Sophia Loren in La vita davanti a sé, un film su amore e inclusione
La grande Sophia Loren, dopo diversi anni di assenza dal cinema, torna in un film dalla storia per lei importante. Un film che parla di amore, di famiglia, e lo fa in senso universale. Un film in cui due anime lontanissime e diversissime diventano riferimento l’uno per l’altra andando oltre etnia, cultura e colore della pelle.
Tolleranza, perdono, amore e unione. La grande Sophia Loren torna al cinema in La vita davanti a sé, basato sull’omonimo romanzo di Romain Gary edito da Neri Pozza, diretta dal figlio Edoardo Ponti. È la storia di Madame Rosa, un’anziana ebrea ed ex prostituta che per sopravvivere ospita nel suo appartamento bambini in difficoltà. Quasi controvoglia e un po’ disturbata accetta di prendersi cura di un vivace dodicenne di origini senegalesi, Momo. Madame Rosa e Momo sono agli opposti in tutto. Diversa etnia, diversa cultura, diversa religione, diverso colore di pelle. Due anime perse che entrano subito in conflitto prima di scoprire un legame profondo, inatteso, una vera amicizia, un grande amore nonostante le differenze e con un destino che cambierà per sempre le loro vite. La vita davanti a sé arriva su Netflix dal 13 novembre.
MADAME ROSA & SOPHIA LOREN, IL PASSATO NON SI DIMENTICA
Amare ed essere amati. La vita davanti a sé è un film che accende una luce su questo. Una riflessione universale sull’amore che tutti dovremmo ricevere e non per forza da un partner. “Tutti noi abbiamo il diritto di essere visti e di essere ascoltati. Tutti hanno il diritto di essere amati, di fare sì che i nostri sogni si realizzino”, dice la stessa Sophia Loren interprete di un personaggio potente e commovente. La sua Madame Rosa è una donna che ha un passato triste e sofferto, una donna che porta sul braccio e nel cuore la cicatrice più dolorosa. Momo, imprevisto turbolento nella sua vita, arriva dalla strada e vive un isolamento che lei stessa ha provato e può immaginare. Madame Rosa e Momo sono la personificazione di una nuova idea di casa, di famiglia, di appartenenza. Momo è un immigrato, un po’ smarrito nel proprio quotidiano, che con il tempo trova in questa anziana signora (e non solo) una famiglia, una casa, a cui si lega talmente tanto da vivere in modo struggente, per sé e per lo spettatore, la scomparsa di Madame Rosa. “Ci sono cose che quando accadono nella vita di una persona non si dimenticano più. Sono sempre molto presenti. Sono cose che ti rimangono dentro”, aggiunge la Loren parlando del suo personaggio e di sé. “Fare il cinema e incontrare personaggi che ricordano la guerra e tante altre cose, hanno influito anche in una maniera positiva nella mia recitazione, perché ci sono cose che non si dimenticano mai, mai, mai più”.
DA PARIGI A BARI IN CERCA DI VITALITÀ
Edoardo Ponti sposta l’ambientazione della storia da Parigi, luogo del libro, a Bari, luogo del film. Una città che fornisce una cornice pittorica a tutto il racconto, piena di vie, vicoli in cui altre storie prendono vita e forma, vicoli dove regnano prostituzione, immigrazione illegale e criminalità, ma con colori vivi, vitali. Ed in un quartiere così difficile Momo imparerà importanti lezioni di vita. “La cosa importante era trovare una città che fosse crocevia di tante etnie, religioni e culture, ma anche trovare una città che fosse esteticamente molto calda, molto umana e con una grande luce. Volevo un range di colori vivo e vitale per parlare di personaggi che vivono la vita veramente e Bari era giusta per l’ambiente che volevo creare”, dice Edoardo Ponti. “È stato un adattamento bello ma difficile da fare, non avrei voluto sacrificare niente ma se non lo avessi fatto non avrei potuto raccontare il cuore della storia e noi, io e Ugo Chiti, in questo adattamento ci siamo concentrati sulla storia di amore e amicizia tra queste due figure così lontane, per religione, cultura, età, ma che alla fine sono molto molto simili”. La vita davanti a sé è quindi un grande e delicato film d’inclusione.
IL RITORNO AL CINEMA
Sophia Loren è rimasta lontana dal cinema per diverso tempo. Tra gli ultimi film in cui l’abbiamo vista a lavoro ci sono La voce umana (2013) sempre di Edoardo Ponti, Nine (2009) di Rob Marshall e Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004) di Lina Wertmüller. “Sono rimasta molti anni lontana e non me ne sono neanche accorta, forse perché avevo bisogno di riposare il mio cervello, la mia testa, me. Avevo bisogno di silenzio, avevo bisogno dei miei figli. Avevo bisogno di vederli crescere come non avevo fatto prima di questa assenza dallo schermo e quindi ho deciso con loro di fermarmi e vivere in famiglia come una signora che ha lavorato tanto e poi si è fermata un po’. Quando poi è arrivato mio figlio con questa storia di Madame Rosa, che io conoscevo già abbastanza bene, mi ha intenerito moltissimo e mi ha fatto ritornare con la mente ai tempi in cui cominciavo a fare il cinema”. E aggiunge: “ho voluto riprendere perché la storia valeva la pena, perché è una storia importante per me, per la mia testa, per la mia esperienza”. Nel 1999 l’American Film Institute ha inserito la Sophia Loren al ventunesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema e tra le 25 attrici della classifica la Loren è l’unica ancora in vita. E a chi le chiede se spera in un altro Premio Oscar risponde: “il mio Oscar è questo film”.
–Margherita Bordino
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