Al cinema: 1917 di Sam Mendes e Figli di Bonito. Il nostro parere sui film di questa settimana
Il diritto di sopravvivere. Che sia sul campo di guerra o tra le mura della propria casa il cinema ci mostra coma tutto dipende dal destino e dalla cattiva gestione del potere. I film della settimana sono 1917 e Figli
I film di questa settimana sono opposti per quello che raccontano, per le loro storie ma sono accomunati dalla necessità di sopravvivenza. Il primo è un film fisico, la storia di due soldati che devono sopravvivere al terrore e all’orrore della guerra; il secondo è un film più pragmatico, di oggi che riguarda la famiglia contemporaneità con tutti i suoi limiti interni ed esterni, ovvero quelli dovuti a determinate mancanze dello Stato. 1917 di Sam Mendes è una corsa contro il tempo. Un film che ha come fine ultimo quello di rendere omaggio non solo ai soldati della Prima Guerra Mondiale ma a tutti i militari, del passato e del presente, e al loro continuo sacrificio per il “bene comune” e la ricerca della libertà. Un film che toglie il fiato e che mette in gioco lo stesso spettatore. E che sfoggia non solo una regia impeccabile ma anche una fotografia e un montaggio da vero colossal di guerra e di altri tempi. Figli invece parla della lotta alla sopravvivenza, quella lotta quotidiana che ormai non spaventa più, è mera abitudine. Il regista Giuseppe Bonito prende in mano la sceneggiatura di Mattia Torre con grande rispetto e applica al film, a livello visivo e scenografico, alcuni stratagemmi che Torre aveva scelto e usato per l’adattamento televisivo de La linea verticale. Chiaro esempio di ciò è l’inserire i suoi personaggi dentro un panorama completamente bianco, bianco latte, che ne delinea la sensazione di isolamento cosmico degli stessi: loro contro tutti.
–Margherita Bordino
1917
1917, ben 10 candidature agli Oscar 2020, attraverso le parole del suo regista Sam Mendes: “a prima volta che ho capito cos’è una guerra è stato quando mio nonno mi ha raccontato la sua esperienza della prima guerra mondiale. Ma questo film non esplora la storia di mio nonno bensì lo spirito che la permeava, gli eventi vissuti da quegli uomini, i loro sacrifici, cosa voleva dire credere in qualcosa che andava al di là di se stessi”. 1917 è un capolavoro cinematografico. Un film con tante scene molto lunghe, diversi piano sequenza e in un continuo crescendo modalità videogioco. Step dopo step un soldato deve compiere un’azione e questa può portarlo alla morte. Mendes prende i ricordi e i racconti del nonno e rende omaggio ai tanti caduti in guerra. I caporali Schofield e Blake, dell’8° Battaglione, condividono amicizia e un senso di cameratismo. Il loro legame viene però messo alla prova da una scelta, con molta probabilità sbagliata. Con una mappa, torce, pistole lanciarazzi, granate e pochi viveri, i due devono attraversare la Terra di Nessuno e dell’ignoto cercando di sopravvivere per consegnare una lettera al Colonnello Mackenzie e salvare così centinaia di commilitoni da morte sicura per opera dei tedeschi. Una missione inattesa, assurda e durissima anche a livello mentale che coinvolgerà anche gli spettatori. In sala con 01Distribution.
FIGLI
Ricordate il monologo scritto da Mattia Torre e letto in tv da Valerio Mastandrea “I figli ti invecchiano”? Da quel monologo lo stesso Torre ha scritto un film che avrebbe anche dovuto dirigere se non fosse che un cancro lo ha portato via troppo presto nell’estate 2019. “Figli”, in sala con Vision Distribution, ha alla regia Giuseppe Bonito che potremmo dire sia stato scelto dallo stesso Torre per portare sul grande schermo la sua ultima sceneggiatura dedicata ai genitori e ai figli di oggi. Protagonista è Valerio Mastandrea affiancato da Paola Cortellesi. È la storia di Nicola e Sara che già genitori non sono pronti al secondo figlio, quello che può rivelarsi una vera bomba a orologeria in un periodo e in un Paese in cui la natalità è forse al minimo storico, la precarietà è una regola di vita e le incognite sul futuro neanche si contano più. “Figli” è un film vincente. È un ottimo film (e vantiamocene, è italiano!). Perché tratta un argomento reale, vicino a tutti. Una dimensione conosciuta e riconosciuta di cui sorridere e con cui sorridere. Per molte persone appartenenti al mondo del cinema, della sua industria, è anche un bel testamento lasciato da Torre e al tempo stesso la realizzazione del suo ultimo desiderio. Un desiderio a cui partecipano tanti suoi amici anche per brevissimi camei. È un film bellissimo, ma anche un contenuto artistico di grande generosità umana.
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