I 10 film da rivedere a Natale. Ecco quali sono gli evergreen
I classici da rivedere e riscoprire sotto l’albero, per un Natale cinefilo e cinematografico dal gusto evergreen e favolistico.
Come ogni anno a Natale, tra le tante abitudini, ce n’è una che proprio non può mancare: riguardare quei classici che hanno segnato gran parte della nostra infanzia. Ma, questo articolo, non vuole essere l’ennesima guida cinematografica su come affrontare le feste, ma un modo alternativo di approfondire, nel periodo più sentito dell’anno, temi di immediata attualità. Ci sono film che fanno riflettere su verità scomode, a volte spaventose, tipiche di un mondo in rapido cambiamento; altri che spiegano le cose in modo semplice ma efficacie; e altri ancora che intraprendono un intenso viaggio di ricerca interiore. Qui i nostri 10 titoli.
–Luigi Affabile
TAXI DRIVER
Nonché la solitudine esistenziale. Martin Scorsese con Taxi Driver realizza un classico indiscusso del cinema americano. Una storia rivoluzionaria, in cui follia, amore, odio e violenza si fondono euforicamente nel volto del sociopatico omicida Travis Bickle, interpretato da un magistrale Robert De Niro. Questa figura, ex marine reduce del Vietnam, cerca in modo disperato un contatto con il mondo esterno: dall’affascinante Betsy alla giovane prostituta Iris fino ai tassisti della Grande Mela. Travis, dopotutto, malgrado le sue contraddizioni, ha solo il tenero bisogno di colmare un vuoto di emozioni e di partecipazione alla vita pubblica, come dimostrano – se ce ne fosse bisogno – i suoi stessi pensieri: “in ogni strada di questo paese c’è un nessuno che sogna di diventare qualcuno. È un uomo dimenticato e solitario che deve disperatamente provare di essere vivo”.
LADRI DI BICICLETTE
Un atto di denuncia su un Paese che cerca di superare il dopoguerra. Prodotto e diretto da Vittorio De Sica, Ladri di biciclette è indubbiamente una delle opere più rappresentative del neorealismo cinematografico italiano. Un film che riflette sulla dignità perduta, sulla sopravvivenza e su un periodo di forte transizione, in bilico tra gli spettri del passato e la necessità di guardare al futuro con speranza. La storia di Antonio Ricci, un disoccupato che trova un lavoro come attacchino municipale, e di suo figlio Bruno, consente allo spettatore la possibilità di rispecchiarsi nei protagonisti, e dunque di interrogarsi sul sistema sociale dell’epoca e sul delicato rapporto padre-figlio.
IN THE MOOD FOR LOVE
La poetica dell’amore irrealizzabile, quello più crudele, ma anche il più puro. In questo passionale manifesto del cinema di Wong Kar-wai, il tema del desiderio è celato dietro a un raffinato agglomerato di malinconia. L’intento del regista, infatti, è quello di mostrare la solitudine che aleggia sulle vite dei protagonisti Chow e Su, entrambi sposati (i rispettivi coniugi sono amanti). La claustrofobica relazione segreta che i due intraprendono a loro volta non è altro che un racconto pirandelliano in cui non esistono vinti e vincitori, ma solo vittime del più grande ed incorruttibile giudice: il tempo.
QUALCUNO VOLO’ SUL NIDO DEL CUCULO
La follia delle volte è l’unico strumento di libertà. Qualcuno volò sul nido del cuculo di Miloš Forman è un film capace di mettere insieme il sovvertimento delle regole e la trasgressione, l’esserci esistenziale e il suicidio, l’infermità mentale e la morte. Randle Patrick McMurphy è un piccolo delinquente che viene rinchiuso nell’Ospedale Psichiatrico di Stato di Salem, in Oregon. Nella struttura, oltre a stringere amicizia con gli altri degenti, in particolare con il balbuziente Billy e il nativo americano Bromden, tenta in tutti i modi di rovesciare gli schemi repressivi dell’istituzione. Un’opera struggente e indimenticabile, il cui senso più intenso è racchiuso nell’ultima sequenza della pellicola.
