Muore a Roma Bernardo Bertolucci, regista dei capolavori Ultimo tango a Parigi e Novecento
Il regista è scomparso a Roma, all’età di 77 anni, dopo una lunga malattia. Ha iniziato la sua carriera come assistente di Pier Paolo Pasolini, per firmare poi pellicole celebri in tutto il mondo come “Ultimo tango a Parigi”, “Novecento” e “L’ultimo imperatore”
È scomparso a Roma all’età di 77 anni Bernardo Bertolucci, regista italiano tra i più celebri a livello internazionale, autore di pietre miliari del cinema come Ultimo tango a Parigi e Novecento, e finora unico italiano a essersi aggiudicato l’Oscar per la migliore regia con L’ultimo Imperatore, nel 1988. Nel 2007 si è aggiudicato il Leone d’oro alla carriera alla 64esima Mostra del Cinema di Venezia e nel 2011 la Palma d’oro onoraria al 64esimo Festival di Cannes.
IL POETA DEL CINEMA
Nato a Parma nel 1941, Bertolucci negli anni giovanili si interessa alla poesia, passione trasmessagli dal padre, il poeta e critico letterario Attilio: a vent’anni vince il Premio Viareggio per la poesia con In cerca del mistero. Bernardo si iscrive così alla Facoltà di Lettere alla Sapienza di Roma, ma ben presto abbandona gli studi per il cinema per fare da assistente a Pier Paolo Pasolini, suo vicino di casa, e così inizia a muovere i primi passi come sceneggiatore. Con una camera a passo ridotto, Bertolucci gira due cortometraggi amatoriali nel biennio 1956-1957, La teleferica e La morte del maiale. Nel 1961 lavora al suo primo film, con soggetto e sceneggiatura di Pasolini, La commare secca, in cui è ancora evidente l’influenza poetica e letteraria del maestro, ma dalla quale si staccherà presto per imprimere la sua personale visione cinematografica. È del 1964 Prima della Rivoluzione, storia di un giovane della borghesia agricola di Parma che reagisce alla morte suicida di un amico intraprendendo una relazione con la propria zia. Un amore destinato a finire, che termina con la separazione dei due amanti, e il matrimonio del giovane con la precedente fidanzata, come da copione secondo la mentalità borghese.
LO SCANDALO DELL’ULTIMO TANGO A PARIGI
La notorietà per Bertolucci arriva nel 1972, con la regia di Ultimo tango a Parigi, con Marlon Brando e Maria Schneider: la pellicola più “scandalosa” del maestro emiliano, in cui il sesso è visto come la chiave per affrontare e combattere il conformismo e il perbenismo del mondo circostante, mondo di cui non fanno parte i protagonisti del film, borderline della società che rispondono a questa condizione praticando la trasgressione. Il film, dopo la sua prima proiezione a New York, subì non poche censure in Italia, nonostante i notevoli incassi ottenuti al cinema tra il 1972 e 1973: la pellicola venne sequestrata e poi ritirata dalla Cassazione il 29 gennaio 1976, e il regista fu condannato per offesa al comune senso del pudore, colpa per la quale venne privato dei diritti civili per cinque anni, fra cui il diritto di voto. Dopo svariati processi d’appello, la pellicola venne dissequestrata nel 1987.
L’EPICO NOVECENTO E L’OSCAR CON L’ULTIMO IMPERATORE
Il successo e la notorietà ottenuti a livello internazionale con Ultimo tango a Parigi portano Bertolucci a realizzare, nel 1976, uno dei colossal del cinema italiano più celebri al mondo: Novecento, una pellicola epica che racconta le lotte contadine emiliane dai primi anni del Novecento alla Seconda Guerra Mondiale, con un cast internazionale di cui fanno parte Robert De Niro, Gérard Depardieu, Donald Sutherland, Sterling Hayden, Burt Lancaster e Dominique Sanda. Ma l’Oscar alla migliore regia arriverà con L’ultimo imperatore, pellicola del 1987 che si aggiudica, oltre a quello già citato, altri 8 premi Oscar.
