I segreti del genio. Va in onda in esclusiva su Sky Arte il documentario su Walt Disney
Dal suo primo laboratorio in garage fino a Disneyland, su Sky Arte in esclusiva il documentario sull’uomo che ha traghettato la fantasia nel mondo reale
Esercizio di Natale. Provate a immaginare la vostra infanzia senza Topolino. Poi togliete anche Bambi e Mary Poppins. Bene, adesso visualizzate Biancaneve, i tre Porcellini, Pinocchio, Peter Pan attenti ad attingere solo alla memoria dei libri. Infine cancellate i gadget dei vostri film preferiti, dimenticate il Manuale delle Giovani Marmotte e cestinate (anche su desktop) le foto scattate a Disneyland. Cosa resta dei vostri anni più anni spensierati? Chi sareste senza Walt Disney?
CHI È DISNEY
Walt Disney è stato molto più di un regista, di un creativo o un innovatore. È riuscito a connettere i nostri sogni usando la sua fantasia come denominatore comune. Potremmo persino avercela con lui, per aver direzionato in maniera così travolgente e ipnotica l’immaginario universale, se non fosse che il risultato è talmente eccelso e misterioso da meritare la devozione dovuta ai geni. Domenica 23 dicembre alle 21.15 su Sky Arte va in onda Walt Disney – I segreti del genio, un documentario che prova a disegnarne il profilo umano e professionale attraverso una serie di materiali di archivio inediti, messi a disposizione dalla Walt Disney Family Foundation. A 16 anni, in piena Grande Guerra, falsificando con l’aiuto di un amico la sua data di nascita, Walt Disney si arruolò come autista volontario di ambulanze decorando di fumetti i mezzi su cui prestava soccorso in Francia. Mentre l’Europa si faceva la guerra, dando vita a una produzione culturale in linea con la tragedia che la rase al suolo per due volte, oltreoceano gli echi dei conflitti arrivavano attutiti e i grandi spazi del fantastico aspettavano di essere scritti e illustrati dalla nascente prima industria culturale della storia. La più avvincente delle avventure di Walt Disney è difatti la sua stessa vita, origini umili e un talento che da subito compensa la mancanza di mezzi materiali. Come gli odierni baby prodigio della new economy, fonda la sua prima compagnia di animazione a vent’anni, in un garage of course, con le idee chiare sul dove arrivare e, soprattutto, sul come: innovazione del linguaggio, un occhio nostalgico rivolto al passato e l’altro attento alle novità offerte dal progresso tecnologico. Senza dimenticare l’importanza del team, rete fidelizzata attraverso cui crescere e produrre qualità in scala.
GLI ESORDI DI TOPOLINO
Al pari di tutti gli eroi, per Walt le sfide e le avversità saranno solo delle occasioni per migliorarsi: è durante un viaggio in treno che Disney, per reagire alla fregatura appena rifilatagli dalla Universal, rimpiazza Oswald The Lucky Rabbit con un nuovo personaggio, ideando nella sua carrozza di seconda classe un topo coi pantaloncini corti. Dopo essersi venduto la macchina per pagare la costosa produzione del film sul suo amato topo, nel 1928 esce Steamboat Willie, protagonista Micky Mouse. L’esperimento, oltre che un capolavoro di ironia e leggerezza in forma di disegno, è il primo cortometraggio con suoni e musica sincronizzata. La voce di Topolino è dello stesso Disney, che (le Muse furono generose con lui) era anche formidabile attore e performer, capace di interpretare tutti i ruoli dei personaggi di una storia dinanzi a un team di collaboratori attonito e divertito. Nel 1929 viene prodotto The Skeleton Dance, parte delle Silly Simphonies, altra pietra miliare dell’animazione, in cui non è difficile rivedere i videoclip di Thriller e di Around the World. E se l’intenzione di John Landis o Michel Gondry non era citare il cortometraggio Disney, questa è una prova ulteriore di come sia divenuto un archetipo dell’inconscio artistico occidentale. In maniera classica e con una grande cura per le fonti e i filmati di repertorio, il documentario ripercorre tutte le tappe fondamentali della vita artistica di Disney, con incursioni non invadenti nel suo privato, nido in cui rifugiarsi e fonte continua da cui attingere per modulare i caratteri e i sentimenti dei suoi capolavori. Biancaneve, Fantasia, Bambi, Dumbo, Pinocchio, Peter Pan, i primi film in live action, la consacrazione di Hollywood, e ancora le incursioni in tv per finanziare Disneyland, il parco a tema in cui dare la residenza ai protagonisti delle sue storie. Sì, Walt Disney è esistito davvero, e ogni tanto è bene ricordarlo, anche con un documentario.
– Mariagrazia Pontorno
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati