75 Mostra del Cinema di Venezia. Il diario del sesto giorno

L’amica geniale e Acusada. Storie di donne e trasformazioni narrative nel diario della sesta giornata.

Già da un po’ di anni Venezia ci ha abituati a vedere in anteprima le prime due puntate di opere pensate per la TV, tradizione inaugurata da Paolo Sorrentino con The Young Pope, che torna a Venezia stavolta in veste di produttore di L’amica geniale, serie tratta dall’omonimo best seller di Elena Ferrante e diretta da Saverio Costanzo. La presenza di grandi network televisivi come HBO e Netflix è una delle differenze con Cannes, che al momento dice no, con purismo, ai selfie e alla presenza dei colossi mediatici, responsabili della crisi del cinema tradizionale ma anche della sua trasformazione. Costanzo ha fatto senza dubbio un lavoro impeccabile e di livello ben superiore alle fiction a cui è abituata l’Italia, se si fa eccezione per Gomorra e qualche altro titolo. Le due piccole attrici (Elisa del Genio e Ludovica Nasti) sono un miracolo di spontaneità e bravura, la fotografia curata, la regia ben gestita, tutto rientra nei canoni di una perfezione imposta dalle mega produzioni internazionali, che per essere fronteggiate necessitano di molto fegato e guizzo, diciamo che Costanzo non è San Giorgio.

L'amica geniale, la serie tv HBO

L’amica geniale, la serie tv HBO

INTELLIGENZA E TENACIA FEMMINILE

La serie però è rilevante per motivi che esulano dalla questione filmica per entrare in quella politica e civile: sia per l’importanza data all’istruzione e alla conoscenza, sia perché è raro vedere storie che ruotano intorno all’intelligenza e la tenacia femminile, e per fortuna questo Festival ha già dato più segnali di tale tendenza, indice che è in atto la nascita di una nuova letteratura, specchio attraverso cui la società legge e definisce se stessa. A fine serata sul red carpet più atteso della giornata sfilano Willem Dafoe e Julian Schnabel in giacca e pigiama, una timida pioggerellina prova a dare fastidio ma con scarsi risultati. Mentre le ragazzine urlano al selfie, sul background sfocato una fila silenziosa si dirige verso la Sala Darsena per vedere il film in concorso di Gonzalo Tobal. 

Acusada

Acusada

ACUSADA

Acusada è la storia di Dolores, unica imputata per l’omicidio della sua migliore amica. Il film si concentra sul processo mediatico che la ragazza e la famiglia sono costretti a subire e, in generale, sui meccanismi morbosi e voyeuristici che catalizzano l’attenzione dell’opinione pubblica sui casi di cronaca nera. La protagonista si prepara così ad affrontare il giudizio della corte e quello del pubblico, istruita da avvocati ed esperti di comunicazione a recitare una parte, per diventare un personaggio mediaticamente efficace. La pellicola è strutturata come un vero e proprio thriller, gli sceneggiatori sono stati bravi a costruire un racconto che rimane aperto sino alla fine, in cui non mancano i colpi di scena, riuscendo a mantenere il fuoco su un tema ben preciso: la sovraesposizione mediatica e la conseguente sovrapposizione tra il piano della norma giuridica e quello del tribunale sommario dell’opinione popolare. Acusada ha il pregio di mantenere viva la curiosità dello spettatore, anche lui caduto nella stessa trappola tesa al pubblico televisivo del film: in sala ci si appassiona alla vicenda di Dolores, c’è anche chi si confronta a bassa voce col vicino, questa ragazza dal viso d’angelo (Lali Esposito) è una assassina spietata o una amica addolorata e sotto shock? Il film risente di una regia a tratti televisiva, con pochi slanci, ma è sinora l’unica opera vista di cui non conosciamo già la fine.

Mariagrazia Pontorno

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