Vivarium. Il film distopico di Lorcan Finnegan
Ambientata in un mondo inquietante, solo in apparenza simile a quello reale, la pellicola diretta nel 2019 da Lorcan Finnegan mette in scena i meccanismi ben poco rassicuranti della nostra società
Nel corso della ricerca del loro primo appartamento, Tom e Gemma si imbattono in Martin, uno stravagante agente immobiliare che li conduce a Yonder, un quartiere residenziale costituito da una successione infinita di identiche villette a schiera. Durante la visita al civico 9, Martin scompare nel nulla, lasciando i ragazzi nell’abitazione. La coppia, stranita dall’eccentrico comportamento, sale in macchina per lasciare il quartiere ma ben presto si rende conto che da Yonder, una volta entrati, non si può più uscire.
IL FILM DI LORCAN FINNEGAN
Al suo secondo lungometraggio, Lorcan Finnegan (Without Name, 2016) sceglie uno scenario distopico per tratteggiare un’allegoria inquietante della società contemporanea. Prendendo spunto dal grande cinema di fantascienza del secondo dopoguerra, che trattava liberamente temi considerati tabù con intenti educativi, Vivarium mette in scena argomenti attuali e scottanti, come l’adesione inconsciamente indotta a uno stile di vita borghese e la prosperità del sistema consumistico a esso strettamente associato.
Il regista irlandese ci immerge in immagini stranianti e surreali, dalla stucchevole tonalità verde pastello e dai cieli posticci in stile magrittiano, per mostrare i suoi due protagonisti intrappolati come cavie da laboratorio in un’imitazione artefatta e brutale del mondo reale e dei suoi meccanismi “naturali”. Yonder (dall’inglese ‘laggiù‘, ‘dall’altra parte‘) è un vivaio (dal latino ‘vivarium‘): un luogo preposto alla crescita di esseri viventi (animali o vegetali) destinati al consumo. Tom e Gemma, giovani nel pieno delle loro capacità riproduttive, devono (come tutti) essere parte del sistema per permetterne la sopravvivenza e così, a poche ore dal loro arrivo, oltre alla perfetta casa a schiera, viene affidato loro anche un neonato, con la promessa che, se se ne occuperanno, saranno “liberati”. Tuttavia il bambino cresce a una velocità impressionante e manifesta atteggiamenti imitatori e inquietanti, rivelando la sua natura artificiale e inficiando così tutti gli sforzi che la coppia fa per assumere un “reale” ruolo genitoriale.
DAL CINEMA ALLA STORIA DELL’ARTE
Lavorando con un cast di qualità ridotto all’osso e un’ottima sceneggiatura, Finnegan crea un’opera profonda e sofisticata, disseminata di metafore e simbolismi, di riferimenti alla cinematografia contemporanea e alla storia dell’arte, mostrandoci, con stile impeccabile, un ritratto distaccato, lucido e impietoso della nostra società.
– Giulia Pezzoli
IRLANDA – BELGIO – DANIMARCA, 2019
REGIA: Lorcan Finnegan
GENERE: fantascienza, horror, thriller
SCENEGGIATURA: Lorcan Finnegan, Garret Shanley
CAST: Jesse Eisenberg, Imogen Poots, Jonathan Aris, Senan Jennings
DURATA: 97′
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #62
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