Cinema, territorio e marketing. Terza edizione del festival RdC incontra
Castiglione Cinema 2020 – RdC incontra, il festival organizzato da Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Comune di Castiglione del Lago (Perugia). Una rassegna che riguarda cinema, territorio e marketing.
Il nuovo sistema di produzione, consumo e comunicazione che fa capo alla globalizzazione, da tempo, ci obbliga a ripensare la cultura, i concetti e i territori in funzione del nomadismo. Possiamo dire che in una fase matura della modernità sia diventato sempre più difficile stabilire che cosa sia un luogo. Se a inizio millennio le città sembravano l’unica soluzione di vita possibile – non solo per il lavoro ma anche per quel lungo processo di estetizzazione e spettacolarizzazione che le aveva trasformate in palcoscenici, luoghi dell’intrattenimento, del piacere e del turismo – oggi, di fronte ad una pandemia che, oltrepassando i confini geografici, ci ha reso tutti simili nel confinamento delle nostre abitazioni, ci troviamo a riscoprire delle tendenze in atto che avevamo cercato di occultare. Siamo davvero convinti che siano sempre e solo le città a rappresentare una scommessa per il futuro?
CASTIGLIONE CINEMA 2020 – RDC INCONTRA: CINEMA VERSO TURISMO
La terza edizione di Castiglione Cinema 2020 – RdC incontra, il Festival organizzato da Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Comune di Castiglione del Lago, dove si è tenuto il 3 e il 4 luglio, pone questa domanda all’interno di un talk dedicato ai I Borghi Più Belli d’Italia, un tema e un’associazione culturale, nata nel 2001, che riportano all’attualità la relazione tra: peculiarità del territorio italiano, spopolamento dei piccoli centri, potere evocativo e pubblicitario della narrazione cinematografica, nuove condizioni di vita suggerite dalla possibilità di lavorare fuori dagli uffici e potenzialmente dal contesto urbano. Su quest’ultimo aspetto lo scenario più interessante è stato quello delineato da Oscar di Montigny, Presidente e fondatore di Be Your Essence (BYE), che con la provocazione: “Qualcuno di voi è mai stato in Silicon Valley? Che cosa c’è? Niente! Che cosa ci impedisce di avere qui un incubatore di venti start up?” ha aperto la strada alla riflessione sul job tourism, ovvero ad una modalità di lavoro che consentirebbe di ripopolare porzioni del territorio italiano oltrepassando gli aspetti più sterili del turismo tradizionale, quelli che hanno spesso condotto alla museificazione dei luoghi e alla perdita della loro vitalità. Che cosa succederebbe se i borghi affrontassero un ricambio generazionale a partire dal lavoro? In che modo una nuova classe di professionisti, giovane e flessibile, potrebbe cambiare il loro volto? Che ricaduta avrebbe sul turismo internazionale, che ancora oggi è quello che gli consente di esistere? Quali attività culturali, ludico-ricreative troverebbero spazio in luoghi dall’elevata qualità della vita?
CASTIGLIONE CINEMA 2020 – RDC INCONTRA: CINEMA E MARKETING
Nell’ambito del marketing si parla di place branding facendo riferimento a quel processo di costruzione immaginaria dell’identità di paesi, regioni e città a partire dai loro milieu: quel tessuto culturale fatto di storia, opere, miti e memorie che si producono nella condivisione di un territorio, reale e mentale, da parte di una comunità. Un ruolo sempre più importante viene giocato dai mediascapes, come li ha definiti l’antropologo Arjun Appadurai, ovvero le narrazioni che provengono dai media. Il cinema (e oggi potremmo dire la serialità, ben oltre la pubblicità) riveste ancora un’inedita centralità nella valorizzazione e nel posizionamento dei territori. Gianluca Arnone, Direttore Artistico del Festival, a questo proposito ha ricordato che i borghi del Lazio, come per esempio Castel San Pietro Romano, intrattengono un rapporto di vecchia data con il cinema: “Qui il Neorealismo Rosa ha girato i suoi capolavori come Pane, amore e fantasia (1953) o Pane, amore e gelosia (1954) di Luigi Comencini, mentre a Vitorchiano Mario Monicelli girò L’armata Bracaleone”. Diventare il set di un film capace di passare alla storia per un piccolo comune rappresenta senza dubbio una grande opportunità, ma può nascondere anche un’insidia: la ricaduta nella museificazione.
IL CINEMA CHE DIALOGA CON GLI ALTRI
Quando l’affermazione di Mario Monicelli riportata dal Sindaco di Vitorchiano Ruggero Grassotti: “La Tuscia ha mantenuto dei paesaggi esattamente com’erano più di mille anni fa” traduce la meraviglia per un luogo fuori dal tempo e quando invece può contribuire a stilizzarne e appiattirne l’identità, rendendo profondamente inautentica l’esperienza della loro autenticità? Non c’è un’unica risposta a questi interrogativi, al contrario risulta opportuna una diversificazione delle progettualità. Ecco allora come un Festival di Cinema (che potrebbe diventare itinerante?), alla sua terza edizione, manifesti sul breve periodo un primo tentativo di dialogo con queste realtà territoriali che caratterizzano profondamente l’Italia, soprattutto per un’audience internazionale. Da segnalare l’incontro con Terence Hill, personaggio iconico per un pubblico popolare e per gli amanti del cinema di genere, che ha ripercorso alcuni momenti salienti della sua carriera, dal fortunato incontro con Bud Spencer alla maniera di intendere il western di Giuseppe Colizzi, a cui si deve la vera e propria scoperta della coppia, fino alla passione per il road movie, per il viaggio tra strada e deserto, nell’immensità di uno spazio americano che abbiamo a nostro modo addomesticato e nel quale ricerca e fuga hanno rappresentato una frattura ma anche una riconciliazione e rifondazione immaginifica della società.
– Carlotta Petracci
https://castiglionecinema.it/
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