Le migliori serie tv del 2019
Da Sex Education a Watchmen, da Chernobyl a The Crown 3. Le migliori serie televisive dell’anno, quelle che hanno tenuto lo spettatore incollato davanti la Tv o lo schermo di un computer, e molte sono nuove uscite.
È sempre più difficile tracciale le migliori serie tv dell’anno. L’offerta aumenta di stagione in stagione e con la nascita di tutte le varie piattaforme streaming è quasi impossibile stare dietro a tutte le nuove uscite. Di certo alcune fanno parlare di loro senza doverle scovare, ma è pur vero che tante serie tv, e bellissime, negli ultimi anni finiscono con il restare nascoste, soprattutto quelle provenienti dal sud est asiatico. Il 2019 è stato senza dubbio l’anno delle grandi conferme, The Crown e Stranger Things sono due esempi lampanti, ma hanno debuttato anche nuovi capolavori seriali, come Chernobyl o Watchmen. E pensare che fino a poco più di un decennio fa per una puntata di un telefilm – così si chiamavano – si aspettava per una settimana, oggi invece c’è chi guarda l’intera stagione di una serie tv in una notte o pratica il binge watching. Abbiamo sempre più fame di serie tv, è un dato di fatto, e per questo motivo la top ten riguardo le migliori serie del 2019 include almeno uno di quei titoli che ha tenuto ognuno di noi incollato davanti lo schermo. E se solo Disney+ fosse già disponibile in Italia, non resterebbe esclusa tra le migliori dieci serie dell’anno il discusso e atteso Mandalorian.
– Margherita Bordino
THE CROWN 3
Tutti pazzi per The Crown 3 anche se la famiglia Reale non sarebbe dello stesso avviso. The Crown 3 è la conferma che la sceneggiatura ben scritta e dal giusto ritmo e tensione più affascinare anche chi non è minimamente interessato a serie tv o racconti che hanno a che fare con la storia, quella con S maiuscola. The Crown 3 è la stagione di passaggio nella serie tv che racconta la Regina Elisabetta II e il resto della famiglia reale. Per quanti temevano che senza l’austerità e la compostezza di Claire Foy la serie potesse perdere qualcosa, c’ha pensato Olivia Colman a togliere ogni dubbio. Perfetta, regina di interpretazione. Basta guardarla per comprendere il grande rispetto e professionalità che ha impiegato nell’interpretare questo personaggio. Forse uno dei personaggi più complessi dell’epoca contemporanea. The Crown 3 è un gioiello della serie tv, e anche di Netflix. Una serie che permette di comprendere le dinamiche di una famiglia illustre, le difficoltà di essere madre, moglie e regina, e il peso di una monarchia quasi controcorrente con il presente. Il momento che tutti ricorderanno di questa stagione? La lacrima che scende sul viso fermo della regina in seguito alla tragedia di Aberfan del 1966 quando il crollo catastrofico di una punta di una miniera di carbone si riversò anche su una scuola elementare.
WATCHMEN
Dal capolavoro di Alan Moore del 1986 una delle serie più seguite del 2019. Alan Moore con Watchmen aveva deciso che i supereroi avrebbero dovuto somigliare al tempo in cui vivevano, dovevano riflettere tutte le contraddizioni con il potere, con lo scenario geopolitico. Il suo era un capovolgimento del supereroe. La serie targata HBO e ideata da Damon Lindelof, lo stesso di Lost e Prometheus, è invece una sorta di capovolgimento dell’idea di Moore. È una serie che si serve di alcuni personaggi iconici per essere ancora più attuale con il 2019. La serie non coglie l’eredità del fumetto ma crea un’altra tradizione. Il conflitto viene dunque spostato da quello tra Usa e Unione Sovietica a quello etnico, interno alla comunità civile e politica statunitense. Watchmen potrebbe quasi essere vista come un esperimento della serialità e la prima stagione mostra di avere un’ambizione esemplare che non dispiace affatto. E sul finale raggiunge il momento più bello, ovvero quando è messa in scena la riflessione sulla fallibilità della natura umana. La seconda stagione potrebbe essere ancora più promettente e distante dall’originale fumetto di Moore.
