I film che abbiamo visto alla Festa del Cinema 2018 e che non dimenticheremo
La Festa del Cinema di Roma si conclude con il cinema italiano che trionfa. “Il vizio della speranza” di De Angelis riceve il premio del pubblico e “Notti magiche” di Virzì si presenta a stampa e pubblico. Una festa che segna una buona edizione pur mettendone in luce quello che ancora non va.
Cosa resterà della 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma? Bei film, un cinema italiano diverso e inusuale, il ricordo dell’Auditorium sempre più vuoto. La Festa è ormai “adolescente” ma più passano gli anni più la sua luce si spegne. Non basta qualche incontro ravvicinato con qualche star di Hollywood a dare identità a una manifestazione di cinema (perché comunque di questo si tratta). Una Festa si fa con il pubblico, con gli spettatori, facendo diventare loro i veri protagonisti. Erano belli i tempi in cui le domande agli artisti arrivavano dalla platea…! La 13esima Festa del Cinema ha visto salire sul palco Martin Scorsese in una lezione di cinema incredibile, Cate Blanchett ripercorrere la sua carriera, Giuseppe Tornatore riflettere sull’amore per la settima arte che ci accomuna un po’ tutti, ma la vera forza di questa edizione sono stati i film, con e senza talent al seguito. “Beautiful Boy”, “Stan&Ollio”, “Green Book”, “Kursk”, “Corleone”, “7 Sconosciuti a El Royale” e tanti tanti altri. Si, il cinema ha vinto, le sale erano quasi sempre mediamente piene ma l’effetto era quello di un bel multisala che funziona bene. La vera Festa del Cinema di Roma si è svolta il 24 ottobre: anteprima mondiale di “The Girl in the Spider’s Web”, presentazione italiana del film omaggio al duo comico Stanlio e Ollio che ha chiuso il London Film Festival, incontro con la “madrina” della fantascienza Sigourney Weaver, visione del film più bello della Festa che speriamo che conduca Viggo Mortensen agli Oscar. Il 24 ottobre è stata una vera Festa, di film e di artisti. Se la Festa invece di durare dieci lunghi e interminabili giorni durasse la metà forse potrebbe, con il budget ridotto nettamente negli anni, essere una vera Festa, con gli incontri a cui Antonio Monda ci ha abituato, magari tornando ai duetti con Mario Sesti, con il cinema sempre protagonista (che siano film già passati in altri festival, restauri, omaggi e anteprime assolute). Roma la sua Festa la vuole, forse andrebbe solamente rivista e ripensata nel suo quotidiano. Per il momento la festa non esiste, non ha presa in città (l’unica avvisaglia della festa sono state le proiezioni apparecchiate dalla rassegna Videocittà pensata da Francesco Rutelli), nessun cittadino si accorge della sua esistenza, il Mercato Internazionale dell’Audiovisivo internazionale non è: la schiacciante maggioranza degli accreditati italiana con surreali panel ‘recitati’ in inglese ad un pubblico interamente nostrano, italiani che parlavano in lingua straniera ad altri italiani per potersi dire internazionali. E poi pochissimo glamour, pochissime feste, pochissimi alberghi protagonisti, Via Veneto decorata – a metà festa – coi ciclamini (i ciclamini!) dall’assessore all’ambiente. “È perfino più frizzante e vivace Venezia!” ci ha sussurrato un operatore importante che però ci tiene a rimanere anonimo…
UN GRANDE ADDIO E UN PO’ DI MISTERO
Cosa resterà quindi della 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma? Sicuramente l’omaggio a “Mignon è partita” di Francesca Archibugi nella sezione Alice nella Città è uno dei momenti più teneri e magici della Festa. Sono passati 30 anni da un film che ha segnato la storia del nostro cinema e che permesso ad una generazione di registi che oggi amiamo infinitamente di procedere caparbiamente nel loro sogno. L’emozione più grande della Festa è stata per la visione dell’ultimo Robert Redford sul grande schermo con “The Old Man & the Gun”. Redford mette così un punto al suo percorso di attore affidandosi al racconto di un uomo che ha passato la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere. E per chi ama i “misteri” il restauro di “L’amore molesto” di Mario Martone sarà stato un momento fondamentale. In quanti pensano che il suo scambio epistolare con Elena Ferrante sia frutto di una stessa penna e di una stessa mano? Il mistero continua però con “Halloween” di David Gordon Green, ovvero il “mito” creato da John Carpenter compie 40 anni e continua la sua avventura sul grande schermo con un’altra regia. Un film che tra citazionismo e rispetto della tradizione a cui fa capo tiene bene le fila di una storia e di una messa in atto come doveva essere.
TRUMP, OMOSSESSUALI E RAZZISMO
La Festa ha sempre una chiave un po’ politica che affida al cinema. Quest’anno tre film si fanno portavoce di un’autenticità presente sconcertante. “Fahrenheit 11/9” di Michael Moore, “La diseducazione di Cameron Post” di Desiree Akhavan e “The Hate You Give” di George Jr Tillman. Si inizia con la triste verità americana: come è possibile che il novembre scorso sia stato nominato Presidente Donald Trump? Moore fa un documentario onesto con se stesso, come lui sa fare e raccontare. Un’indagine che serve a ripensare alla propria coscienza. Desiree Akhavan traendo spunto da un libro mostra la fragilità degli uomini nel non accettare che siamo tutti diversi e con gusti sessuali altrettanto differenti. Cameron, la protagonista, è un’adolescente che scopre di essere attratta dalle donne ma deve fare i conti con la comunità religiosa di God’s Promise, essere gay è peccato. E così si finisce ad un’altra storia di ghettizzazione, questa volta di razzismo per il colore della pelle. George Jr Tillman racconta la storia di una ragazza divisa tra due mondi, quello dei bianchi e quello dei neri, e della violenza da parte della polizia. Una storia molto americana che non finisce fuori i confini del Paese ma è vicina a tutti noi. Il suo film è una grande sorpresa di questa Festa.
–Margherita Bordino
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