Ma Rainey’s Black Bottom: Viola Davis regina del blues
Su Netflix è disponibile Ma Rainey’s Black Bottom, diretto da George C. Wolfe e basato sull’omonima opera teatrale del 1984 di August Wilson. Viola Davis è Ma Rainey, una famosa cantante blues. Chadwick Boseman nel suo ultimo ruolo cinematografico è Levee, trombettista della sua band. Film pungente sulle dinamiche di potere.
È un giorno come tanti di una caldissima estate del 1927. A Chicago non si respira e il cielo è giallo. Ma Rainey, definita anche la “Madre del Blues”, è attesa in uno studio di registrazione per incidere un nuovo album. Ad attenderla, insieme al manager, che cerca di soddisfare ogni sua richiesta e di resistere a ogni suo capriccio, c’è la sua band formata da Cutler, Slow Drag, Toledo e Levee. Il ritardo di Ma è colmato da qualche nota di prova e da racconti e aneddoti della vita dei membri della band. Ognuno di loro ha alle spalle una storia di sofferenza e speranza, e la musica non è una semplice passione. Levee, il più giovane della band, è irrequieto e con un grande sogno nel cassetto – incidere la musica che scrivere – e si scontra con facilità coi veterani Toledo e Cutler. Quando finalmente Ma arriva allo studio il clima non è per nulla disteso: tra i membri della sua band c’è stata una discussione, mentre il suo manager fatica a tenere i nervi saldi e a tranquillizzare il proprietario dello studio.
MA RAINEY’S: IL PLOT
Ma arriva con aria di prepotenza e con qualche richiesta che rallenta ancora di più la giornata di registrazione. È qui che diventa ancora più evidente di come quello che può sembrare un semplice film “musicale”, è in realtà la descrizione calzante di uno spaccato della società americana. Ma Rainey’s Black Bottom è un film che brucia. Brucia gli animi dei suoi personaggi e le dinamiche tra alcuni di questi. E queste fiamme portano a una grande sfida: proteggere il proprio talento senza rinunciate all’autonomia di decisione. Il film, diretto da George C. Wolfee sceneggiato da Ruben Santiago-Hudson, è tratto dall’omonima opera teatrale di August Wilson, ed è su Netflix dal 18 dicembre. Ne sentiremo sicuramente parlare alle nomination dei Premi Oscar 2021!
INGIUSTIZIE SOCIALI A SUON DI BLUES
Ma Rainey, nome d’arte di Malissa Nix Pridgett, è stata una vera leggenda del blues e il film di Wolfe che in un primo momento sembra raccontare un piccolo aneddoto della sua carriera, ben presto si rivela altro rispetto al racconto biografico. È una storia che usa un pretesto quotidiano per scavare nei pensieri dei personaggi. Sotto la facciata di questa band blues vengono affrontate tematiche forti come l’ingiustizia sociale che ancora oggi si percepisce in tutto il mondo. Ma Rainey’s Black Bottom racconta qualcosa della vita degli afroamericani e lo fa a suon di blues. Il blues, nato nella seconda metà dell’800 al tempo della liberazione dei neri dalla schiavitù, momento storico in cui le catene furono spezzate (ma le ingiustizie sociali erano solo all’inizio), è un modo per liberarsi dei brutti pensieri, un modo per vivere. Ma Rainey’s Black Bottom è un film che brucia dal desiderio di una vita migliore.
