Essere registe e donne nere. Il collettivo New Negress Film Society
Dal 2013 la New Negress Film Society porta avanti la filosofia de “l’unione fa la forza” e la differenza. Con il loro lavoro mostrano una sfumatura del cinema non propriamente felice: l’emarginazione delle donne nere.
La New Negress Film Society è un collettivo formato da registe donne nere, la cui priorità è fare comunità attraverso il cinema e l’arte con il fine di sensibilizzare il settore cinematografico, e non solo, a essere più aperto. Lo scopo della loro arte, del loro pensiero politico segue un processo ben preciso. La New Negress Film Society riconosce l’importanza della forza di squadra, collettiva per gli artisti marginalizzati nell’industria cinematografica. Al centro della loro attività film, mostre, convegni.
Come, quando e perché nasce la New Negress Film Society?
Nel maggio del 2013 la regista Kumi James ha organizzato una proiezione dal titolo I Am A Negress of Noteworthy Talent, incentrata sul lavoro delle cineaste nere a Brooklyn Fireproof, NY. Dopo il successo dell’evento, in sala riservata, James ha convocato le registe Nevline Nnaji, Nuotama Bodomo e Ja’Tovia Gary per formare il New Negress Film Society Collective. Era il giugno 2013.
Dal 2013 a oggi cosa è cambiato e com’è cresciuto il vostro collettivo?
Continuiamo a proiettare il lavoro collettivamente e a conversare in istituzioni e festival come l’Hammer Museum, l’Anthology Film Archives, il Brooklyn Museum, l’Institute of Contemporary Art (ICA) Richmond, l’Ann Arbor Film Festival, Layered Gaze Film Festival e l’Afrikana Independent Film Festival ‒ solo per citarne alcuni. Il collettivo è anche impegnato a presentare film e creare spazio per altre registe donne di colore. A marzo, abbiamo organizzato la nostra prima conferenza annuale di film per donne nere (tutto esaurito!) in collaborazione con il MoMA PS1. In quella occasione abbiamo presentato lavori dei registi Cauleen Smith, Gessica Geneus, Tchaiko Omawale, Nikyatu, Shirley Bruno, Adepero Oduye e Keisha Rae Witherspoon.
Vi definite “femministe nei contenuti e sperimentali nella forma”. Mi spiegate meglio?
Ci sono stati diversi cambiamenti nel corso degli anni, i membri del collettivo creano lavori che vanno dal film sperimentale alla narrativa al documentario. Tutti i nostri contenuti, però, utilizzano una lente femminista attraverso le esperienze vissute dalle donne nere.
Secondo voi l’arte deve essere politicamente corretta o politicamente scorretta?
L’arte deve essere semplicemente onesta.
In quale regista contemporaneo vi riconoscete maggiormente?
Ci sono diversi cineasti di cui onoriamo e riconosciamo il lavoro collettivo: Kathleen Collins, Julie Dash, Cauleen Smith, Camille Bishops – solo per citarne alcuni.
Per le registe donne e nere, il cinema come si presenta? È un mondo ancora più ristretto?
Il cinema commerciale tradizionale è sempre stato uno spazio ostile ed emarginante per le registe nere. Ci sono sfide e ostacoli sistemici in ogni fase del processo di produzione cinematografica. Ma a volte in tanti vedono il mondo molto più grande quando si tratta di registe di colore. Ad esempio, il cinema d’autore / cinema internazionalista africano contemporaneo comprende la maggioranza delle donne registe (come Rungano Nyoni, Wanuri Kahiu, Akosua Adoma Owusu). Più comprendiamo quali tipi di successo non ci sono disponibili, più vediamo le donne nere che si dividono per fare film. Questo mondo è grande.
In questo momento a cosa state lavorando?
Tra i sei membri stiamo lavorando su due funzioni narrative, un film documentario, un documentario breve e una serie TV drammatica. Stiamo raccogliendo fondi per continuare a offrire e organizzare tavole rotonde, convegni e ci stiamo preparando per la conferenza del prossimo anno.
‒ Margherita Bordino
https://newnegressfilmsociety.com/
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