Belfast, l’autoritratto dell’infanzia di Kenneth Branagh al cinema

Film candidato a ben 7 premi Oscar tra cui Miglior Film e Regista. È il racconto dell’infanzia di Kenneth Branagh messo in scena non come biografia ma come favola. La storia di un bambino felice che si fa strada in un mondo di buoni e cattivi.

Un racconto personale, di infanzia. La storia di un bambino vissuto nel tumulto della fine degli anni ’60. “È il film più personale che abbia mai realizzato. Parla di un posto e della gente che amo”. È Belfast di Kenneth Branagh, nelle sale italiane con Universal Pictures. Il film, che si potrebbe definire di auto-finzione, è raccontato attraverso gli occhi di un bambino che quando può si rifugia nella finzione e nella fantasia, che vede alcuni adulti come eroi invincibili e che cerca e trova leggerezza laddove non è possibile. Belfast attinge all’infanzia e al vissuto del regista ma non è da intendersi come biografia. È una narrazione romanzata della realtà. Un film sincero, coinvolgente, in cui c’è un grande spirito di unione, comunità, insieme di vite. Il film, girato nel pieno del lockdown, ha potuto sfruttare alcune situazioni come quella di mantenere il cast in una bolla e quindi creare tra i vari un notevole affiatamento, e come quella di poter girare per strada fruttando ogni tipo di angolazione e larghezza. Quid in più di Belfast, che subito salta agli occhi, è la scelta di girare in bianco e nero. Una scelta significativa e anche qui personale, nostalgica e romantica. “Sono cresciuto con film sia a colori che in bianco e nero”, dice Branagh “e poi c’era quello che ho imparato a chiamare ‘Hollywood in bianco e nero’, una specie di bianco e nero vellutato, setoso, satinato in cui tutti sembravano più affascinanti. Era quello che volevo usare perché un bambino di nove anni può vedere i suoi genitori tremendamente affascinanti, e fa sì che tutto appare più grande. Nel fotogiornalismo in bianco e nero, come quello di Cartier-Bresson, si ha un’ulteriore autenticità, anche se non è il modo in cui vediamo effettivamente il mondo. È un curioso paradosso ottenere un effetto grintoso e più realistico da un trattamento ‘poetico’. Quindi, volevo che “Hollywood in bianco e nero” facesse parte della mitologia di questa storia, rendendo anche l’ambiente più prosaico affascinante ed epico”.

BELFAST. NEL MONDO DI BUDDY

È l’estate del 1969 e Buddy, un bambino di nove anni, sa esattamente chi è e da dove viene. Figlio della classe operaia di North Belfast, è felice e amato, vive al sicuro in una comunità unita e solidale. Per viaggiare con la fantasia Buddy guarda film o programmi tv americani. Sono gli stessi anni in cui l’uomo muove i primi passi sulla luna… Sul finire di agosto scoppia improvvisamente il malcontento sociale e i sogni di Buddy si trasformano in un incubo. Le tante ore passate davanti a western come Mezzogiorno di fuoco e L’uomo che uccise Liberty Valance, gli permettono di credere e crearsi un mondo avvincente, divertente ma anche straziante, in cui entra con ferocia la realtà fatta di le rivolte e la violenza, ma anche di gioie familiari e di sofferenze amorose.

Film Belfast

Film Belfast

Il cast di Belfast comprende la candidata al Golden Globe Caitríona Balfe, il premio Oscar Judi Dench, Jamie Dornan, Ciarán Hinds e il giovanissimo esordiente, di appena dieci anni, Jude Hill. Dornan e la Balfe interpretano una coppia affiatata della classe operaia coinvolta nel caos, mentre la Dench e Hinds rivestono i panni dei nonni arguti. Il film è prodotto da Branagh, Laura Berwick, Becca Kovacik e Tamar Thomas.

Film Belfast

Film Belfast

BELFAST, LA CITTÀ NATALE DI UN PREMIO OSCAR

“Belfast è una città ricca di storie”, dice Branagh “e alla fine degli anni ’60 ha attraversato un periodo incredibilmente tumultuoso della sua storia, molto drammatico, a volte violento, che ha coinvolto anche me e la mia famiglia. Mi ci sono voluti cinquant’anni per trovare il modo giusto per raccontarlo, con il tono che volevo. Può volerci molto tempo per capire anche le cose semplici e trovare la giusta prospettiva. La storia della mia infanzia che ha ispirato il film, è diventata la storia di tutti, quando un bambino passa all’età adulta e perde la sua innocenza. Quel crocevia a Belfast nel 1969 è stato accelerato dal tumulto che stava accadendo intorno a noi. All’inizio del film appare una città idilliaca – buon vicinato, sole e senso della comunità – sconvolta poi dall’arrivo di una folla che passa come uno sciame di api e devasta questa pace. Quando se ne sono andati, le strade erano deserte, e la gente preoccupata sentiva di doversi barricare dentro casa per difendersi da un altro eventuale attacco: è esattamente così che ricordo. Ricordo che la vita si è capovolta in un pomeriggio, quasi al rallentatore, non capendo il suono che sentivo, voltandomi a guardare la folla in fondo alla strada, e la vita non fu mai più la stessa. Sentivo che c’era qualcosa di drammatico e universale in quell’evento perché le persone potevano anche riconoscere un crocevia nella propria vita, ma non sempre accentuato da eventi esterni”.

– Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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