Nasce ad Alatri (e non a Roma) l’Archivio dedicato a Gianni Toti. La storia dell’intellettuale
Giornalista e scrittore, cineasta e poeta, artista e sindacalista. Gianni Toti è stato una tipica figura di intellettuale del Secolo Breve, refrattaria alla specializzazione contemporanea.
Ringraziamo gli accumulatori, quelli che rendono invivibili le stanze e le case; che vivono l’ordine nel disordine; che non buttano niente e custodiscono maniacalmente quello che altri consumano in fretta perché ogni cosa racconta, testimonia, è traccia di un cosmico puzzle che è la loro vita o loro mente. Ringraziamo gli accumulatori seriali, sacerdoti degli archivi, che stanno salvando la memoria del Novecento grazie a fogli battuti sui tasti di una macchina da scrivere, appunti macchiati d’inchiostro stilografico, telegrammi intervallati da STOP, lettere piegate e conservate con tanto di busta e francobollo.
GIANNI TOTI, L’ACCUMULATORE GENIO
E se ci fu un seriale accumulatore di genio al quale è dovuto un particolare ringraziamento quello è di certo Gianni Toti, uomo del Novecento nato nel 1924 e scomparso nel 2007. Vedere per credere le foto della sua casa/tana in via dei Giornalisti a Roma che lo incorona a principe del genere: libri stipati negli scaffali, faldoni annodati con lo spago, taccuini che riempiono cassetti e manifesti, fogli di giornali, locandine appese e incollate persino sul soffitto, a raccontare un uomo “larger than life”, in continuo vagare nella mente e nel mondo. E ora quindicimila volumi, la sua intera videoteca, l’archivio personale fitto di corrispondenza, gli oggetti, i dipinti della sua prima moglie (la pittrice ungherese Marika Dallos) e infine gli arredi, i quadri degli amici, i suoi disegni, i suoi appunti e le tante foto con i compagni di viaggio (Pasolini, Zavattini, Marguerite Duras, Robbe-Grillet e persino Che Guevara, con cui strinse amicizia nei suoi lunghi soggiorni cubani), l’intero archivio insomma troverà casa ad Alatri nello storico Palazzo Gottifredo. Qui dal 2017, associazione Gottifredo in collaborazione con l’Università di Cassino e il sostegno della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale ha costituito un Coworking artistico che adesso si amplia con un Centro dedicato alle arti e alla sperimentazione (“Visioni molteplici”) posto in una struttura aperta al pubblico e arricchita da lasciti e donazioni. Come questa, voluta dalla moglie Pia Abella Toti, che ha deciso così di offrire a studiosi e studenti l’intero corpo della Casa Totiana, associazione culturale con sede a Roma che finora aveva conservato e divulgato tanto prezioso materiale.
LA CASA TOTIANA
L’intero corpo della Casa Tatiana associazione culturale con sede a Roma che finora aveva conservato e divulgato tanto prezioso materiale, è pronto a trasferirsi altrove, al servizio di studiosi e studenti. Lui, sicuramente, ne sarebbe stato contento. Giornalista e scrittore, cineasta e poeta, artista e sindacalista sempre un passo avanti, di lato o altrove per mantenere un punto di vista che non fosse obbediente, sottomesso, acritico, Gianni Toti è stato una tipica figura di intellettuale del secolo breve, refrattaria alla specializzazione contemporanea. Per questo, come raccontano Sandra Lischi e Silvia Moretti nella biografia piena di immagini, ricordi e testimonianze che ben lo rappresenta (“Gianni Toti o della Poetronica” ed. ETS 2021), Toti viveva mondi che tra loro poco comunicavano. Il giornalismo lo ricorda come giovane redattore dell’“Unità” e “Paese Sera”, poi reporter per “Vie Nuove” nei luoghi di guerra e di crisi in quegli anni caldi che vanno dal 1958 al 1969, direttore infine prima della “Voce di Sicilia” e poi del settimanale il “Lavoro” rivista ufficiale della CGIL. Nel mondo del cinema era noto come sceneggiatore e documentarista, nonché regista del lungometraggio “E di Shaùl e dei sicari sulle vie di Damasco”. Un film o meglio un “non film”, secondo la definizione dell’autore, girato nel 1973, con un linguaggio ad alto tasso di sperimentazione che tra effetti speciali e un pionieristico uso del “found footage” fonde un impianto visivo con uno saggistico per rileggere la figura di San Paolo in chiave marxista.
GIANNI TOTI REGISTA E SCRITTORE
Per l’editoria, invece, Toti fu determinante come scrittore, poeta e fondatore/ animatore insieme a Domenico Javarone di un trimestrale di lettere e arti: “Carte Segrete”. Oggetto di culto fin dalla copertina di cartone grezzo, che nato nel 1967 diventò un’originale piattaforma di dibattito delle “avanguardie” internazionali, spaziando dalla storia alla letteratura, dalla politica alla poesia con contributi visivi di artisti quali Mucha Balla, Prampolini, Klee… Ma fu proprio questa irrefrenabile energia e onnivoro desiderio di conoscenza, a penalizzare una figura di artista e intellettuale sicuramente degno di maggiore attenzione per lo spericolato coraggio di sperimentare e sperimentarsi che lo porta a prove in ogni campo fino a concettualizzare quella che lui battezzò “videopoetronica”: una forma di poesia visiva tesa a forzare i limiti dell’immagine elettronica verso quel linguaggio che il digitale avrebbe poi fatto esplodere. Ma poiché nessuno è profeta in patria, dispiace ma non stupisce che tutto questo materiale prezioso debba ora traslocare da Roma ad Alatri, al posto di essere ospitato in uno dei musei moderni e contemporanei della capitale. Problema nostro, però. Lui da vero profeta lo sapeva e lo aveva già scritto in una bellissima poesia che comincia così: C’ero una volta vi giuro che c’ero /voi non mi credete lo so che è incredibile/ ma c’ero una volta non tutte le volte ci sarò/ stato ma c’ero più di altri che ancora/ ci sono propagandati dal silenzio dell’oro…
– Alessandra Mammì
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