VIOLA DAVIS È MA RAINEY
“È la voce della vita. Non canti per sentirti meglio. Canti perché cantando capisci la vita. Il blues ti butta giù dal letto la mattina. Ti alzi sapendo di non essere sola”, dice Ma Rainey. Ad interpretarla è da Viola Davis, definita per questa sua interpretazione dalla grandissima Holland Taylor come monumentale. Ma è una donna capricciosa, dalle molte richieste, alcune delle quali assolutamente futili ma che servono e devono essere fatte. Questo è l’unico modo che Ma ha per non vendersi del tutto al suo agente bianco. In una delle scene chiave del film la stessa cantante afferma, con grande coscienza, che il pubblico bianco vuole solamente la sua voce e che una volta avuta è pronta a liquidarla come una prostituta, pagata per il servizio offerto. I capricci di Ma non sono altro che pretesto necessario per manifestare il suo orgoglio e e difendere il proprio onore. Ma Rainey’s Black Bottom è un film sulle dinamiche di potere, sul talento da proteggere e anche da dimostrare. È la storia di chi subisce il potere e in un modo o in un altro sceglie di reagire. Ma senza i capricci è destinata a essere sfruttata, mentre il giovane Levee ha solo la musica e senza questa è destinato a perdersi.
CHADWICK BOSEMAN ALLA SUA ULTIMA APPARIZIONE
Guardare Ma Rainey’s Black Bottom senza provare un grande dolore è impossibile. Non solo per come è raccontata l’ingiustizia sociale di fondo, ma per la straordinarietà interpretativa di Chadwick Boseman che ci ha lasciato la scorsa estate a causa di un brutto male. Lui interpreta un trombettista Levee sicuro di sé, con un sogno da realizzare e con un passato da non dimenticare. Il suo sogno è quello di formare una propria band e cantare le proprie canzoni. Un sogno la cui realizzazione sembra essere molto vicina: il produttore sceglie la sua versione per la registrazione di Ma, gli chiede alcune canzoni di prova e inoltre Levee riesce a conquistare la ballerina che accompagna sempre la cantante in tour. Levee ha dovuto sopportare la visione di sua madre aggredita e violentata da alcuni uomini bianchi, ha rischiato la vita per via di una coltellata inferta da uno di loro, ha sofferto per l’uccisione del padre che era andato in cerca di vendetta. Per lui la musica è la grande possibilità. Un sogno che viene però spezzato e una delusione difficile da controllare. Davanti a Chadwick Boseman non si possono non stringere i pugni e dire “Wakanda forever”, con questo film però viene fuori ancora di più il suo immenso talento. In ogni scena in cui prende la parola Levee il tempo cambia a va a ritmo delle sue battute. È il film che segue questo attore nella sua interpretazione e non il contrario.
AUGUST WILSON E L’ESPERIENZA DEI NERI D’AMERICA
August Wilson è stato un grande drammaturgo, scomparso ormai dal 2005, ha raccontato la vita degli afroamericani meglio di chiunque altro, vincitore anche del Premio Pulitzer. Tra i suoi scritti più importanti ci sono dieci opere teatrali che raccontano l’esperienza afroamericana nel ventesimo secolo. Con le sue parole ha spaziato tra trionfi e sconfitte, dalla liberazione della schiavitù all’alienazione degli anni 90. Nove di queste opere di Wilson sono state rappresentate a Broadway, a cominciare da Ma Rainey’s Black Bottom che ha debuttato nell’ottobre 1984. Ad oggi, Jitney è l’unico testo che ancora non ha calcato i palchi di New York. August Wilson non aveva studiato drammaturgia e non aveva molto a che fare con il teatro. Era devoto al blues, amava l’arte di Romare Bearden, la poesia di Amiri Baraka e i testi di Jorge Luis Borges. Era solito dire che “il fondamento della mia drammaturgia è la poesia“. Il suo obiettivo non era quello di creare una divisione con la scrittura. Non scriveva per i bianchi o per i neri, scriveva per raccontare un’esperienza, quella dei neri in America in un tempo a noi vicinissimo. La sua morte ha scosso il mondo culturale americano tanto che il Washington Post scrisse che August Wilson non “ha semplicemente lasciato un buco nel teatro americano, ma un un’enorme ferita che dovrà aspettare a lungo prima di essere ricucita, di essere chiusa da qualche drammaturgo colto e poetico che deve ancora emergere”.
–Margherita Bordino
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