The Year Earth Changed. Il documentario di David Attenborough girato durante il lockdown
David Attenborough, classe 1926, divulgatore scientifico, volto storico della BBC vincitore di Emmy e BAFTA Awards, rinnova il suo impegno con uno speciale docufilm voluto da Apple TV+ in occasione della Giornata della Terra
Quello del noto documentarista britannico David Attenborough è un approccio ottimista: da sempre sostiene che la Natura, forte e perfetta, in un modo o nell’altro sopravviverà, con o senza di noi. La natura non solo può sopravvivere anche senza gli esseri umani, ma riesce a stare di gran lunga meglio. Niente rumori e inquinamento, molto più spazio a disposizione. In The Year Earth Changed, sull’onda degli incredibili video virali che vedevano protagonisti animali liberi per le città deserte, Attenborough ci racconta con il calore e la pacatezza che lo contraddistinguono le storie di quel mondo che dalle chiusure ha tratto enormi benefici. Con il Covid c’è stato, infatti, un “reset” degli equilibri naturali: ecosistemi in grave crisi si sono improvvisamente rigenerati grazie allo stop delle attività umane dovuto al contagio. Come ci ricorda l’autore in un’apertura in stile post apocalittico, “un virus mortale si diffonde in tutto il mondo” e l’uomo, dopo secoli di predominio, per la prima volta perde terreno.
IL RISVEGLIO DELLA NATURA DURANTE IL LOCKDOWN
La velocità del cambiamento è impressionante, senza la nostra interferenza il pianeta torna a prosperare. Questo viaggio suggestivo nei cinque continenti ci conduce alla scoperta di una natura spezzata ma fiera, pronta a riconquistare i suoi spazi. Il traffico automobilistico ridotto al minimo si traduce immediatamente in cieli più puliti, e all’orizzonte riaffiorano montagne prima celate alla vista. Mentre a Jalandhar, in India, le cime innevate dell’Himalaya tornano visibili dopo più di trent’anni, a San Francisco la scomparsa dell’inquinamento acustico delle automobili dà l’opportunità al passero dalla corona bianca di aggiungere nuove note al suo repertorio dell’accoppiamento. Anche le megattere sotto ai ghiacci approfittano dell’assenza dei transatlantici per comunicare meglio con i propri cuccioli. In Kenya intanto il rinoceronte sembra finalmente al sicuro dai bracconieri, una tregua che non si verificava dal 1999. Attenborough trattiene a malapena la gioia nel cogliere questi segni di straordinaria resilienza. Ogni incredibile angolo di mondo esplorato è accompagnato da numeri e statistiche su popolazione e affluenza media di turisti, poi scomparsi con il lockdown. Ma a trasmettere ancor di più l’idea della mancata presenza umana è l’essenzialità delle immagini catturate dai droni, in volo su piazze e strade vuote.
GLI EFFETTI DEL LOCKDOWN SULL’AMBIENTE
Se la sequenza del ghepardo che prende possesso di un resort di lusso trasformandolo in suo personale casino di caccia ci strappa un sorriso, altre storie sono davvero struggenti. A Nara, in Giappone, vive una comunità di cervi sika da almeno 1300 anni; nel corso del tempo molti dei prati su cui pascolavano sono stati occupati da strade ed edifici e gli animali, solitamente molto timidi, hanno dovuto imparare a interagire con l’uomo per sfamarsi. Il risultato è che i cracker di crusca di riso, gentilmente offerti dai milioni di turisti in visita ai templi della città, sono ora alla base della loro dieta. Con la pandemia cambia tutto, i cervi devono affrontare una nuova sfida: tornare a procurarsi il cibo autonomamente. Per fortuna alcuni dei membri più anziani del branco conservano un prezioso ricordo. In testa al gruppo, guidano gli altri fuori dall’area dei templi fino a un fazzoletto di terra sopravvissuto alla giungla di cemento. Quel modesto angolino verde è tutto ciò che resta degli antichi pascoli, quanto basta a nutrirli in attesa del ritorno dei flussi turistici.
IL POST COVID E IL RITORNO ALLA NORMALITÀ
Che gli animali senza di noi se la passino meglio è facilmente intuibile, ma con il lockdown è caduto il velo. Per la prima volta abbiamo avuto l’opportunità di vedere realmente cosa accadrebbe se l’umanità scomparisse dalla faccia della terra. The Year Earth Changed documenta questo esperimento globale di proporzioni epiche, perché funga da monito e testimonianza. Scienziati e ricercatori hanno nuovi dati sull’impatto delle nostre abitudini e il modo in cui interferiscono con quelle animali. L’errore da evitare, una volta fuori dall’incubo, sarà quello di non capitalizzare questa conoscenza. Tornare alla “normalità” pre-Covid vorrebbe dire condannare definitivamente il progetto di una coabitazione virtuosa, non solo possibile ma necessaria.
– Luca Graziani
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