Nel 1990 gira in Marocco Il tè nel deserto, tratto da un romanzo di Paul Bowles, mentre nel 1993 è la volta del Piccolo Buddha con Keanu Reeves, ambientato in Nepal e negli Stati Uniti.
IL RITORNO IN ITALIA
Dopo le produzioni internazionali, Bertolucci torna a girare in Italia: è del 1996 Io ballo da sola, e del 1998 L’assedio. Nel 2003 è la volta di The Dreamers – I sognatori, film che ripercorre la vita di una coppia di fratelli, tra rivoluzioni politiche e sessuali di una nella Parigi del 1968. Tra le scene più celebri del film, la corsa dei protagonisti tra le sale del Louvre. Nel 2007 riceve il Leone d’oro alla carriera al Festival di Venezia, mentre nel 2011 riceve la Palma d’oro alla carriera al Festival di Cannes.
IL FILM GIRATO NELLO STUDIO DI SANDRO CHIA
Nel 2012 Bertolucci gira Io e te, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti: la storia di un adolescente introverso e problematico che fa credere ai genitori di essere partito in gita scolastica, e invece si rifugia nella cantina di casa. Qui si scontrerà e incontrerà con la sorellastra Olivia, interpretata da Tea Falco, eroinomane alle prese con le crisi di astinenza: due emarginati che riescono a instaurare un rapporto di complicità, all’interno di quel mondo ovattato che sono riusciti a costruire all’interno della cantina domestica. Il film, in realtà, è stato girato all’interno di uno spazio speciale: lo studio romano – per la precisione a Trastevere – dell’artista Sandro Chia. “Abitavamo vicini, lui stava nella zona di Trastevere, quindi ci frequentavamo spesso, ci incontravamo per strada e andavamo a cena insieme”, racconta ad Artribune Chia. “Le conversazioni erano sempre molto vivaci, si parlava di cinema e politica. Anche se sono più giovane di lui di qualche anno, la nostra è stata una generazione rivoluzionaria, ed era questo uno degli argomenti più frequenti delle nostre conversazioni”. Sull’utilizzo del suo studio per le riprese di Io e te, Chia racconta: “Bertolucci cercava una location in cui girare il suo nuovo film, ed essendo il mio studio vicino alla sua casa e facilmente accessibile, pensammo che potesse essere il luogo adatto. Quindi gli cedetti lo studio, lui creò lì dentro un luogo completamente nuovo, infatti una volta andai a trovarlo e stentai a riconoscerlo. Era molto contento di lavorare lì, diceva che respirava un’aria creativa”.
IL RICORDO DEL TORINO FILM FESTIVAL
“Un visionario, un intellettuale, soprattutto un sognatore. Bernardo Bertolucci, dopo la rivoluzione, ha fatto il cinema come non immaginavamo più di farlo: più grande della vita, e per questo capace di restituirci tutta la vita, e la Storia, e la memoria, e il futuro, nella loro profondità. Tragedie di ideali che si frantumano, di uomini e donne che si perdono in rapporti impossibili, affreschi magnifici del nostro passato recente e bruciante, di imperatori e Buddha e ragazzi e ragazze in cerca di identità. Ragazzi e ragazze che sognano, a Parigi come altrove, la loro vita, un’altra vita, migliore. Meno di venti film in quasi cinquant’anni di carriera sono troppo pochi per uno dei più grandi registi del mondo”. Con queste parole Emanuela Martini, direttrice del Torino Film Festival, ricorda Bernardo Bertolucci. In memoria del regista scomparso, il TFF proietterà un montaggio in suo onore prima dei film in programmazione, e il prossimo 2 dicembre dedicherà a Bertolucci una giornata al Cinema Massimo 3.
– Desirée Maida
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