Fortuna, l’innocenza profanata raccontata come una favola nera alla Festa del Cinema di Roma
Quando la finzione spaventa tanto quanto la realtà. Fortuna, opera prima di Nicolangelo Gelormini, è un film disturbante, che lascia interdetti. Una favola nera, buia che riguarda il tradimento degli adulti nei confronti dei più piccoli. Da un fatto di cronaca reale a un film di finzione a due atti in cui predominano il sogno e l’inferno.
Un film di cui sentiremo parlare. Disturbante, invadente, a più corde emotive. “Un sogno ispirato alla realtà”, scrive il regista Nicolangelo Gelormini del suo Fortuna presentato alla 15esima Festa del Cinema di Roma e vede nel cast Valeria Golino e Pina Turco.
FORTUNA ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA
Il film racconta l’innocenza profanata e si rifà a fatti realmente avvenuti, quelli che riguardano Fortuna Loffredo, bimba di 6 anni, che nel 2014 è stata uccisa e sul quale corpo sono stati rinvenuti segni di un ripetuto abuso. Nicolangelo Gelormini attinge alla realtà e poi da questa si discosta facendo di Fortuna non un film di cronaca ma una favola nera, macabra, segnato da una accurata ricerca di precisione dei dettagli e di simmetria delle inquadrature. Un film che disorienta e disarma per quello che racconta e per come lo racconta, muovendosi abilmente tra buoni e cattivi. L’intento del regista è quello di tradire lo spettatore, di portarlo per mano in una direzione per poi spiazzarlo e lo fa sia con le immagini sia con il suono. È un film che racconta e mostra l’adulto che tradisce i bambini.
TRADIMENTO E ORRORE
“L’idea di partenza era quella di non raccontare questa storia. Un atroce fatto di cronaca, una storia che ha scosso tutti. Di primo istinto ho detto ‘non si può fare’”, racconta il regista. “È una storia pornografica, come dice anche Valeria, e pensavo non si potesse rappresentare in nessun modo. Ho scelto di usare il cinema di finzione e quindi il fuoricampo, il quadro che mi consente di non parlare. In cinema come poesia che mi consente di non mostrare per dire. E così ho capito che si poteva fare, nascondendo la realtà, senza indagarla dal punto di vista della cronaca”. Fortuna è un film che fa riflettere. I bambini desiderano di essere amati ma in questa storia vengono traditi dal mondo degli adulti. Gelormini mette nel suo film una particolare cura a tutte le componenti del quadro, dell’immagine, del tradimento. La cura e i dettagli tipici di un certo cinema dell’horror. Durante la visione, in più di un momento, è impossibile non pensare al migliore Dario Argento, come al suo Non ho sonno. Se in questo era presente e ridondante la terrificante filastrocca sugli animali, in Fortuna c’è la televisione che mostra e ripete questa cantilena. Ci sono il lupo, il passero, il coniglio, la giraffa. Fortuna è una favola che nasconde – e neanche tanto – dentro di sé la realtà crudele che fa molta più paura di un film dell’orrore.
GOLINO E TURCO, PERSONAGGI SPECULARI
I vestiti, l’architettura, tutto è straniante in Fortuna, anche le persone che popolano la storia raccontata. In questo contesto cinematografico Valeria Golino e Pina Turco interpretano personaggi assolutamente speculari tra loro. Sono entrambe psicologhe e sono entrambe mamme. La sceneggiatura è divisa in due atti e ogni scena ha quindi due parti, proprio come avviene con l’animo di tutti i personaggi e nello specifico, per le donne interpretate da Golino e Turco, le più vicine alla bambina protagonista del dramma. La dimensione materna è quindi doppia. In una prima parte c’è una madre che vive la disperazione in modo soffocato e ragionato, nella seconda parte in mode forte, verace, quasi distruttivo. Fortuna mostra il mondo immaginato dalla bambina, il decoro che vorrebbe nella sua casa e nella sua famiglia, il buon senso che lei stessa vorrebbe avere. Fortuna si sviluppa in due dimensioni come fosse un sogno che si scontra con la realtà. Un mondo fantastico in cui esistono le principesse e uno reale in cui i giganti, forse meglio dire orchi, sono presenti. Due dimensioni in cui tutti gli adulti falliscono nel loro compito e in cui i condomini che abitano il corpo centrale, il luogo, dove si svolge il film, sembrano macchiette del reale.
– Margherita Bordino
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