STRANGER THINGS 3
I bambini di Hawkins hanno conquistato il mondo e ora sono cresciuti, sono adolescenti. Stranger Thing 3 consegna al pubblico dei ragazzi coscienti e responsabili che ancora una volta dovranno cavarsela contro il terribile demone. È l’estate del 1985, nei giorni che precedono la Festa dell’Indipendenza, e mentre tutti cercano di godersi i mesi più caldi, la minaccia ritenuta sigillata nel Sottosopra è rimasta in qualche modo bloccata a Hawkins, intenzionata a cercare vendetta. La terza stagione di Stranger Things è la migliore della serie. Gli anni ‘80 sono ancora più vivi, l’horror si impossessa della sceneggiatura, senza però rinunciare al romanticismo e alla goffaggine che contraddistingue i protagonisti. Sì, possiamo dirlo: Stranger Things è già una serie culto. E qui cita anche alcuni cult cinematografici che ogni cinefilo avrà visto, come La notte dei morti viventi, Terminator, Shining, La cosa. In più è una stagione incredibilmente al femminile: Eleven (Milly Bobby Brown) mantiene la sua centralità nel racconto e impara a essere figlia; Joyce (Winona Ryder) regala momenti di buffa e impagabile nostalgia; Nancy (Natalia Dyer) fatica a farsi rispettare nel giornale locale dove lavora e subisce angherie di ogni tipo; Robin (Maya Hawke), nuovo personaggio, è brillante e fondamentale per questa stagione, oltre che vera sorpresa.
CHERNOBYL
Chernobyl è forse la serie tv che ha tenuto gli spettatori con il fiato sul collo. Una serie che ricostruisce l’esplosione radioattiva dell’aprile 1986, ne ripercorre le prime conseguenze e tra ricostruzione storica e qualche piccola libertà esercita una psicologia disarmante sui personaggi e su chi li guarda. La sola parola Chernobyl provoca un brivido in tutti noi, specialmente se europei. Un disastro che ha scosso l’Ucraina ma anche il resto degli stati. Una tragedia iniziata da lì e purtroppo proseguita. È giustissimo usare la serie tv per raccontare questi terribili avvenimenti, ancora più giusto che tanto recenti ma non troppo per essere sui libri di scuola. È qui che la serie tv svolge il compito più alto, informare e raccontare. Abiti, oggetti di design, luci e tante altre espressioni estetiche. Chernobyl è una serie costruita con minuziosi dettagli che rendono vicinissima la cultura sovietica di circa 30 anni fa. “Non sapevo come mai fosse successo e pensavo a questo inesplicabile vuoto nella mia conoscenza”, ha detto il creatore Mazin in una passata intervista e a proposito di come è nata l’idea per la serie: “Ho iniziato a leggere a riguardo e ciò che ho scoperto è che, oltre al fascino della storia dell’esplosione, ciò che mi colpiva veramente erano le storie incredibili degli esseri umani che l’hanno vissuta, che hanno sofferto e si sono sacrificati per salvare le persone care, i connazionali, l’intero continente”.
