“Banksy – L’arte della ribellione”, al cinema il film sullo street artist più famoso al mondo
Al cinema solo per tre giorni, dal 26 al 28 ottobre, arriva “Banksy - L'arte della ribellione”: un documentario che racconta la vita del celebre street artist attraverso il contesto sociale e culturale in cui è cresciuto e si è formato, mostrando come sono nate alcune delle sue opere più importanti
A chi appartiene l’arte? Per parlare di Banksy e della sua storia bisogna iniziare da questa domanda. Su questa riflette e si interroga in diversi momenti il documentario Banksy – L’arte della ribellione di Elio Espana, in sala come evento con Adler Entertainment dal 26 al 28 ottobre 2020. Banksy è un writer inglese tra i più amati e forse anche criticati del nostro secolo. Così contemporaneo e già sui libri di storia per via della sua arte e della sua provocante astuzia. Banksy – L’arte della ribellione scava nel profondo della vita di questo artista, indaga il contesto culturale in cui è nato e cresciuto. Banksy, nato come artista nella scena underground di Bristol, è oggi il leader di un movimento artistico rivoluzionario. Le sue prime opere, tra graffiti e street art, risalgono agli anni Novanta: sin da subito si nota in queste un’arte a sfondo politico, sovversiva e audace. I suoi lavori sono divenuti icone del contemporaneo. Chi non conosce la bambina con il palloncino a cuore, le tante immagini con carrarmato, i protagonisti di Pulp Fiction con in pugno una banana e molte altre ancora?
BANKSY E LA STREET ART
Il potere abusato, la povertà, i fondamentalismi politici e religiosi, l’alienazione, la guerra, la violenza e il capitalismo sono al centro delle opere di Banksy. Con Banksy – L’arte della ribellione viene raccontata la sua carriera, da giovane artista underground anche un po’ timido fino a diventare tra le personalità più famose del ventunesimo secolo. Nonostante la sua identità sia ancora avvolta nel mistero, in tantissimi scrivono di lui, fanno ricerche, approfondimenti e anche film. A ispirare Banksy, come narra il documentario, è stata la New York – insieme al suo hip-hop – degli anni Settanta, il periodo storico in cui il movimento della Street Art si trasforma, viene riconosciuto definitivamente come forma d’arte mainstream, modificando anche la concezione stessa dell’arte. Banksy – L’arte della ribellione rimarca come il writer è passato da essere un writer di una cittadina inglese improvvisamente divenuta mecca dei graffiti, a un artista concettuale e appunto rivoluzionario.
BANKSY, PROVOCANTE DA SEMPRE
I rave degli anni Novanta, la dimensione clandestina ancora oggi mantenuta, l’arte grafica a effetto, artisti come Basquiat ed Haring: tutti elementi che hanno contribuito a formare il Banksy che oggi tutti conosciamo e che gioca sulla paura e sulle emozioni collettive della gente. A Bansky si deve uno dei più grandi scherzi nel mondo dell’arte: risale al 2018 la vendita all’asta per oltre un milione di dollari di Ragazza con palloncino, opera che è stata distrutta da un trita-documenti nascosto nella cornice. Ad azionare il meccanismo potrebbe essere stato lo stesso artista.
E questa non è la prima volta che Bansky beffa le istituzioni dell’arte. Ben 15 anni prima alcuni quadri erano apparsi in 7 differenti gallerie e musei tra i più noti al mondo, rivendicati alla fine da questo artista sconosciuto che incurante della sorveglianza ha raggirato tutti ed esposto opere senza farsi accorgere da nessuno. Forse uno dei passi più interessanti di Banksy – L’arte della ribellione che mostra i video di questa ulteriore, se non prima, provocazione. Chi è per i più Banksy? Un artista o un vandalo? I suoi graffiti sono veramente una forma d’arte o una reazione? Allo spettatore la possibilità di farsi un’idea totale e complessiva della grandezza di questo writer e della sua forza di ribellione e rivoluzione, certo… per chi ancora non lo avesse capito!
– Margherita Bordino
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati