Lutto nel mondo del cinema: morta Lucia Bosè, stroncata dal coronavirus
La pandemia sta mietendo vittime anche tra personaggi di spicco del mondo del cinema e della cultura. Ripercorriamo la vicenda di Lucia Bosè e le sue partecipazioni ai film diretti dai più grandi registi del Novecento.
A darne il primo annuncio è stata la stampa spagnola con il quotidiano El Paìs, notizia ora confermata dal Tweet del cantante, attore e compositore Miguel Bosè: “cari amici, vi comunico che mia madre è venuta a mancare. Ora si trova in un luogo migliore”. Lucia Bosè, brillante attrice del periodo aureo di Cinecittà, personaggio sempre popolare sui rotocalchi, inconfondibile negli ultimi anni con la sua chioma blu intenso, si è spenta a Segovia a 89 anni. La salute già precaria dell’attrice italiana naturalizzata spagnola, è stata stroncata dal coronavirus, un nemico letale che sta mietendo vittime anche tra i personaggi dell’arte, dell’architettura, del cinema e della cultura in generale.
LUCIA BOSÈ: GLI ESORDI NEL MONDO DEL CINEMA
Figlia di Domenico Borloni e Francesca Bosè, era nata a Milano il 28 gennaio 1931. A scovarla era stato Luchino Visconti che, entrato nella famosa Pasticceria Galli di Milano dove lei lavorava come commessa, l’aveva notata esclamando: “Lei potrebbe diventare un animale cinematografico!”, un incipit che già di per sé sembra tratto da un romanzo. E così fu. Le porte del cinema le si aprirono dopo il 1947, grazie alla vittoria del concorso Miss Italia a Stresa dove, ancora sedicenne, partecipò in gara con quelle che sarebbero a loro volta divenute famose attrici, come Gianna Maria Canale, Gina Lollobrigida e Silvana Mangano. Superò poi il provino per Riso amaro, ma l’opposizione della famiglia la costrinse a rinunciare al film.
LUCIA BOSÈ E IL NEOREALISMO
In seguito lavorò comunque con i grandi registi del neorealismo italiano, contribuendo a scrivere una pagina importante della storia del cinema. Recitò in Non c’è pace tra gli ulivi (1950) di Giuseppe De Santis e in Cronaca di un amore (1950) di Antonioni per il quale fu anche La signora senza camelie (1953). Fu anche diretta da Luciano Emmer e Francesco Maselli, comparendo in molte pellicole a fianco di Walter Chiari, con cui fu fidanzata per un periodo. Ma il matrimonio avvenne con il torero Luis Miguel Dominguín, che sposò nel 1955 e col quale ebbe i figli Miguel, Lucia e Paola. Le nozze civili furono celebrate a Las Vegas e quelle religiose in Spagna. Un matrimonio non propriamente felice, conclusosi nel 1968 con la separazione, a causa dei continui tradimenti del marito. Di questa infedeltà subita ne aveva raccontato, senza usare mezzi termini, in una puntata del 27 ottobre 2019 di Domenica In, dove aveva concluso lo sfogo dichiarando: “non si può amare di più. Chi non ha le corna?”.
LUCIA BOSÈ: I RICONOSCIMENTI E L’ULTIMO PERIODO
Lucia Bosè, dopo essersi dedicata pienamente alla famiglia, è riapparsa verso la fine degli anni Sessanta sugli schermi cinematografici con ruoli secondari, tra cui Sotto il segno dello scorpione dei Taviani; Metello di Mauro Bolognini e Fellini Satyricon, di Federico Fellini. Fu anche il volto di alcuni film di Jean Cocteau e Luis Buñuel. Nel 2000 riesce a realizzare un suo sogno di gioventù e crea nella città di Turégano (presso la comunità autonoma di Castiglia e León) il Museo degli Angeli, che ha chiuso però il 3 febbraio 2007. Nel 2017 ha ricevuto il Wilde Vip European Award per l’arte e la cultura, onorificenza conferita dalla Dreams Entertainment con l’Osservatorio Parlamentare Europeo. Tra i personaggi storici da lei frequentati ci furono Pablo Picasso, Ernest Hemingway e naturalmente Luchino Visconti, amico di lunga data che fu anche il padrino di battesimo del figlio Miguel.
-Giulia Ronchi
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