Il festival Olbia Film Network 2020: la condivisione prima di tutto
Nonostante il lockdown l’Olbia Film Network non si ferma. Ha spostato le sue date e tra appuntamenti streaming e in presenza si sta svolgendo nel migliore dei modi, mantenendo anche la tradizione del “tutti al mare”. È qui che il giovane cinema ha possibilità di nascere, crescere ed affermarsi.
Fino al 20 settembre si tiene la quarta edizione dell’Olbia Film Network, l’evento professionale di cinema dedicato ai cortometraggi ed agli esordi cinematografici. Olbia Film Network sin dal 2017 ha come obiettivo principale quello di presentare e promuovere l’arte cinematografica contemporanea regionale, nazionale ed internazionale e di favorirne la produzione e lo sviluppo. Il festival sin da subito si è ritagliato un ruolo di primo piano nel panorama italiano ed europeo, divenendo un momento di riferimento tra i più importanti del settore, in particolare industry. Competizione ufficiale della manifestazione è il Figari Film Fest, festival internazionale del corto-metraggio che quest’anno festeggia la decima edizione. In questi giorni tanti incontri, proiezioni, premi e ospiti tra cui Giorgio Tirabassi, Carlo Sironi, Giorgio Pasotti, Jacopo Cullin, Michela Giraud. La nostra intervista al direttore artistico Matteo Pianezzi.
Come è stato preparare un’edizione differente dalle altre?
Ad inizio estate siamo stati colti da un grande ottimismo uscendo da una situazione di lockdown che vedeva zero contagi in Sardegna, oltre ai vari controlli per entrare ed uscire dalla regione. Eravamo ottimisti sul farlo totalmente in presenza e abbiamo lavorato in quell’ottica lì. Quello che è successo nelle ultime settimane ha ridimensionato la nostra posizione ma non c’ha trovato impreparati anche perché durante il lockdown abbiamo creato una piattaforma, ora online da poche settimane, sia streaming che industry. Questa è quindi una edizione un po’ ibrida. Stiamo svolgendo in presenza quasi la totalità degli eventi e contemporaneamente le attività sono disponibili online.
Festival come networking?
È molto di più. Negli anni abbiamo cercato di creare delle aree per il networking. Il festival nasce come comento di condivisione tra gruppi di registi, attori e produttori. Siamo un gruppo amici che hanno deciso di mettere in piedi un’attività festivaliera che diventi sempre più professionale senza perdere quell’atmosfera gioiosa che c’è sin dal principio. L’appuntamento “tutti al mare” rimane ed è un momento fondamentale perché tutti si spogliano dei loro abiti lavorativi e assumono un’aurea più normale. Cerchiamo di creare sia l’appuntamento formale sia quello informale così da creare rapporti più veritieri.
Come hanno risposto registi e produttori quest’anno?
Quest’anno sono arrivate una marea di progetti di opere prime in sviluppo che cercano produttori. Al tempo stesso abbiamo tantissimi produttori che partecipano ai talk. C’è tanto movimento, dettato anche dal fatto che durante il lockdown tantissimi chiusi in case ne hanno approfittato per scrivere. Ci sono un sacco di progetti e di opportunità, anche in remoto. Chi non è potuto esserci in presenza c’ha tenuto a confermare l’appuntamento anche da remoto. L’esperienza virtuale del mercato di Cannes ha aperto un po’ altre possibilità per fare filiera e restare uniti. Io essendo produttore l’ho vissuto in prima persona perché durante il mercato di Cannes in questo modo ho fatto diversi appuntamenti. È inevitabile, si sento moltissimo in questo modo la parte umana che noi teniamo a difendere che non avremmo voluto appunto escludere, cosa che stiamo mantenendo.
Andando oltre il festival, non vi fermate mai…
Si assolutamente, oltre l’appuntamento più importante con il festival che quest’anno abbiamo spostato da giugno a settembre, facciamo diverse attività anche di formazione con le scuole. Nelle settimane scorse siamo stati nel metapontino perché abbiamo creato una costola dell’Olbia Film Network che si chiama Metaponto Film Network che è un network dedicato ai documentari, cosa che non trattavamo qui ad Olbia e abbiamo deciso di creare una sinergia con ragazzi di un’altra società di produzione, la Mediterranea Cinematografica, e con Doc.It. Inoltre avendo una società di produzione e distribuzione siamo presenti in molti mercati cinematografici tra Italia ed estero, il nostro interesse è doppio. Vedere cosa fanno gli altri, confrontarsi con realtà diverse è anche parte del lavoro. In questo modo si può capire come migliorare, cosa fare, cosa manca. In questi anni si sono create una serie di infinite prospettive per il mondo del corto e degli esordi cinematografici, basta pensare a tutto quello che sta facendo Rai Cinema ultimamente.
Questo momento di fermo porterà qualcosa di buono nel cinema?
Io sono a periodo. Giorni mi sveglio con grande ottimismo e altri vedo tutto brutto. Sicuramente questa situazione ha creato delle dinamiche importanti. Mi sto accorgendo che si va sempre di più verso l’utilizzo della tecnologia che è sempre più estremizzata. Stiamo studiando e faremo dei test per le scenografie digitali, come avvenuto per l’ultimo Star Wars. La tecnologia da un sacco di possibilità e tanti vantaggi. Purtroppo si va sempre di più verso una sola spettacolarizzazione del cinema. Chi fa tanto incasso sono supereroi e blockbuster. Vedo molto cinema italiano nuovo, nuovi autori e questo non mi dispiace. Mi preoccupa in particolare la possibilità di scrivere oggi una storia senza sapere cosa ci spetta domani. Dovremmo riflettere su un quesito: si può non tenere conto al cinema, nelle sue storie, di quello che stiamo vivendo oggi?
–Margherita Bordino
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