“All the Beauty and the Bloodshed”, il film di Laura Poitras su arte e militanza di Nan Goldin
Dall’incontro tra la fotografa Nan Goldin e la regista Laura Poitras è nato un racconto d’arte e di militanza. Questo racconto è il Leone d’Oro 2022, un premio giusto ma non a sorpresa. Sarà un film che riporterà il pubblico in sala?
All the Beauty and the Bloodshed della regista Premio Oscar Laura Poitras è il vincitore del Leone d’Oro alla 79. Mostra del Cinema di Venezia. Il film documentario, che sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures, racconta la storia della fotografa americana Nan Goldin e la sua battaglia contro la famiglia Sackler, nota benefattrice dei più grandi musei del mondo, ma anche proprietaria della società farmaceutica Purdue Pharma, responsabile di migliaia di morti per overdose da Ossicodone, falsamente prescritto come farmaco che non creava dipendenza. Laura Poitras dopo My Country, My Country sulla guerra americana in Iraq, dopo Citizenfour su Edward Snowden e per il quale ha vinto un Oscar, e Risk su un’altra figura discussa come Julian Assange, con All the Beauty and the Bloodshed accende un faro sulla cultura underground newyorkese negli anni ’70 e ’80, lo fa attraverso l’arte e il vissuto di Goldin, mostrando la militanza serrata di questa donna e la sua presa di posizione politica.
ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED. NON UN VERDETTO GIUSTO MA NON A SORPRESA
Già durante i primi giorni di Venezia 79 giravano rumors che riferivano di Julianne Moore, presidente di giuria, scoppiata in lacrime dopo aver visto il film di Laura Poitras. È evidente che un argomento come quello trattato nel film documentario non avrebbe potuto lasciare indifferente una donna americana (e del resto un po’ tutti gli spettatori). All the Beauty and the Bloodshed non è un film che ha meritato il Leone d’Oro perché diretto da una regista donna o perché tratta un argomento scottante. All the Beauty and the Bloodshed è un film equilibrato, forse anche un documentario un po’ classico, ma con una grandissima forza, quella di avere come obiettivo quello di smascherare consolidati rapporti di potere, sottomissione, assuefazione. Il titolo del film, nella traduzione italiana – ‘tutta la bellezza e lo spargimento di sangue’ – ha a che fare con Cuore di tenebra di Joseph Conrad, e anche se in esso viene meno la solita e riconosciuta traccia investigativa di Poitras, a favore dell’opera di Nan Goldin intrecciata alla sua biografia selvaggia e ai margini, uno spazio importante nel racconto lo hanno gli interventi di Patrick Radden Keefe, autore di L’impero del dolore, libro inchiesta sulla dinastia Sackler, la stessa che finanzia anche università come Harvard e ha costruito la sua fortuna sul Valium. La presidente Julianne Moore su All the Beauty and the Bloodshed ha detto: “è una storia, raccontata benissimo, di una donna marginalizzata, che ha creato arte da questa sua condizione. Un film estremamente toccante e umano”. E invece sul ruolo delle donne nel cinema: “ci sono così tanti film diretti da donne e che parlano di donne. Qualcosa sta cambiando decisamente. Possiamo guardare avanti senza fissarci sul genere. Abbiamo tutte le opportunità di raccontare le nostre storie”.
LA FOTOGRAFA NAN GOLDIN E LA COLLABORAZIONE CON LAURA POITRAS
Artista e attivista, Nan Goldin è una fotografa intimista di grande fama. Tanti sono i suoi lavori, ma tra tutti quello che permette di conoscerla meglio è il libro fotografico dal titolo The Ballad of Sexual Dependency. In questo è immortalata la propria vita e quella dei suoi amici (la sua “tribù”, come li chiama) tra gli anni ’70 e gli anni ’80, un periodo complesso, in cui vivevano fra droghe, feste, sesso e violenza. Sono oltre 900 le immagini istantanee che raccontano la storia di Goldin e lo fanno con un tocco naturale, da vero album di famiglia. Un album di famiglia che non ha segreti e non nasconde nulla, che mostra momenti intimi di amore, di violenza e di perdita. Della sua collaborazione con la fotografa è la stessa regista a parlarne, spiegando anche le motivazioni che l’hanno spinta a fare questo film: “ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019, due anni dopo che aveva deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell’alimentare la crisi da overdose. Il processo di realizzazione di questo film è stato profondamente intimo. Nan e io ci incontravamo a casa sua nei fine settimana e parlavamo. All’inizio sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un’epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film è costituito dall’arte, dalla fotografia di Nan e dall’eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un’eredità di persone in fuga dall’America”.
DENTRO IL FILM ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED
All the Beauty and the Bloodshed è la storia epica ed emozionante dell’artista e attivista di fama internazionale Nan Goldin, raccontata attraverso diapositive, dialoghi intimi, fotografie rivoluzionarie e rari filmati, della sua battaglia per ottenere il riconoscimento della responsabilità della famiglia Sackler per le morti di overdose da farmaco. Il film intreccia il passato e il presente di Goldin, l’aspetto profondamente personale e quello politico, dalle azioni del P.A.I.N. presso rinomate istituzioni artistiche alle immagini di amici e colleghi catturate da Goldin, passando per la devastante Ballad of Sexual Dependency e la leggendaria mostra sull’AIDS Witnesses: Against Our Vanishing del 1989, censurata dal National Endowment for the Arts. La storia inizia con P.A.I.N., gruppo da lei fondato per indurre i musei a rifiutare i fondi Sackler, togliere lo stigma alla dipendenza e promuovere strategie di riduzione del danno. Ispirato da Act Up, il gruppo ha orchestrato una serie di proteste atte a denunciare i Sackler e i crimini della Purdue Pharma, produttrice dell’ossicodone. Al centro del film campeggiano le opere d’arte di Goldin The Ballad of Sexual Dependency, The Other Side, Sisters, Saints and Sibyls e Memory Lost. In queste opere, Goldin ritrae gli amici rappresentandoli con bellezza e cruda tenerezza. Queste amicizie e l’eredità della sorella Barbara sono alla base di tutta l’arte di Nan Goldin. Il commento di Andrea Romeo, Founder e CEO I Wonder Pictures: “Laura Poitras, di cui abbiamo avuto il privilegio di distribuire Citizenfour (che le è valso sia un Oscar che un Pulitzer) ci porta ancora una volta ad immergerci nella nostra contemporaneità a profondità inesplorate. Lo fa con un film che parla del nostro mondo ossessionato dal profitto e dal potere, lo fa con un film sull’arte e sulla giustizia che ci fa scoprire i meccanismi della comunicazione contemporanea. All the Beauty and the Bloodshed è una esaltante avventura al fianco di una magnifica artista come Nan Goldin”.
– Margherita Bordino
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