La guerra nei film. La storia di Pantelleria nel nuovo film di Masbedo
Presentato a Venezia nell’ambito della mostra di videoarte Penumbra, racconta la misteriosa storia di un (secondo) tragico bombardamento americano organizzato per fare un film
La storia dei combat film realizzati durante la Seconda Guerra Mondiale è estremamente affascinante: la serie più famosa di questi oggetti di propaganda, Why We Fight, raccoglieva sette film girati al seguito delle truppe da alcuni tra i più famosi registi hollywoodiani, tra cui Frank Capra, supervisore dell’intero progetto, John Ford, John Huston e William Wyler (questa vicenda è stata ricostruita da un bellissimo documentario di Laurent Bouzereau, Five Came Back).
IL COMBAT FILM SU PANTELLERIA
Per la prima volta nella storia, l’immagine cinematografica offriva non solo la registrazione in presa diretta dei fatti, ma diventava essa stessa uno strumento di guerra. Molto interessanti in questo senso sono le dichiarazioni rilasciate all’epoca da Capra stesso: “pensavo che fosse il mio lavoro mostrare ai nostri ragazzi le ragioni della nostra guerra. Avevano 18 anni, quei ragazzi, e non sapevano niente di cose di guerra. Non erano soldati, non avevano nessuna disciplina militare. Erano i peggiori soldati del mondo, quando la guerra scoppiò. Ma in due anni, erano i migliori del mondo. E c’è una ragione, per questo: avevano una mente aperta. (…) Era la prima cosa che facevano, vedere i miei film. E quando li vedevano, sapevano cosa fare, perché combattevano. Capivano che non era un gioco. Era vero”.
Sulla storia di uno dei combat film girati in Italia si sono concentrati i Masbedo – (Nicolò Massazza (1973) e Iacopo Bedogni (1970) – nel loro nuovo film, Pantelleria (2022), presentato nella mostra collettiva Penumbra della Fondazione In Between Art Film presso il Complesso dell’Ospedaletto a Venezia a cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi insieme a Karimah Ashadu, Ana Vaz, Emilija Škarnulyté, James Richards, He Xiangyu, Aziz Hazara e Jonathas De Andrade, artista brasiliano autore dello straordinario Olho da Rua).
LA STORIA DEL BOMBARDAMENTO DI PANTELLERIA
Il film, in 19 minuti, racconta il drammatico bombardamento durato un mese – dal 9 maggio all’11 giugno 1943 – dell’isola siciliana, e il secondo bombardamento predisposto dagli alleati per permettere le riprese del film. Attraverso la prosa immaginifica e visionaria dello scrittore Giorgio Vasta (che interpreta anche il suo testo), ci addentriamo in profondità nell’esperienza psichica ed emotiva di quel terrore, di quel mese in cui il cielo è “fatto di ferro”, e nell’accumulo di dati e cifre e detriti, di spazi e di tempi e di materiali sminuzzati, siamo accompagnati dalla presenza e dallo sguardo di un asino che si aggira nell’Hangar Nervi, simbolo della militarizzazione dell’isola voluta da Mussolini, e nei bunker scavati dall’esercito italiano.
Spezzoni e frammenti del film originale vengono proiettati sui palazzi della Pantelleria odierna, in una continua e intelligente collisione tra passato e presente che si interroga sul senso di quella ripetizione, e sul confine (così attuale) tra storia e spettacolo. Tra rappresentazione e tragedia. Quale è più vero, infatti, il primo o il secondo bombardamento? Le bombe che cadono per le cineprese distruggono infatti esattamente come quelle precedenti, i palazzi crollano e si disintegrano alla stessa maniera, eppure al tempo stesso sono inutili; queste bombe “cinematografiche” recitano per così dire la parte di quelle reali, e sono proprio queste (le loro immagini) che alla fine passeranno per ‘autentiche’, che entreranno a far parte della Storia sostituendosi a quelle originali, a quelle cadute prima della resa…
Il racconto riattiva i ricordi stratificati nei racconti – che a loro volta sono stati ascoltati, registrati e ripresi sull’isola nel corso di un processo collettivo durato quattro anni, che ha coinvolto attivamente la comunità e il gruppo che ha lavorato al film. Pantelleria è l’esempio di come l’arte italiana sia in grado – quando ci si mette sul serio – di riflettere in maniera non retorica sulle pieghe e sulle crepe della storia ufficiale, sui traumi collettivi, su eventi che apparentemente rientrano nella sfera spettacolare ma che influenzano la realtà concreta, negli Anni Quaranta così come in questi mesi e in queste settimane.
– Christian Caliandro
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