Tutte le donne di Venezia 75. Dal MeToo al Red Carpet, le quote rosa protagoniste al Lido

Non sono mancate le polemiche alla 75 Mostra del Cinema di Venezia. Dagli insulti a Jennifer Kent alla riflessione sull’assenza di donne registe. Eppure le quote rosa hanno trionfato.

Scandalo a corte, ovvero scandalo alla 75 Mostra del Cinema di Venezia. Era iniziata in questo modo la 75esima edizione, partendo da un’eco americana forse troppo radicale e stigmatizzata. È vero, nella Selezione Ufficiale di questo festival un solo film è diretto da una donna, The Nightingale di Jennifer Kent, ma la quota rosa c’è, c’è stata e si è fatta notare (e proprio per questo forse il premio più conteso è la Coppa Volpi per l’interpretazione femminile). La polemica della mancata o scarsa presenza delle donne registe in competizione ormai viaggia a passo svelto sin dal Festival di Cannes, ma accusare un direttore artistico è talmente riduttivo e inconsistente da dover puntare il dito su una questione ben più profonda: perché mancano donne registe? Oppure, perché i loro film non vengono prodotti? Questo però non riguarda la Mostra del Cinema, riguarda più che altro il sistema della macchina industriale e tecnica.

Il cast di Roma. ph. Irene Fanizza

Il cast di Roma. ph. Irene Fanizza

IL CASO THE NIGHINGALE

Jennifer Kent ha presentato il suo The Nightingale negli ultimissimi giorni della Mostra e le attenzioni non sono state rivolte al suo film, sono state “dirottate” sul non gradimento offensivo che questo ha attirato su di sé da parte di un regista, Sharif Meghdoud presente in sala in qualità però di giornalista. L’insulto che si è elevato alla fine della proiezione per la stampa di The Nightingale — «Vergogna, puttana, fai schifo» urlato da una voce maschile — è qualcosa di inedito, ma non del tutto. Di commenti se ne fanno e tanti, molti sono del tutto fuori luogo. Per la prima volta viene punito in maniera esemplare e mediatica uno di questi “haters” per il peso sessista delle parole pronunciate ad alta voce, con il ritiro dell’accredito da parte della Biennale e una definitiva presa di distanze a mezzo social della testata giornalistica che questi rappresentava al Lido. Anche qui una doppia riflessione: esistono degli insulti più gravi di altri? In questo preciso momento storico a rendere offensivo un commento è il suo grado di attinenza alla sfera sessista e maschilista. Lo scandalo riguardante The Nightingale ha acceso la discussione non tanto sulla forma del commento quanto sul contenuto e significato letterale delle parole usate.

75. Mostra del Cinema di Venezia. Tilda Swinton. Photo Irene Fanizza

75. Mostra del Cinema di Venezia. Tilda Swinton. Photo Irene Fanizza

EPPURE IL CINEMA È DONNA

L’attenzione non va però distolta dal resto dei film presentati al festival. Barbera aveva annunciato che avremmo visto dei bei film e che molti di questi, firmati da grandi autori, avrebbero avuto codici più pop e comprensibili al pubblico allargato, e così è stato. Non aveva però annunciato che in molti di questi, nella maggior parte, le donne avrebbero avuto un ruolo centrale o chiave. Tra tutti, Roma di Alfonso Cuarón, amato dalla critica sin dal primo momento. È la storia di un Cristo donna in una Città del Messico travagliata e turbolenta. La storia di una donna sola e sfortunata che trova nella signora per cui lavora un’ancora di speranza. Un film che eleva il ruolo femminile e che mostra una non professionista bravissima nei panni della protagonista, Yalitza Aparicio. Al tempo stesso, il film più atteso di tutta la Mostra, il nuovo Suspiria diretto da Luca Guadagnino, presenta una grande potenza tutta femminile. La storia è nota, essendo un remake del cult di Dario Argento, l’inedito sta nell’elevata coscienza e forza del corpo femminile. Il film in cui le donne sono presenti, possenti e definitive è The Favourite di Yorgos Lanthimos. Tre attrici magnifiche e bravissime in una storia di invidie e gelosie, astuzia e potere tutto gestito con un tono grottesco.

LO STAR SYSTEM CHE NON TI ASPETTI

First Man, A star is born, Vox Lux e quindi Claire Foy, Lady Gaga e Natalie Portman. Tre artiste totalmente differenti e con ruoli in questa Mostra distanti per genere, per trama e per provenienza. La prima è una casalinga americana molto stereotipata (se non fosse per il suo carattere forte e saldo tanto da tenere solido il matrimonio e lo status affettivo e lavorativo del marito). La seconda è una vera stella, un’artista poliedrica che nella prova sul grande schermo rompe gli schemi e riesce a diventare intima anche con lo spettatore, lontanissima dai travestimenti che la vedono sul palco durante i concerti. La terza è attesa nuovamente dietro la macchina da presa ma intanto qui al Lido di Venezia è la protagonista di una storia che guarda alla realtà contemporanea con grande ironia, mescolando cultura pop e individuale, violenza e ambiguità.

UNO SGUARDO AL TALENT FEMMINILE ITALIANO

E poi c’è l’Italia che in un certo senso fa la differenza. Lontano dalla Selezione Ufficiale ci sono Arrivederci Saigon di Wilma Labbate che racconta la vicenda di cinque ragazze neanche maggiorenni che vivono nelle basi militari americane durante la guerra del Vietnam. Una testimonianza tutta al femminile basata su ricordi atroci e innocenti al tempo stesso. Poi ci sono Una storia senza nome, Sulla mia pelle, I villeggianti e L’amica geniale. Ovvero tutti quei film che nel ruolo femminile racchiudono una grande potenza espressiva e lessicale. In ordine: la donna che si nasconde dietro l’uomo prima di prendere coscienza del proprio talento; la sorella che chiede verità e non vendetta, giustizia e non approssimazione; la regista bloccata nella sua storia personale e che da lì parte per farne un racconto universale di rapporti umani e di solitudini contrapposte; la grande letteratura che coinvolge un’amicizia senza tempo e dalla rilevanza ormai mondiale. Infine, e non per importanza, bisogna citare Capri Revolution di Mario Martone ma con protagonista Marianna Fontana. L’attrice torna per la seconda volta al Lido e per la prima in competizione. Una ragazza, qui nel ruolo di una caprese curiosa del nuovo e del mondo, che questo mestiere lo sta imparando e impugnando e che mostra grande capacità di perfezionismo.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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