Presentato Torino 36, il festival di cinema che non rinuncia a nessun genere
Il 36esimo Torino Film Festival (23 novembre – 1 dicembre 2018) è alle porte e come sempre presenta un programma ghiotto. Soprattutto per goderne da spettatori. Ecco cosa accadrà
Emanuela Martina, riconfermata alla guida della manifestazione, ha presentato alla stampa un cartellone molto attento alle tematiche dell’attualità che non riguardano solo il cinema. Da sottolineare prima di ogni cosa la grandissima presenza di registe donne, ben 27 nella 36ma edizione del Torino Film Festival. Di queste 14 sono in competizione. E la prossima edizione strizza l’occhio anche al cinema italiano. In Concorso c’è Valerio Mastandrea che fa il suo esordio alla regia con Ride, ma tantissimi altri lavori italiani sono disseminati nelle altre sezioni. Tra questi da segnalare, oltre il film di chiusura del festival – Santiago, Italia di Nanni Moretti –, e Sex Story di Cristina Comencini e Roberto Moroni. Un racconto che incuriosisce sin dal suo titolo e che spazia dal codice Guala degli anni Cinquanta, che “proibiva relazioni sessuali troppo veristiche, vesti indumenti e danze immodesti che potevano sollecitare bassi istinti”, alla liberazione sessuale degli anni Settanta e ai suoi eccessi negli anni Ottanta. Sex Story racconta attraverso immagini sorprendenti della televisione pubblica una della più grandi rivoluzioni dei nostri tempi.
NOTTE HORROR E GRANDI OMAGGI
Il Torino Film Festival è magnificamente horror. Nel senso che sa creare una notte evento (seguitissima!) dedicata a questo genere. Per la 36esima edizione i titoli proposti sono: Incident in a ghostland di Pascal Laugier, Peeping Tom di Michael Powell, Piercing di Nicolas Pesce. Tre film racchiusi dentro un macro tema, “maniac”, che raccontano di bambole in carne ed ossa, di un giovane operatore che tra un set e l’altro gira il suo film sul fascino dello sguardo e della morte, e di uno spietato gioco sadomaso dove i ruoli di vittima e carnefice si ribaltano più volte. Invece l’omaggio di questa edizione del Torino Film Festival riguarda un regista simbolo anche degli ultimi decenni. Lunga vita a Ermanno Olmi! Il festival dedica una giornata a Ermanno Olmi, recentemente scomparso, ai suoi umanissimi ritratti, la sua poesia delle macchine e dei volti, i suoi scorci di paesaggi e di città, la sua lucida coscienza storica.
FINALMENTE BANKSY!
Tra le sorpresone in programma al 36esimo Torino Film Festival oltre al nuovo film di James Franco, autore amatissimo in questa manifestazione, c’è The man who stole Banksy di Marco Proserpio. Un doc che aspettavamo da tempo di vedere e in Italia. Il film ci riporta al 2007 quando l’allora misterioso artista Banksy si introduce nei territori occupati in Palestina e firma a suo modo case e muri di cinta. Non tutti i palestinesi gradiscono e qualcuno pensa di trarre vantaggio dalla situazione: uno dei murales, che raffigura un soldato israeliano che chiede i documenti a un asino, viene letteralmente asportato, dando vita a un’odissea in bilico tra il mercato d’arte e la politica internazionale. Un documentario che sembra un thriller, narrato dalla voce di Iggy Pop.
NON MANCA IL MAINSTREAM
Al Torino Film Festival non mancano i film da cinefili, quelli sperimentali o quelli pop e mainstream a cui tutti guardano con curiosità. Uno di questi è posizionati in apertura il 23 novembre sera e arriva nelle nostre sale il prossimo febbraio con Warner Bros. Si tratta di The Front Runner, tratto dal libro “All the Truth Is Out: The Week Politics Went Tabloid” del giornalista e sceneggiatore americano Matt Bai. Il film racconta la vicenda che nel 1988 vide protagonista il senatore americano Gary Hart, interpretato da Hugh Jackman. Candidato democratico alla presidenza, mentre era in piena corsa elettorale, Hart vide sfumare qualsiasi possibilità di vittoria quando trapelò sui giornali la notizia di una sua ipotetica relazione extraconiugale con la modella Donna Rice Hughes. Per la prima volta il gossip sulla vita privata dei politici occupò le prime pagine dei giornali. È un film che mostra i giorni che affossarono la carriera politica di Hart. Dall’altra parte in anteprima nazionale c’è Colette. Keira Knightley veste i panni di una delle figure femminili più rivoluzionarie del Novecento. Dal matrimonio in giovane età alle relazioni extraconiugali con uomini e donne, passando per la scrittura, il teatro, il cinema, la moda, Colette provoca, scandalizza, e arriva a rivendicare la sua arte e il suo nome (i suoi libri erano pubblicati con il nome del marito Willy, interpretato da Dominic West). Dal regista di Still Alice,Wash Westmoreland, la storia dell’emancipazione di un’icona, in un’accurata ricostruzione della sfrontata Belle Époque.
– Margherita Bordino
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