Torna il festival Artecinema a Napoli. L’intervista alla curatrice Laura Trisorio
L’arte contemporanea e il cinema si uniscono ancora una volta a Napoli in un festival di successo. Ne parliamo con la curatrice Laura Trisorio.
Torna a Napoli il Festival internazionale di film sull’arte contemporanea, un appuntamento immersivo, con le sue ben 30 proiezioni, che si svolge dal 9 al 13 ottobre. Visioni gratuite, la bellezza del San Carlo e dell’Augusteo, le proiezioni in carceri e scuole: ecco alcuni tips dal programma. La manifestazione offre un’opportunità per indagare i diversi modi di creare, i mezzi e le tecniche usati, per mostrare l’arte come motore sovratemporale. Il cartellone di documentari è articolato, con proiezioni in lingua originale e traduzioni simultanee in cuffia. Gli esiti formali sono diversi e le possibilità in campo sono divise in tre sezioni: Arte e dintorni, Architettura, Fotografia. All’interno première di lungometraggi e corti, discussioni con registi e artisti. Laura Trisorio traccia bilanci, sfide e must watch di questo nuovo Artecinema…
Arte contemporanea e cultura di massa, che spesso corrono su strade parallele, qui godono di una pace continuata: anno ventiquattro e spettatori in aumento costante. Quali sono le differenze con le edizioni passate e quali gli appuntamenti da non perdere quest’anno?
Lo spirito di Artecinema è da sempre lo stesso, lo considero un dono alla città. Il festival vuole diffondere l’arte contemporanea attraverso il cinema documentario, un mezzo straordinario per approfondire la poetica degli artisti e scoprire aspetti intimi del loro lavoro che difficilmente si conoscono. Quest’anno la serata inaugurale al Teatro San Carlo sarà dedicata a tre artisti di grande forza: Carlo Alfano, Ai Weiwei e Cy Twombly del quale sarà presentata la prima monografia mai realizzata. Il festival prosegue poi al Teatro Augusteo con ingresso gratuito, toccando i temi più svariati e mostrando un ampio spaccato dell’attuale panorama artistico internazionale.
Nella serata inaugurale sarà proiettato, in anteprima mondiale, Carlo Alfano: tra l’io e l’altro di Matteo Frittelli, realizzato da Artecinema in collaborazione con l’archivio Alfano. Quali sono stati i passi per la realizzazione del documentario e quali le aspettative per la distribuzione?
Da anni avevo il desiderio di dedicare un film a Carlo Alfano e la mostra tenutasi al Mart di Rovereto nel novembre 2017 è stata lo spunto per dare avvio a quest’avventura. Conoscendo e apprezzando il lavoro di Matteo Frittelli, già presente in altre edizioni del festival, ho ritenuto fosse la persona giusta per il progetto. Sono molto soddisfatta del risultato e ci ripromettiamo di proporlo nei festival all’estero per diffondere il più possibile il lavoro di questo artista straordinario, scomparso prematuramente nel 1990.
Tanti i film e i cortometraggi per la prima volta su schermi italiani. Uno, James Turrell. Heaven on Earth è del 2013, gli altri tutti di recente uscita. Come si è svolta la selezione?
La maggior parte dei documentari presentati ad Artecinema non ha diffusione nei circuiti commerciali tradizionali; sono filmati di altissima qualità e interesse culturale, poco conosciuti e difficilmente accessibili, che ricerco in ogni parte del mondo attraverso relazioni dirette con i registi, le case di produzione, gli artisti. Quando seleziono un documentario, guardo per prima cosa la qualità dell’arte e poi il modo in cui il regista l’ha interpretata. Il film che scelgo, è quello che mi fa amare l’artista, che me lo fa scoprire come una rivelazione, che me lo sa raccontare con lealtà e rispetto. I documentari che mostriamo sono quasi tutti di recentissima produzione ma questa non è l’unica prerogativa.
Le proiezioni gratuite sottintendono riflessioni profonde sul ruolo che la creatività, l’arte e il cinema sono chiamate a rivestire nella società odierna. L’obiettivo di stimolare il processo partecipativo è sempre più visto nelle dinamiche culturali come una scelta imprescindibile, etica: qual è il bilancio dopo anni di visioni a costo zero per il pubblico?
Ogni anno partecipano al festival migliaia di spettatori provenienti da tutto il territorio nazionale e dall’estero. Il pubblico è estremamente eterogeneo, appassionati di cinema e d’arte, registi, produttori, docenti, architetti, fotografi, professionisti del settore ma anche non addetti ai lavori che si avvicinano all’arte per la prima volta. Il festival si propone come serbatoio di valori per stimolare soprattutto i giovani a far parte di un progetto più ampio che vede l’arte come motore di cambiamento, di crescita e di libertà.
È evidente, sia nel programma del festival che nella rinnovata scelta di proiezioni in scuole e carceri, la riflessione sull’impatto sociale dell’arte. In che modo è stata affrontata quest’anno la sfida di portare cultura fuori dai temi e dai luoghi convenzionali di fruizione?
L’impegno nel sociale è un aspetto a cui tengo particolarmente. Il festival ha consolidato negli anni il proprio impegno in tal senso. Anche quest’anno, oltre alle consuete proiezioni presso il Teatro San Carlo e il Teatro Augusteo, sono previste proiezioni per i giovani detenuti presso il Carcere minorile di Nisida. Il contatto con questi ragazzi è ogni volta un’esperienza emotivamente tra le più toccanti e coinvolgenti, per la loro partecipazione e l’entusiasmo con cui ci accolgono.
Non sorprende vedere Napoli al centro della scena. Crede che la strada delle sinergie, come quella tracciata per Jan Fabre con il progetto che ha coinvolto Museo e Real Bosco di Capodimonte, la chiesa del Pio Monte della Misericordia, il Museo Madre e la galleria Studio Trisorio, sia quella giusta per un’ulteriore, partecipata e più diffusa percezione dell’arte contemporanea?
Viaggio spesso e mi sento di poter affermare che Napoli è una delle città più vive sotto ogni aspetto. Credo fermamente che fare sinergia sia l’unica strada possibile per realizzare progetti importanti.
–Raffaele Orlando
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