C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA
Amicizia, nostalgia e amore: in poche parole, la vita in un film. Nel 1984, Sergio Leone con Robert De Niro, porta sullo schermo un lungometraggio destinato a cambiare e a influenzare la storia della settima arte. C’era una volta in America, suddiviso in più linee temporali, è il ritratto di un sentimento toccante. Siamo in un’America in cui gli immigrati credono ancora nel sogno americano, un’America violenta, cruda, insofferente. In questo contesto si muove il ricordo del protagonista, David “Noodles” Aaronson, un gangster ormai sulla via del tramonto che ripercorre la storia della sua vita, nel tentativo di non lasciarsi sopraffare dal ricordo dei primi amori, dalle amarezze, dalle delusioni, dai rimpianti. Degne di nota, le musiche di Ennio Morricone, spesso vere protagoniste di questo viaggio.
LEI
Una storia visionaria su un futuro non così lontano dal nostro. Lei è un film che stimola a meditare, soprattutto per il tono umile del suo linguaggio, per i colori sgargianti, per le luci e le strade di una Los Angeles stranamente malinconica. Theodore è un uomo depresso di mezza età che, reduce da un matrimonio fallito, si innamora di un sistema operativo: una voce non umana di nome Samantha. Quella descritta da Spike Jonze è una società distopica, in cui le relazioni vacillano e i sentimenti sono riproducibili. Ma quello che lascia sgomenti, è che il mondo di Lei, non certo il migliore dei mondi possibili, assomiglia maledettamente alla nostra quotidianità.
GIOVENTU’ BRUCIATA
Il drammatico passaggio all’età adulta. Gioventù bruciata è un cult senza tempo, un film che denuncia la situazione sociologica dei giovani e la mentalità borghese dell’epoca. Sullo sfondo della storia c’è la gioventù americana degli anni ’50, nonché un percorso di formazione delicato e sofferto. Il diciassettenne Jim Stark, interpretato dall’iconico James Dean, ha un carattere instabile: litiga con il padre, viene arrestato per ubriachezza, fa a botte con tutti, si innamora di Judy, la sua vicina di casa. Una parabola sull’ottica adulta moralista e sul rifiuto dei giovani di accettare il sistema politico, economico e sociale.
QUARTO POTERE
Le ambiguità del sogno americano e dell’informazione. Scritto, diretto e interpretato da Orson Welles, tra l’altro, per molti critici e addetti ai lavori, giudicato il miglior film statunitense di sempre; Quarto potere racconta l’ascesa e l’inevitabile declino di Charles Foster Kane, magnate dell’editoria. È la storia di un uomo pieno di sé, egoista, spietato, ma terribilmente solo: “Credo che in fondo fosse dotato di una certa dose di grandezza, ma se la teneva per sé. Non dava confidenza a nessuno, non dava niente a nessuno, agli altri lasciava… la mancia”.
GOOD BYE, LENIN!
La forza dell’immaginazione e uno spunto di riflessione sui muri di ieri e di oggi. Good Bye, Lenin! racconta le vicende di una famiglia della Germania dell’Est prima e dopo la caduta del Muro. Christiane, madre di famiglia e sostenitrice del partito socialista, quando vede il figlio Alex pestato dalla polizia durante una manifestazione, viene colpita da un infarto ed entra in coma. Si infittisce qui la trama, si intrecciano tematiche diverse e complementari. Quello che apparentemente sembra un dramma come un altro, si trasforma al tempo stesso in un’incredibile occasione di rinascita umana e politica.
A SINGLE MAN
Una vera lezione su come sia difficile rapportarsi con il mondo esterno. Tom Ford fa in modo che la sua opera sia potente nel suo significato o nei suoi possibili significati. A single man è un film accorto, gentile, elegante. Gli eventi che accadono a George, un professore inglese che insegna in California, risultano incomprensibili, a volte perfino ingiusti e crudeli. La sua vita è asettica, priva di emozionalità: una mattina si reca all’Università per dare la sua ultima lezione, si lucida le scarpe, ascolta musica classica e si abbandona al dolore per la perdita del compagno Jim. La poetica dei suoi pensieri offrono una riflessione su tematiche complesse, come lo stesso regista conferma: “È un racconto universale su cosa significa affrontare l’isolamento che proviamo tutti, e sull’importanza di vivere nel presente e comprendere che le piccole cose della vita sono in realtà le grandi cose della vita”.
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