Sound of metal, il peso del silenzio: il film candidato agli Oscar di Darius Marder
La storia di un batterista metal che deve fare i conti con l’improvvisa perdita dell’udito. Un film sul silenzio, sull’attesa, sull’adattamento a una nuova normalità. Sound of Metal è tra i candidati come Miglior Film agli Oscar 2021.
La discesa nel silenzio di un batterista metal che perde l’udito. Sound of metal è un film intimo e a suo modo assordante in cui i dialoghi e il ritmo della storia non sono i punti di maggiore interesse o intrattenimento. Sound of metal è uno dei film più presenti nelle varie nomination dei premi cinematografici. Tra gli altri ha ottenuto 6 candidature a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 4 candidature a BAFTA, 4 candidature e vinto 2 Satellite Awards, 5 candidature e vinto un premio ai Critics Choice Award. Alla regia del film c’è Darius Marder e il protagonista è un intenso Riz Ahmed. Sound of Metal in principio è stato concepito da Derek Cianfrance che si era basato sulle proprie esperienze da batterista affetto da acufene. Dopo esser stato costretto ad abbandonare il progetto, allora intitolato Metalhead, a causa dei suoi impegni cinematografici successivi al successo di Blue Valentine (2010), Derek Cianfrance ha deciso di affidare il film all’amico Darius Marder che aveva co-sceneggiato il suo Come un tuono. E così 10 anni dopo l’idea è stato realizzato il film. Un film che seppur si concentra su una vicenda specifica e drammatica, riguarda tutti noi. Una storia di accettazione, di attesa, di ricerca di quiete, di pace con se stessi, andando oltre ciò che può sembrare un limite.
UN VIAGGIO NEL SILENZIO
In Sound of Metal Riz Ahmed veste i panni del batterista Ruben Stone che, insieme alla cantante e sua ragazza Lou, ha messo in piedi il duo metal “Blackgammon”. La coppia vive in un camper e si sposta di città in città tra un concerto e l’altro. Un giorno Ruben, poche ore prime di un concerto, inizia a perdere improvvisamente l’udito ed eseguendo un test scopre che le sue capacità uditive gli permettono di distinguere una percentuale bassissima di parole: il suo udito si sta deteriorando rapidamente. Quando Ruben confessa a Lou quanto gli sta succedendo, la ragazza sceglie di smettere di esibirsi preoccupata per la situazione e per la sobrietà di Ruben, ex tossicodipendente in via di guarigione, oramai pulito da quattro anni. È lei ad accompagnare Ruben in un centro di recupero immerso nella natura e gestito da un ex alcolizzato che ha perso l’udito durante la guerra del Vietnam. Ruben inizialmente rifiuta l’aiuto di tutti ma quando Lou va via si vede costretto a prendere in considerazione la vita nel centro. Qui inizia un vero percorso di formazione, una formazione per persone non udenti che però non riesce ad accettare. Si sente come una macchina rotta che deve essere aggiustata. Ruben sceglie così di vendere diverse apparecchiature musicali e il suo camper per poter pagare il costoso intervento d’istallazione di un impianto cocleare. In questo modo spera di potere tornare alla normalità precedente tradendo totalmente il principio della comunità che lo ha ospitato, fondata sulla convinzione che la sordità non è un handicap. Ruben è combattuto, irrequieto, non riesce più a trovare un momento di quiete. D’altronde, come e dove trovarla?
UN FILM ASSORDANTE
Paura, smarrimento e solitudine. Sono queste le sensazioni e le emozioni che accompagnano le due ore di Sound of Metal. Un film che gode di un vero realismo immersivo. Un viaggio drammatico che accompagna il protagonista e lo spettatore alla ricerca dell’accettazione di una nuova condizione. Una condizione che non può essere ignorata e che non ricondurrà mai alla dimensione precedente. Sound of Metal è un film onesto, lineare che pone lo spettatore dalla stessa parte del personaggio principale. Lo spettatore diventa in tutto, o quasi, il batterista. È questi a prestare il suo udito e non udito a chi guarda il film. Il sound design del film è, insieme alla regia quasi documentaristica, la parte più importante. Tutto si gioca tra suoni, rumori, voci e un principale silenzio assordante, abbandonato da tutto, anche da una colonna sonora che appare e scompare. Il film vive di un silenzio che diventa fastidioso, al quale anche lo spettatore vuole trovare una soluzione. Questo perché Sound of Metal è un doppio viaggio che facciamo insieme allo stesso Ruben Stone. Un viaggio che pone una riflessione importate tra coloro che vivono la sordità come una identità e coloro che la considerano un problema. Il film non è assolutamente saccente. Non offre una risposta unica, e che effettivamente non potrebbe esserci. Ma invita e aiuta Ruben Stone, come tutti coloro che vedono Sound of Metal, a trovare la quiete, ovvero ad accettare la propria condizione. L’accettazione come unica e vera possibilità di sopravvivenza, sempre e comunque.
– Margherita Bordino
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