ROMA FF14. Martin Scorsese e il suo film tra amici, The Irishman
L’appuntamento più atteso della Festa del Cinema, o forse del direttore artistico Antonio Monda: l’arrivo di Martin Scorsese e il suo The Irishman. È un film che ancora prima di essere in sala e su Netflix (dal 27 novembre) è già un cult del cinema contemporaneo. Una storia che riflette sul tempo e sulla vita che finisce per tutti
“Io e Robert De Niro abbiamo scelto di fare un altro film insieme. Abbiamo cercato negli anni un personaggio, una storia per lavorare insieme. Poi Lui ha ricevuto il libro – ‘L’irlandese’. Ho ucciso Jimmy Hoffa scritto da Charles Brandt –, mi ha raccontato la storia e si è commosso, l’ho sentito coinvolto. Ho sentito dalla sua reazione al personaggio che potevamo fare qualcosa di più, scavare ancora più a fondo. Abbiamo cercato temi come il tempo, la mortalità, il senso di colpa. Dalla nostra avevamo il passare del tempo e la nostra età”. Ecco come tutto è cominciato, direttamente dalle parole del regista Martin Scorsese. È lui il protagonista assoluto della quinta giornata della 14esima Festa del Cinema di Roma. Lui insieme al suo The Irishman, un film che ha bramato per diverso tempo e che in tanti hanno rifiutato, fin quando Netflix ha aperto le porte al “piccolo grande” Scorsese e gli ha permesso di continuare a sognare con il cinema e di farlo in grande.
LA CRIMINITALITÀ VISTA DA SCORSESE
Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci. Tre nomi che fanno sempre la differenza e che Martin Scorsese unisce sotto il segno del suo film “testamento”. The Irishman è un racconto epico sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra. Un film di ben 210 minuti raccontato attraverso gli occhi del veterano Frank Sheeran, imbroglione e sicario di professione. La storia segue uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, e guida lo spettatore attraverso i segreti del crimine organizzato, del potere vero. È qui che Scorsese mostra i meccanismi interni del sistema mafioso che da sempre affascinano e creano rivalità con la cosiddetta politica tradizionale.
MORALITÀ E IMMORALITÀ
Se vi chiedete se il regista abbia pensato a un messaggio attuale, qui la risposta: “un film non deve essere ambientato in un contesto contemporaneo per essere contemporaneo. I conflitti morali, l’esperienza umana sono sempre attuali. Alcuni aspetti possono parlare alle persone, come la sua moralità e immoralità. Una volta che ho letto la sceneggiatura e ho visto la reazione di De Niro mi sono detto ‘so come fare il film’, in modo nudo e senza spiegare tutto”, racconta Martin Scorsese. “Il suo personaggio sa alcune cose ma sa non tutto, è un essere mortale come tutti noi. È la prima volta invece che lavoro con Al Pacino, volevamo fare tempo fa un film su Modigliani ma non ci siamo mai riusciti. De Niro lo ha coinvolto inizialmente nel progetto. Il loro rapporto è reale in questo film. Lo è tra i loro personaggi ma anche nella vita”.
MALINCONIA E RELIGIONE, GANGSTER?
“C’è assolutamente un aspetto religioso, stiamo parlando della condizione umana. Che si creda o meno. Quanto alla malinconia, sì c’è, ma è un agio. Frank ha tagliato i ponti con la sua famiglia ma è una cosa che appartiene al passato, a cui ha fatto l’abitudine. La malinconia è la condizione di rassegnazione che per tutti arriva la morte”. Da queste parole si potrebbe pensare a un Martin Scorsese nostalgico degli anni passati, ma al tempo stesso anche a un uomo fortemente concentrato nel presente e curioso di qualsiasi cosa sarà. E a tutti coloro che sperano di trovare più sfumature di criminalità in The Irishman, lo stesso Scorsese dice: “non c’era il bisogno di esaltare il personaggio del criminale. Tutto è passato, sono state commesse diverse azioni anche se negative. Nel film non abbiamo mai pensato a rendere spettacolare la storia. Lo spettacolo era già dentro”. È come dire “no, non è un film su buoni o cattivi!”. È un film che parla di uomini che hanno fatto delle scelte, che ormai sono andate, tramontate e che conducono la loro vita verso la fine ripensando in modo rassegnato a quanto fatto ma con tutta la naturalezza del caso.
I FILM DEVONO ESSERE FATTI
“Volevo fare un film con i miei amici e Netflix ci ha dato il finanziamento che Hollywood non ci avrebbe dato, oltre che tutto il tempo per girare in completa libertà artistica”. Sicuramente qualcuno ricorda il commento di qualche anno fa di disapprovazione da parte del regista nei confronti della piattaforma online. Con grande sorpresa Scorsese si è ravveduto e dal palco della Festa del Cinema ha ben spiegato la sua posizione. Il tempo passa, la tecnologia è cambiata ed è in continua evoluzione, per cui i film si vedono ovunque. “Per vedere un film sullo schermo però quel film deve essere fatto”, aggiunge. “Il problema è che i film che ho avuto la fortuna di fare non si possono fare più. Le possibilità del cinema ora sono infinite. Questo mio film sarà in sala e dopo 4 settimane anche online, prima questo non era possibile. Io spero che i cinema continuino a sostenere film di narrazione e che questi film abbiamo sempre delle sale che li accolgano. Oggi purtroppo le sale cercano film che sembrano dei parchi gioco”. Un chiaro riferimento all’universo Marvel e di comic che in sala riesce ad avere un successo enorme, anche con il minimo sforzo comunicativo.
– Margherita Bordino
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