ORANGE IS THE NEW BLACK – STAGIONE FINALE
Sei anni di grandissimo successo per le ragazzacce di Orange is the new black. Il destino di Piper, Alex, Red, Suzanne, Taystee e delle altre è parte importantissima della storia della serialità di questo decennio. Si tratta di una delle primissime serie al femminile che ha soddisfatto i gusti di pubblico e critica. Orange is the new black ha avuto il coraggio e l’ambizione di dare spazio a figure femminili di ogni tipo e di portarci all’interno di un carcere, quello di Litchfield. Qui ha fatto conoscere al mondo tantissime minoranze: donne di colore, ispaniche, asiatiche, trans, lesbiche, anziane, sovrappeso, malate di mente, ex spie sovietiche. Questa serie ha messo sotto i riflettori quelle minoranze che fanno parte del mondo, degli USA in particolare, e che Hollywood e il sistema cinematografico per troppo tempo hanno voluto tenere lontano da piccolo e grande schermo. La settima stagione è quella conclusiva, che avrebbe potuto lasciare l’amaro in bocca e invece… Sono riusciti a creare un finale di serie – lungo oltre 13 ore – in cui sono tirate le somme di tutte le decine di storyline iniziate negli anni e nelle stagioni precedenti, aggiungendo anche nuovi temi esplosivi. Orange is the new black è forse la prima serie che non ha paura di nulla, guarda negli occhi l’immigrazione e ne racconta tutte le peggiori vicissitudini. Queste ragazzacce mancheranno tantissimo!
TOO OLD TO DIE YOUNG
Too Old To Die Young è la prima serie diretta da Nicolas Winding Refn e va tenuto a mente molto bene, soprattutto per i tanti che ancora non l’hanno vista. Si tratta di una serie targata Amazon e presentata con grande entusiasmo alla passata edizione del Festival di Cannes. Too Old To Die Young è in tutto e per tutto l’estremizzazione dell’arte e della visione dell’arte di Refn. Nel passaggio alla lunga narrazione il regista nord europeo non abbandona la sua identità e il suo stile, e prima di ogni cosa porta con se i suoi colori. Too Old To Die Young è stata sceneggiata insieme al fumettista Ed Brubaker, ma la trama è del tutto secondaria. Gli effetti stranianti delle luci, i lunghi silenzi dei protagonisti, la loro angoscia, contano molto di più delle esasperanti scene di violenza che si susseguono. Privilegia la forma, cerca la perfezione nelle immagini, va oltre la linearità delle regole televisive e seriali. Nicolas Winding Refn vuole fare la differenza, vuole attirare l’attenzione come David Lynch riuscì a fare con Twin Pweaks. Il risultato è meno ipnotico ma comunque avvincente e ricercato. Potrebbe essere la serie tv che aprirà la strada a una certa “indipendenza”.
FLEABAG 2
Cinica e inimitabile, la protagonista di Fleabag 2 colpisce ancora. Nulla è cambiato, o forse no…! Il piccolo caffè di Fleabag si è ingranato e lei ha smesso di andare a letto con chiunque pur di combattere il vuoto che sente dentro. L’elemento avvincente che passa di diritto dalla prima alla seconda stagione è che Fleabag continua a rompere la quarta parete per parlare con il pubblico, anche solo per uno sguardo complice. Ne è un esempio quando va in terapia e la psicologa le chiede se ha degli amici, Fleabag risponde facendo l’occhiolino alla telecamera. I monologhi sulle donne sono sempre più comprensibili, leggeri ed empatici. La forza della seconda stagione di Fleabag è la stessa della prima: essere commedia e tragedia insieme, geniale e divertente. E pensare che questa serie nasce un po’ come una scommessa. Phoebe Waller-Bridge è infatti un’autrice teatrale che ha portato la sua play londinese incentrata su una donna sull’orlo di una crisi di nervi sul piccolo schermo. Guardare una puntata è come essere a teatro. Si vive quella stessa vicinanza con l’attore e con il personaggio. In questa seconda stagione le riflessioni si allargano e amplificano, non riguardano più la sola donna e i suoi problemi, riguardano l’umanità. Sono quindi riflessioni sulla famiglia, sul vero amore, sulla rinascita e sulla maturità. Fleabag è quella perfetta dose di leggerezza che serve per affrontare gli argomenti che ci stanno più a cuore che condizionano le nostre giornate.
