Don Chisciotte e Terry Gilliam, un legame ossessivo e straordinario lungo 25 anni. L’intervista
Finalmente arriva al cinema il film maledetto di Gilliam, L’uomo che ha ucciso Don Chisciotte. Un racconto diviso tra realtà e finzione, tra letteratura e interpretazione, tra tradizione e presente. Chi di noi non ha combattuto almeno una volta nella vita contro i mulini a vento?
Chi sa cosa ne penserebbe Miguel de Cervantes del Don Chisciotte che Terry Gilliam ha scelto di portare sullo schermo! L’uomo che uccise Don Chisciotte è un film liberamente tratto dall’opera letteraria ma conserva benissimo la dolce follia allucinata di quest’uomo in sella al suo cavallo e accompagnato da un contadino col suo asino. Don Chisciotte e Sancho Panza sono due personaggi iconoclasti della tradizione letteraria europea. Sopra le righe, avventurieri, ricchi di sfumature. Immortali. Gilliam nel 1989 legge il libro di Cervantes e da allora ne rimane ossessionato. Pochi anni dopo si è messo al lavoro per trasporre il testo in un soggetto, un lavoro per tanto tempo sfortunato, quasi maledetto. Il risultato è al cinema con M2 Pictures ed ha una lunga gestazione: 25 anni. L’uomo che uccise Don Chisciotte è un film straordinario. È cinema nel suo senso più puro. Un’avventura fantastica che usa la settima arte come pretesto e indecisione. I due interpreti principali sono Adam Driver e Jonathan Pryce. Il primo veste i panni di un regista, quasi alter ego di Terry Gilliam tormentato dalla storia di Don Chisciotte; il secondo è Don Chisciotte, o meglio l’attore che ne interpreta le gesta improbabili con grande nostalgia e delicatezza.
Chi è Don Chisciotte oggi, nella nostra società?
Don Chisciotte è un uomo che non è all’altezza del suo compito e in questo drammatico momento storico non ci sono leader veramente all’altezza del loro compito. Viviamo in un periodo alquanto negativo, ma è solo una fase…
Toby (regista interpretato da Adam Driver) vuole realizzare a tutti i costi un film su Don Chisciotte. Lei ha un’ossessione simile che l’ha accompagnata in tutti i suoi film?
Questa! Non è stata per me una vera ossessione, più che altro una distrazione che con il tempo ho dovuto rimuovere, mettere da parte per potere andare avanti con il resto della mia vita. Ho fatto poche cose rispetto a quelle che avrei voluto fare. È pazzesco ma avevo sempre qualcosa a cui tornare quando qualcosa riguardo questo progetto falliva.
Che cosa hanno in comune Don Chisciotte, Toby e Terry Gilliam?
Toby è come tutte quelle persone che hanno un dono, un talento ma non lo usano. Io ho un dono che è quello di saper raccontare storie e fare film. Mi sono chiesto: io cosa voglio davvero continuare a fare? Cose in cui credo o fare soldi? Per Toby è la stessa cosa. Lui sceglie i soldi, si rende conto di avere fatto una scelta sbagliata e poi torna sui suoi passi. Don Chisciotte è più puro di tutti noi ma è un personaggio di finzione. Toby e Gilliam sono due personaggi reali.
In un film pieno di difficoltà e “maledizioni”, quale è stata la scena più complicata da realizzare?
Non c’è stata una difficoltà in particolare. Forse la scena con Sergio Lopez e Rossy De Palma, con i cavalli e tante cose che accadevano in contemporanea. Non riesco a ricordare una scena complicata in particolare. Tutto quello che so è che siamo riusciti a finire nei tempi prestabiliti e senza sforare il budget. È stata una cosa straordinaria, non pensavo potesse accadere, credevo fosse ridicolo solo pensarci. Ho una grande abilità, quella di dimenticare ogni difficoltà
– Margherita Bordino
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