Semina il vento: al cinema una storia di ribellione e rinascita ambientata a Taranto
Nica è una ragazza che unisce la scienza alla tradizione in cerca di una nuova convivenza con la natura. Una persona che ascolta il mondo che la circonda. Dal 3 settembre arriva al cinema Semina il vento di Danilo Caputo con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Una storia di ribellione e rinascita, ambientata tra alberi d’olivo e scenari industriali del tarantino. Semina il vento, in sala dal 3 settembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, è la storia di una giovane donna, Nica, che lotta per salvare la sua terra dai parassiti, naturali e sociali. Nica è una studentessa di agronomia che dopo tre anni d’assenza torna a casa, in un paesino vicino Taranto, e lì trova il padre sommerso dai debiti, una terra inquinata, gli ulivi devastati da un parassita. Tutti sembrano essersi arresi, rassegnati, e suo padre aspetta solo di poter abbattere l’uliveto di famiglia per avere in cambio un guadagno economico forte. Nica, battagliera come la nonna, lotta con tutte le sue forze per salvare quegli alberi secolari. Semina il vento esplora il conflitto tra due modi di pensare e sentire la natura: da un lato c’è quello di Nica in cerca di una nuova convivenza con la natura senza sfruttarla, dall’altro c’è quello di Demetrio, figlio del progresso industriale che ha fallito e di è trovato difronte a molti limiti. Di seguito la nostra intervista al regista Danilo Caputo.
La mezza stagione, il suo primo film, anticipa in un certo senso quello che vediamo in Semina il vento?
In La mezza stagione c’è rassegnazione. Tre storie di tre persone che si scontrano con un muro, si rassegnano a non riuscire a non seguire la propria strada. In quel momento sentivo fosse la descrizione giusta del mondo in cui vivevo. Con Semina il vento ho scelto di raccontare una storia di ribellione, di una persona che si scontra contro quel muro di rassegnazione e riesce a creare qualcosa di nuovo, delle nuove possibilità.
Semina il vento è un film positivo, mostra come con un po’ più di ricerca e di impegno gli ostacoli possono essere superati. È questo il messaggio che vuoi fare arrivare agli spettatori?
Si! La ricerca scientifica è anche interessante. Nica è una scienziata ma affianca a quel tipo di ricerca e preparazione la saggezza personale della nonna. Mette insieme la tradizione, il passato della nonna alle conoscenze della scienza e insieme creano un’alchimia potente che le permette di trovare altre soluzioni. Il suo è sicuramente un personaggio inventato ma riguarda alcune dinamiche credibili e di grande attualità. Lo sono in Giappone ma anche in Italia dove le persone stanno riscoprendo scientificamente quelle che per secoli sono state tradizioni informali.
La tradizione, soprattutto legata alla terra, va recuperata soprattutto in questo momento storico?
Assolutamente si. Con il boom economico, in un Paese contadino quale era l’Italia, i contadini hanno iniziato a vergognarsi della vita che facevano. Si sono sentiti poveri e arretrati. Hanno visto soltanto del brutto nelle loro vite e quindi hanno abbracciato i nuovi valori del boom. Oggi, dopo 40 o 50 anni di vergogna, i nipoti di quelle persone lì stanno riscoprendo la bellezza di quel mondo legato alla terra. Non per tornare all’Italia del passato ma per recuperare quello che di bello e di ricco c’era in quel mondo. È un po’ come Nica che non vuole tornare indietro. Vuole ripartire dal mondo che apparteneva alla nonna per immaginare un futuro diverso. L’industrializzazione ha mostrato i suoi evidenti limiti e ora c’è bisogno di immaginare qualcosa di nuovo.
Un altro personaggio importante in Semina il vento è il padre di Nica.
È un personaggio che nasce dall’osservazione di un tipo di uomo che incontro spesso quando rientro a casa in provincia di Taranto. È una persona molto piena di se, che magari dalla povertà è passata a un certo agio. Non è una persona che ascolta il mondo che lo circonda. Quindi usa il mondo intorno a se e le persone intorno. Rappresenta un tipo di mentalità che volevo mettere in discussione. Nica è l’antidoto perfetto in quanto è il contrario. Lei è costantemente in ascolto degli alberi, delle cose che la circondano. Ha un atteggiamento completamente diverso. Lei è parte della natura.
Ricerca scientifica ma anche ricerca di luce in questo film.
Con il direttore della fotografia abbiamo proprio un’affinità. Entrambi cerchiamo e amiamo immagini che sembrano arrivare dal buio, che sono avvolte dal mistero. La fotografia di Semina il vento è gusto ma anche scelta pensata perché il film ha molti elementi di realtà, di attualità ma non volevo fosse un film di denuncia. Volevo degli elementi di mistero, per me la vita ha un alone di mistero. Con la fotografia, ma anche con il suono, volevo mantenere quest’alone di mistero. Inoltre non volevo mostrare e spiegare tutto. Sicuramente indicano i due mondi, di Nica e del padre, così vicini ma al tempo stesso così distanti.
Semina il vento arriva in sala i primi di settembre ma ha esordito alla Berlinale, come è stato accolto dal pubblico internazionale?
Il film è stato presentato alla Berlinale, poi a Seul e dopo al Bif&st. A Berlino sono stato fortunato perché ho seguito tutte e sei le proiezioni. È stato anche provvidenziale in quanto sono state le ultime per tanto tempo. Le persone più infervorate dal film erano i giovani, i ventenni. Credo che per loro abbia un significato particolare. Sono loro le persone che più di chiunque altro avverte come urgenti e improrogabili i temi del film e quindi la domanda: come vogliamo comportarci con la natura nel futuro, vogliamo continuare a bistrattarla come abbiamo fatto fino ad ora oppure vogliamo trovare un altro modo di convivenza?
-Margherita Bordino
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