Al via a Torino il Divine Queer Film Festival 2019. L’intervista alla madrina Achille Schiavone
Quarta edizione per un festival gratuito e autofinanziato che ha come mission primaria quella di raccontare storie difficili in chiave ironica. Non solo questioni di genere e resistenza all’ignoranza, ma anche buon cinema come educazione e abbattimento di frontiere
Dall’1 al 3 marzo 2019 torna il Divine Queer Film Festival, giunto alla quarta edizione. Una rassegna che attraverso il cinema cerca di abbattere e contrastare tabù e paure sulle persone transessuali/transgender, con “diversabilità” e migranti, raccontando in modo ironico e positivo le storie di chi, ogni giorno, non si arrende. Anche questa è arte cinematografica e forse la più necessaria oggi nella nostra Italia. Il Divine Queer Film Festival si svolge a Torino, città di cinema, in via Baltea 3 – Laboratori di Barriera, ed è a ingresso libero e gratuito. Organizzato dall’associazione culturale Taksim, il Divine è patrocinato da Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Città di Torino, Circoscrizione 6 e Amnesty International. Taksim è una associazione nata nel 2009 dal desiderio di unire idee e competenze di persone differenti per background, con lo scopo di favorire la cooperazione per promuovere attività culturali e formative attraverso l’arte, la musica, il cinema e la poesia. Il nome, che in arabo si riferisce sia al termine spaccatura sia a una precisa tecnica di improvvisazione strumentale, oltre a riferirsi al vivace quartiere di Istanbul, coglie l’ambizioso obiettivo dell’associazione di abbattere i muri della società attraverso il linguaggio artistico, universalmente comprensibile e compatibile. A rivelarci alcune curiosità sul Divine Queer Film Festival è uno dei fondatori, Achille Schiavone.
Quale cinema viene indagato e raccontato al DQFF?
Divine Queer Film Festival (DQFF) è un festival di cinema indipendente a tematica Queer che esplora i temi fluttuanti di genere, diverse abilità e migrazione. Nasce dal desiderio di infrangere, attraverso il linguaggio cinematografico, stereotipi, pregiudizi, tabù e paure relativamente alle storie di persone transessuali/transgender, disabili e migranti. Il cinema, attraverso documentari e fiction, diventa opportunità di informazione, comunicazione e formazione su realtà troppo spesso oggetto di stereotipi e pregiudizi.
Divine ha una vocazione internazionale e propone la proiezione di film, documentari e fiction provenienti da tutto il mondo, con una sezione lungometraggi e cortometraggi. Quest’anno abbiamo voluto proporre una provocazione con la sezione “BQ – Beyond Queer”, con lavori che vanno oltre una visione queer “classica”, vedremo cosa ne penserà il nostro favoloso pubblico.
Il bilancio delle prime tre edizioni a livello di pubblico è positivo? Che tipo di risposta si ha dalla città?
Il bilancio di pubblico è molto positivo. La prima edizione fu realizzata al Blah Blah di via Po a Torino, in una sala la cui capienza era di circa 60-70 persone, raggiungendo sempre il tutto pieno. Nella terza edizione in Via Baltea 3 (Torino) si è fatto il pienone in una sala da 200 persone. Tra la prima e la terza edizione abbiamo avuto un incremento di pubblico pari a + 70% passando dai circa 300 ingressi complessivi della prima edizione ai quasi 700 ingressi complessivi nella terza edizione. La seconda edizione ha storia a sé poiché fu a Napoli, ma con una buona affluenza di sala.
Quali sono i momenti più attesi della quarta edizione?
La programmazione 2019 è molto ricca e diversificata se si tiene conto che i lavori provengono da 22 nazioni diverse che coprono tutti i continenti. Segnaliamo la serata di apertura (1 marzo ore 20.30) con una performance di parole e musica dedicata a Paolo Poli (a cui è dedicata questa edizione 2019), la presenza di registi e attori concentrati soprattutto sabato 2 marzo e le selezioni da grandi festival concentrate domenica 3 marzo. I cortometraggi in concorso, che sono di elevatissima qualità, sono concentrati nelle prime due giornate del festival (venerdì 1 marzo e sabato 2 marzo)
Un festival totalmente autofinanziato è quasi un miracolo nel nostro paese, come fate?
Il festival gode del lavoro gratuito del team di direzione, ufficio stampa, grafica e supporto alla selezione. Il pubblico molto generoso sostiene il festival con donazioni (è attualmente attiva una campagna di crowdfunding su Facebook), inoltre abbiamo alcuni sponsor che ci aiutano e un piccolo contributo della Città di Torino e Circoscrizione 6 di Torino. Va anche detto che per tutti i film è concessa la proiezione a titolo gratuito. Cerchiamo di limitare le spese ma ci sono servizi irrinunciabili quali: il lavoro dei sottotitoli, le spese SIAE, la stampa dei materiali e le spese di viaggio per gli ospiti che sono una parte fondamentale per assicurare l’elevata qualità del DQFF. Dobbiamo sicuramente migliorare questo aspetto per poter riconoscere il lavoro di tutte le persone che partecipano alla favolosa riuscita di DQFF.
Riguardo alla locandina… Chi l’ha pensata e creata, e come mai la scelta di questi due colori in particolare?
L’idea nasce dal team di direzione Artistica (Achille, Murat e Sandeh) rispetto al personaggio a cui dedicare DQFF2019. E Anita, la nostra grafica favolosa, ha saputo sviluppare la nostra idea reperendo foto che potessero richiamare alla favolosità di Paolo Poli. I colori sono ispirati alla bandiera per i diritti delle persone trans. Tutta la produzione grafica è frutto dell’intenso scambio e co-progettazione condivisa fra Anita e la direzione artistica.
– Margherita Bordino
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