Esterno Notte. Marco Bellocchio torna sul rapimento Moro a Cannes 75.
La storia di un uomo tradito. È questo il racconto in formato seriale che Bellocchio porta alla 75esima edizione del Festival di Cannes. La storia del rapimento di Aldo Moro da più punti di vista e personaggi.
Il Festival di Cannes non rinuncia a Marco Bellocchio neanche quest’anno, e fa più che bene! Il regista originario di Bobbio presenta sulla Croisette il suo “Esterno notte”. Si tratta del suo primo confronto con la serialità televisiva, ed è anche la prima volta che il Maestro torna su un argomento trattato, il rapimento di Aldo Moro. Una scelta dovuta a una necessità di approfondimento di questa triste vicenda del nostro Paese dando ampio respiro alla molteplicità dei punti di vista dei personaggi coinvolti in quei 55 giorni di angoscia e attesa. La serie, presentata nella sezione Première, arriva nelle sale italiane in due parti, la prima dal 18 maggio, la seconda dal 9 giugno 2022 distribuita da Lucky Red e trasmessa nell’originale formato seriale in autunno su Rai 1.
COSA ASPETTARSI DA ESTERNO NOTTE
Esterno notte è una storia in cui le parole dette e quelle non dette, ma anche quelle scritte – in comunicati o lettere – sono importanti e fanno la differenza. Quello che viene mostrato, verbalmente e non, è come uomini di potere e prima di tutto di “comunicazione” sono in crisi sulle parole da usare. Su quanto appunto dire o non dire. In Esterno notte si entra in empatia con tutti i personaggi. Non c’è odio o giudizio. C’è racconto del reale, c’è immaginazione e c’è grottesco. Quest’ultimo è un elemento centrale del cinema di Marco Bellocchio. Quella caratteristica che lo rende unico nel modo cinematografico di narrare. Qui, il tono tragico-grottesco diventa non solo una scelta naturale o ma anche uno stimolo vivace per lo spettatore chiamato a porsi delle domande su quanto accaduto ad un uomo che è stato vittima della passione di altri. A vestire i panni di Aldo Moro è Fabrizio Gifuni, attore che con questo personaggio ha un trascorso cinematografico e teatrale. Che sente ormai assimilato e vicino questo uomo che nel momento del massimo bisogno è stato tradito da coloro che riteneva amici. Accanto a Gifuni ci sono Margherita Buy (Eleonora Moro), Fausto Russo Alesi (Francesco Cossiga), Toni Servillo (Papa Paolo VI), Daniela Marra (Adriana Faranda) e Gabriel Montesi (Valerio Morucci).
UNA STORIA TRISTEMENTE ITALIANA
È il 1978. L’Italia è dilaniata da una guerra civile che vede coinvolta da un lato le Brigate Rosse, la principale delle organizzazioni armate di estrema sinistra, e dall’altro lo Stato. Le violenza di piazza, i rapimenti, le gambizzazioni, gli scontri a fuoco sono all’ordine del giorno. È un disordine generale e incontrollato. In questo clima sta per insediarsi, per la prima volta in un paese occidentale, un governo sostenuto dal Partito Comunista (PCI), in un’epocale alleanza con il partito conservatore del Paese, la Democrazia Cristiana (DC). Aldo Moro è il Presidente della DC ed è il principale fautore di questo accordo, che segna un passo decisivo nella politica italiana. È proprio nel giorno dell’insediamento del Governo, il 16 marzo 1978, che Moro, mentre si trova sulla strada che lo porta in Parlamento, viene rapito. È un attacco diretto al cuore dello Stato, subito rivendicato dai brigatisti. Hanno inizio così i 55 giorni di reclusione di Moro, giorni scanditi da lettere di questi e da comunicati dei brigatisti. Seguono giorni di speranza e paura, di trattative pubbliche, di fallimenti, ma soprattutto di buone intenzioni e cattive azioni. È il 9 maggio quando il cadavere di Moro viene abbandonato in un’automobile nel pieno centro di Roma, a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI. Marco Bellocchio racconta vari punti e personaggi di quei giorni e inizia il suo racconto con la liberazione del presidente Moro.
NOTE DI REGIA DI MARCO BELLOCCHIO
“Ero rimasto molto colpito da un articolo di Filippo Ceccarelli su Aldo Moro del 20 settembre ’17 di Repubblica e da quella foto del Presidente sulla spiaggia di Maccarese in mezzo a mamme e bambini e papà in costume da bagno del 1971, e lui in doppiopetto e cravatta… E poi sotto una seconda foto su un motoscafo guidato dalla moglie, donna forte, fiera che si è portata nella tomba tanti misteri. Sono l’esterno, il controcampo di un Moro prigioniero e poi giustiziato dalle BR nel 1978, su cui avevo fatto il film, in interno, Buongiorno notte. Sentivo che era importante, almeno per me (non per l’Italia, non ho questa presunzione) dopo Il Traditore, ritornare sull’argomento. Ho voluto stavolta farne una serie per raccontare l’Esterno di quei 55 giorni italiani stando però fuori dalla prigione tranne che alla fine, all’epilogo tragico. Esterno notte perché stavolta i protagonisti sono gli uomini e le donne che agirono fuori della prigione, coinvolti a vario titolo nel sequestro: la famiglia, i politici, i preti, il Papa, i professori, i maghi, le forze dell’ordine, i servizi segreti, i brigatisti in libertà e in galera, persino i mafiosi, gli infiltrati. Protagonisti celebri, sempre in TV e sui giornali, ma anche sconosciuti… E le loro storie più private che pubbliche durante il sequestro, per cercare di salvarlo, per far finta di salvarlo, boicottando apertamente o segretamente ogni trattativa, fino al tragico grottesco delle sedute spiritiche e dei viaggi all’estero per consultare sensitivi che potessero dare delle informazioni utili sulla prigione. Il grande teatro televisivo durante quei 55 giorni con milioni di spettatori attaccati alla TV in cui tutti facevano pronostici pubblicamente o in cuor loro e si pregava nelle chiese, si facevano appelli da San Pietro per la salvezza del Presidente e tanti ci speravano e anch’io. Ingenuamente. Quell’uomo, come Cristo, “doveva morire”. Perché nulla potesse cambiare non solo nella politica, ma soprattutto nella mente degli italiani. Facendo un’eccezione alla mia regola di non ritornare più su storie già raccontate. Con un’ampia giustificazione e cioè che la “notte” che ho voluto raccontare nella serie era assente in Buongiorno notte”.
–Margherita Bordino
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