For All Mankind: una versione diversa della Storia nella serie di Apple Tv+

E se la storia fosse scritta dai vinti? Questa nuova serie di Apple Tv+ pone numerosi interrogativi partendo da un fatto storico rivisitato, la conquista della Luna da parte dell’uomo. Alcune riflessioni.

Siamo portati ad assegnare un valore quasi scientifico alla Storia. Certamente può trattarsi di una lettura parziale degli avvenimenti. La Storia la fanno i vincitori, non i vinti. Nonostante ciò rimane una certezza. Esistono invece anche le controstorie, le storie minori e quelle alternative. A cosa servono? Prima di tutto a sgretolare la nostra visione monolitica. Immaginare uno scenario differente comporta un cambiamento di posizione e uno spostamento dello sguardo, che consentono di provare emozioni e di pensare in maniera nuova. Secondo, sono importanti per la loro carica possibilista. Apple TV+ con For All Mankind, una delle sue serie di punta e di più alto profilo, fa esattamente questo. Pone dei quesiti: che cosa sarebbe successo se sulla Luna fossero arrivati prima i russi? Se l’America fosse stata la superpotenza costretta a rincorrere? Se alla NASA avessero creato un programma per consentire alle donne di prendere parte alle missioni spaziali? Il primo episodio della prima stagione parla chiaro: La luna è rossa. Il cosmonauta Alexei Leonov, dopo essere allunato il 26 giugno del 1969, si rivolge al mondo grazie alla televisione: “Compio questo passo per il mio Paese, per la mia gente e per lo stile di vita marxista-leninista”. Uno sbarco ipotetico, che anticipa quello dell’Apollo 11 del 20 luglio del 1969, che ha avuto come protagonisti reali Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

FOR ALL MANKIND: I RUSSI ARRIVANO PRIMI SULLA LUNA

Lo scenario è quello della Guerra Fredda, fortemente competitivo, soprattutto sul piano tecnologico. Al centro delle controversie c’è la NASA e il fallimento delle sue previsioni di fronte agli occhi dell’America. Che cos’è successo? Perché l’Apollo 10 non è allunato lasciando via libera ai russi? Secondo il comandante Edward Baldwin (Joel Kinnaman): “Non si corrono più rischi alla NASA”, dopo l’incendio dell’Apollo 1. Un’affermazione contraddittoria, per la sua stessa scelta di non allunare con l’Apollo 10, nonostante fosse arrivato a sole otto miglia di distanza, perché la missione non lo prevedeva. Edward è il personaggio che meglio incarna il conflitto in atto. Di carattere tenace, autorevole ma non autoritario, facile preda dei sensi di colpa, anzi quasi propenso all’autoflagellazione, sente sulle proprie spalle tutta responsabilità della nazione. Il futuro sarà dell’Unione Sovietica, che conquisterà lo spazio per tutta l’umanità? Nel settembre del 1969 un altro evento sembra spingere in questa direzione. Anastasia Belikova (Rita Khrabrovitsky) diventa la prima donna a mettere piede sulla Luna. Nel corso della terza puntata, dal titolo Le donne di Nixon, la serie entra nel vivo della sua tematica principale: l’emancipazione femminile.

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FOR ALL MANKIND: LA NASA E LE DONNE NELLO SPAZIO

Mentre la Belikova viene paragonata a “Rosie la rivettatrice”, immagine simbolo della forza delle donne americane impegnate negli stabilimenti industriali durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i mariti erano al fronte, alla NASA si inizia a discutere la possibilità di una base sulla Luna e della necessità di includere nel programma spaziale un’astronauta donna. “Preferibilmente una bionda”, sottolinea Nixon. Se inizialmente l’idea appare una trovata pubblicitaria ad uso e consumo delle femministe e del New York Times, in seguito l’addestramento si trasforma in un argomento serio. Tra le cinque donne scelte, già pilote dell’aviazione, spiccano Tracy Stevens (Sarah Jones), moglie di Gordon “Gordo” Stevens (Michael Dorman), uno dei piloti dell’Apollo 10 e Molly Cobb (Sonya Walger), il personaggio femminile più interessante. Testarda, burbera ma estremamente motivata e competitiva, si pone da subito come una voce fuori dal coro, sottolineando quanto la serietà della missione non dipenda realmente dal loro impegno, ma dai timori di un sistema, che non avendo mai consentito l’accesso alle donne, teme di sfigurare davanti all’America. Ad essere in gioco è la credibilità della NASA o un futuro differente?

For All Mankind

For All Mankind

FOR ALL MANKIND: LA VITA TRA DISTACCO E RITORNO

La grande varietà di personaggi permette di analizzare, anche se talvolta in maniera non troppo approfondita, il rapporto tra la vocazione all’esplorazione dello spazio, la vita privata e quella familiare. Non mancano tematiche di attualità o emotivamente coinvolgenti, come l’inversione dei ruoli tra Molly Cobb e il marito artista, ipersensibile e angosciato dalla lontananza della moglie e dalla pericolosità della missione dell’Apollo 15, che invece le consentirà di diventare la prima donna americana a mettere piede sulla Luna; l’omosessualità nascosta e poi negata, all’interno di un ambiente che non sembra essere toccato dai grandi cambiamenti della società degli anni Settanta; la morte di un figlio vissuta a distanza, o meglio, con cui ci si deve confrontare al ritorno sulla Terra. Il personaggio più tragico è senza dubbio Edward Baldwin, una sorta di Donald Draper (Mad Men), senza la passione sentimentale per le donne ma analogamente in conflitto con sé stesso, le persone a cui vuole bene e il proprio paese. Un uomo dall’etica ferrea e allo stesso tempo in crisi, che speriamo possa regalare nuovi sviluppi alla serie.

– Carlotta Petracci

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Carlotta Petracci

Carlotta Petracci

Sempre in bilico tra arte e comunicazione, fonda nel 2007 White, un'agenzia dal taglio editoriale, focalizzata sulla produzione di contenuti verbo-visivi, realizzando negli anni diversi progetti: dai magazine ai documentari. Parallelamente all'attività professionale svolge un lavoro di ricerca sull'immagine prestando…

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