È morto Franco Zeffirelli, pilastro della regia cinematografica italiana e scenografia teatrale
Ci lascia un regista “classico”, simbolo del nostro periodo dell’oro. Tra i suoi film passati alla storia ci sono Romeo e Giulietta, Fratello Sole, Sorella Luna, Amleto, Jane Eyre.
Il Maestro Franco Zeffirelli (Firenze, 1923 – Roma 2019) è scomparso a 96 anni a seguito di una malattia che lo affliggeva. Al suo fianco, nella casa romana sulla via Appia, i figli Pippo e Luciano e l’amata Dolly, la sua Jack Russell. Una lunga vita nel cinema e nell’arte. A lui il merito di una italianità straordinaria conosciuta e riconosciuta anche all’estero per il suo cinema fine e raffinato che ha fatto discutere ma ha anche scalato nel migliore dei modi i botteghini mondiali. Scenografia e costumi, storie e linguaggi, oggi si chiude un capitolo cinematografico molto importante. Ci lascia un regista “classico”, simbolo del nostro periodo dell’oro. Luchino Visconti era il suo mentore. Zeffirelli, un artista che ha creato qualche polemica e che non si estraniava dal dire la sua. I film di Zeffirelli che tutti devono conoscere sono sicuramente Romeo e Giulietta, Fratello Sole, Sorella Luna, Amleto, Jane Eyre. Due anni fa aveva espresso il suo ultimo desiderio, portando al Complesso San Firenze, nella sua città natale, il suo archivio (ve ne avevamo parlato qui), contenente centinaia di pagine di appunti, migliaia di fotografie, schizzi, disegni e bozzetti e audiovisivi. Il suo lascito al mondo.
FRANCO ZEFFIRELLI: GLI ESORDI
Era nato da una famiglia di mercanti di stoffe inglesi ed era cresciuto con gli insegnamenti del teatro shakespeariano e dell’arte dei grandi Maestri del passato che avevano presto segnato il suo immaginario. Dopo gli anni passati al Liceo Artistico del Convento di San Marco, all’Accademia di Belle Arti e alla Facoltà di Architettura dove si era laureato, si era unito ai partigiani durante la guerra, per poi passare alla collaborazione con Radio Firenze e alle giovanili esperienze di attore al Teatro universitario di via Laura, diretto da Flavia Farina Cini. Tra le sue esperienze giovanili si annoverano le sperimentazioni con la Compagnia teatrale Il Carro dell’Orsa Minore di Alessandro Brissoni e con l’Accademia Chigiana di Siena come scenografo e costumista. In quegli anni, grazie all’incontro con Luchino Visconti di cui sarà assistente alla regia, si trasferisce a Roma, conoscendo grandi figure del teatro e dell’arte come Salvador Dalì.
FRANCO ZEFFIRELLI: LA MATURITÀ
Dagli anni Cinquanta, Zeffirelli è impegnato, prima come pittore-scenografo e costumista poi anche come regista, nell’allestimento di opere in musica del Settecento e dell’Ottocento nei teatri di Milano, Genova, Napoli, Palermo. Tra le opere ricordiamo l’Italiana in Algeri (1953), La Cenerentola (1954) e Il Turco in Italia di Gioacchino Rossini (1955), interpretato da Maria Callas, con la quale esordisce oltreoceano nell’innovativa messinscena di La traviata (Dallas, Civic Opera House 1958). Insieme alla sua Musa prediletta, realizzerà nel 1964 le edizioni di Tosca e Norma (Londra, Royal Opera House; Parigi, Opéra de Paris), dedicandole nel 2002 il film Callas Forever. Da allora la sua parabola artistica ha conosciuto un crescendo sui più grandi palcoscenici del mondo, parallelamente alla fama di regista italiano più acclamato del panorama artistico internazionale. Ha scritto pagine fondamentali della storia dello spettacolo tra gli anni ’60 e gli anni ’80 con le sue Bohème, Aide e Traviate alla Scala e al Metropolitan Opera House di New York.
FRANCO ZEFFIRELLI: RICONOSCIMENTI
Nella sua lunga storia di successi, ha intessuto rapporti affettivi e professionali con personaggi rimasti nella storia del teatro, tra cantanti e direttori di orchestra, come Giulietta Simionato, a Mirella Freni, Graziella Sciutti, Grace Bumbry e Leyla Gencer, da Giuseppe Di Stefano a Gianni Raimondi, Franco Corelli, Plácido Domingo, José Carreras e Luciano Pavarotti, Leonard Bernstein e Carlos Kleiber. Nel 2004 arriva il riconoscimento a Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico, conferitogli dalla regina Elisabetta II d’Inghilterra per le sue messinscene della drammaturgia shakesperiana, come La bisbetica domata con Richard Burton ed Elizabeth Taylor (1967) e Romeo e Giulietta, protagonisti i giovani Leonard Whiting e Olivia Hussey (1968) – a metà strada tra cinema e teatro, e Amleto, con Mel Gibson e Glenn Close (1990). Capace di passare con grande facilità dal cinema al teatro, alla TV, ha ricevuto ben cinque David di Donatello, due Nastri d’argento e ben 14 candidature dei suoi film agli Oscar.
-Giulia Ronchi
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