -, i fatti tristemente noti sono riferiti agli ultimi giorni di Stefano Cucchi, così feroci e ingiusti da desiderare che si tratti di pura invenzione piuttosto che del succo di migliaia di pagine processuali.  Le immagini rimandano volutamente all’iconografia cristologica, un uomo smunto, solo, oltraggiato, rannicchiato sulla nuda superficie, con tanto di trasfigurazione finale, cioè la bravura di Alessandro Borghi a servizio della passione di Stefano Cucchi. Il regista fornisce una versione precisa e sicura di quei tempi dilatati dalla violenza, nonostante l’iter processuale ancora in corso, e proprio questo situa la pellicola in un filone di cinema civile e impegnato, che chiede giustizia più che fare inchiesta. Di entrambi i film avremmo volentieri fatto a meno: di First Man perché le immagini di repertorio e la celebre frase di Armstrong “un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità” – che per l’appunto pare uscita da un copione – fanno sognare più di qualsiasi fiction; nel caso di Sulla mia pelle il motivo è più che ovvio e non rende onore al genere umano.

– Mariagrazia Pontorno

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