MASCARILLA 19: la violenza domestica raccontata nel nuovo progetto di In Between Art Film
Selezionati otto artisti e tre curatori per interpretare una problematica che ha raggiunto il culmine durante l’isolamento. Mascarilla 19 è anche un modo per indagare sulle nuove tendenze dell’immagine in movimento e per tentare di sostenere un settore in crisi
Il lockdown dei mesi di marzo e aprile 2020 è stata una dura prova di spirito di adattamento per tutti, soprattutto a livello psicologico. Un disagio che non è nulla se paragonato alla condizione vissuta di una categoria di donne per le quali l’isolamento domiciliare si è tramutato in una vera e propria gabbia in cui vittima e aguzzino convivono. Si tratta della violenza domestica e di genere, una piaga sociale che ha acuito ed esacerbato problematiche presenti già da ben prima della pandemia. Un fatto confermato non solo dalle richieste d’aiuto triplicate, pervenute agli enti di assistenza preposti (senza contare i casi sommersi di chi non può denunciare), ma anche dagli 11 femminicidi avvenuti in Italia solo durante questo arco temporale. Una problematica che affonda le proprie radici nel costrutto sociale e culturale; se i mezzi per contrastarla non erano sufficienti prima, lo stato di emergenza sanitaria nazionale ha impedito di dedicarvi l’attenzione che meritava. In questo contesto e per rispondere a queste esigenze, nasce MASCARILLA 19, il nuovo progetto composto da 8 film d’artista, prodotto da In Between Art Film, la casa di produzione cinematografica fondata da Beatrice Bulgari al confine tra arti visive, cinema, performance e immagine in movimento. Gli autori sono già stati selezionati; mentre la parte concettuale e progettuale delle opere è già partita, per iniziare le riprese bisognerà aspettare la fine dello stato emergenziale. MASCARILLA 19 verrà presentato nell’autunno 2020 attraverso una rete di collaborazioni istituzionali sia in Italia che all’estero.
MASCARILLA 19, NUOVO PROGETTO DI IN BETWEEN ART FILM
Mascarilla 19 significa letteralmente “mascherina 19” ed è il nome della campagna lanciata dal premier spagnolo Pedro Sanchez in seguito all’allarmante situazione denunciata dai centri antiviolenza. Come può una donna chiedere aiuto in una condizione in cui è costantemente sorvegliata dal proprio aggressore? Tramite questo SOS segreto da pronunciare in farmacia (uno dei pochi luoghi “di prima necessità” durante il lockdown). Un codice analogo è stato istituito anche in Italia, richiedendo “la mascherina 1522”. A condurre il progetto ci saranno tre curatori – Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini– e otto artisti di generazione e provenienza diverse: Iván Argote(Colombia/Francia, 1983), Silvia Giambrone(Italia/Inghilterra, 1981), Eva Giolo(Belgio, 1991), Basir Mahmood(Pakistan/Paesi Bassi, 1985), MASBEDO (Italia, Nicolò Massazza, 1973 e Iacopo Bedogni, 1970), Elena Mazzi(Italia, 1984), Adrian Paci (Albania/Italia, 1969), Janis Rafa(Grecia, 1984). “Interrogando le visioni degli artisti, attraverso il loro lavoro, intendo aprire uno spazio di riflessione sui concetti di libertà e di limitazione, sul silenzio come spazio di violenza e sulla responsabilità che sento in prima persona, nel fronteggiare l’emergenza culturale anche attraverso il sostegno agli artisti”, spiega Beatrice Bulgari. Il progetto, oltre a voler dare un importante contributo a un tema così delicato e doloroso, punta a fornire un sostegno agli artisti e alla creatività in un momento di crisi per il settore culturale. Infine, si pone anche come concreto strumento di indagine per comprendere quali sono i cambiamenti in atto riguardanti le immagini in movimento in un contesto come quello attuale, caratterizzato da imposizioni di limitazioni di mobilità ma anche espressive.
– Giulia Ronchi
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