EUPHORIA
Euphoria è la serie dissacrante del 2019. La versione americana targata HBO non è altro che un rifacimento di quella israeliana che ha destato molta attenzione. Per chi ha visto Tredici la dinamica è un po’ la stessa: alcuni adolescenti con problemi da adolescenti che però non riescono a gestire e che finiscono con il restare intrappolati in alcune dipendenze, come quella da droghe o da sesso. La famiglia, l’accettazione di sé, il sesso o la sessualità, l’amore in senso più ampio, l’amicizia sono tutte quelle disfunzioni che portano questi ragazzi a cedere alle esagerazioni. Euphoria, a differenza di Tredici, è molto più diretta ed esplicita, tant’è che in Italia diverse scene hanno subito censura. Con i personaggi di questa serie è quasi impossibile entrare in empatia e, puntata dopo puntata, lo spettatore capisce bene di non affezionarsi a loro ma di accettare progressivamente i loro difetti senza giudicarli o compatirli. Euphoria è una rappresentazione perfetta di un realismo cinematografico ma nella sua forma più esasperata possibile. Chat, video amatoriali e social media assumono una rilevanza imprescindibile e diventano mezzi consolatori, di pericolo e di trasgressione.
THE MORNING SHOW
The Morning Show è la bella sorpresa di Apple TV+. Una serie che si attendava da tanto e sulla quale giravano vari rumor. The Morning Show è basata su due volti importanti per Hollywood, Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, ed è costruita attorno a eventi che hanno caratterizzato in un modo o nell’altro la nascita del movimento #MeToo e di tanti altri movimenti. Tutta la narrazione ruota attorno al mondo dello show business degli ultimi anni, e del sistema televisivo americano che già diversi artisti in passato avevano denunciato e criticato con film (esempio James Franco con The Interview). La nostra Boris non è altro che una versione ridicola e divertente di quello che vediamo qui. In The Morning Show il mondo delle news televisive, con i suoi contrasti, i suoi giochi di potere, le sue battaglie intestine sono prese e raccontate seriamente. Sono mostrate anche come motore delle nostre vite, con cui ognuno si imbatte. Perché cambia il posto di lavoro ma la situazione resta la stessa! The Morning Show racconta non solo i fatti, le vicissitudini, le incongruenze del management del network televisivo, ma si sofferma con grande attenzione anche sulle conseguenze che questi hanno per le persone. Conseguenze devastanti, al punto che dopo ore di politica aziendale, di corse a pararsi il di dietro, di tentativi di ottenere il massimo per se stessi a scapito degli altri. The Morning Show altro non è che il sintomo della sopravvivenza che si vive oggi sul posto di lavoro!
SEX EDUCATION
Gli adolescenti britannici hanno bisogno di qualcuno che gli spieghi che le pulsioni sessuali sono del tutto normali. Sex Education è la serie tv più politicamente scorretta del 2019. Divertente, bizzarra, dai toni confidenziali. Non è una serie solo per teenager, è anche per gli adulti, in particolare modo perché ricorderà loro pensieri, fisime, comportamenti che hanno già vissuto, in quelli che sono gli amatissimi o temutissimi anni del liceo. Ambientata in una piccola cittadina nell’idilliaca campagna inglese, Sex Education ha al centro di ogni conversazione il sesso. Che sia una conversazione tra amici, tra fidanzati, tra madre e figlio, non cambia. Otis è il protagonista. Un ragazzo timido, impacciato e ancora disgraziatamente vergine. Vive in una casa bellissima e “accogliente”, cresciuto dalla madre single Jean, – interpretata da una Gillian Anderson in splendida forma – terapista che del parlare di sesso ha fatto una professione. Otis è fortemente imbarazzato sia per i suoi problemi con la sessualità, sia per il lavoro della madre. La sua mancata esperienza non viene mai ridicolizzata anzi, con il passare delle puntate questa diventa uno strumento per comprendere il personaggio, il rapporto con la madre ed il mondo dei suoi coetanei. Otis affronta i suoi traumi insieme agli spettatori. La prima stagione di Sex Education ha riscosso un notevole successo e al momento la seconda è in preparazione.
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