Anticonformista, dissacrante, coerente. Ecco chi era Jean-Luc Godard
A 91 anni è morto Jean-Luc Godard. Regista e critico cinematografico che non le mandava a dire né con le immagini né con le parole. Quale ricordo avremo di questo autore?
Generoso e dissacrante, ecco come sarà ricordato Jean-Luc Godard. Introduzione alla vera storia del cinema è uno dei tanti regali che ha lasciato al suo pubblico, ai cinefili, ai curiosi. appassionati e non. Un libro in cui il regista mette in scena la storia del cinema attraverso più strumenti quali critica, storia e conversazione. Ci sono momenti dedicati a Lumière e Méliès e non mancano pilastri come Rossellini, Hitchcock, Murnau e Minnelli, Frank Capra e Truffaut. Insomma, in queste pagine Jean-Luc Godard racconta se stesso e il mondo cinematografico che lo ha formato, spronato, fatto incazzare e dato ispirazione. Ricordare e omaggiare Godard partendo dai suoi film? No, sarebbe troppo riduttivo! Maestro della Nouvelle Vague in primis, i suoi film hanno cambiato la storia del cinema, ma anche anticonformista senza veto. Nel 2010 l’Academy of Motion Picture Arts & Sciences di Hollywood l’ha insignito di un Oscar onorario alla carriera ma lui non si recò alla cerimonia di premiazione. Regista è vero, ma prima di tutto critico cinematografico per riviste quali Arts e Cahiers du cinéma dove scriveva con lo pseudonimo di Hans Lucas. Un po’ cinico nelle sue osservazioni, aveva suscitato il malcontento e l’ira di Truffaut – che lo chiamava Ursula Andress della militanza -per il suo parere non accogliente su Effetto notte (1973).
GODARD CITATO DA AGNÈS VARDA E JR
Una sua cara amica, che non c’è più da qualche anno, in un documentario che la vede protagonista ha citato Godard in un modo veramente prezioso. Ci riferiamo ad Agnès Varda e al suo Visages Villages con JR. In questo c’è un riferimento esplicito a Bande à part (1967), un film che era piaciuto molto alla regista di Cléo dalle 5 alle 7. La scena in questione riguarda i tre protagonisti che “attraversano il Louvre correndo, la conoscono tutti questa scena, c’è anche un regista importante che ha rifatto la scena (Bernardo Bertolucci in The Dreamers)”, racconta la Varda a Luisa Ceretto durante il festival Il Cinema Ritrovato. “Un giorno ci trovavamo al Louvre e ho detto a JR che avevo un po’ male ai piedi. Allora lui mi ha fatto sedere su una sedia a rotelle e spinto a tutta velocità nella galleria italiana, ma non sapevamo come inserire questa scena nel film. Quando, nel corso delle riprese, eravamo al porto di Le Havre e ci hanno fatto salire su un elevatore per andarci a mettere su un container, mi è venuta un’idea. Mi sono detta che l’ultima volta che avevamo preso un ascensore, JR ed io, eravamo al Louvre e così, ecco che abbiamo inserito nel mezzo del porto, la scena della galleria italiana del museo e poi siamo ridiscesi. Visages, Villages riflette quel che amo, la libertà, l’idea che si può parlare di una cosa e parlare di altro, è quel che si dice, una “digressione”, e trovo che la digressione, per l’appunto, rappresenti la libertà dell’artista”.
GODARD: L’OCCUPAZIONE DI CANNES
E come dimenticare di quella mitica volta che, come raccontano in tanti e come molte immagini testimoniano, Jean-Luc Godard occupò il Festival di Cannes. Era il 1968 quando, insieme a Francois Truffaut e Claude Berri – e con loro anche Claude Lelouch, Alain Resnais, Claude Chabrol -, guidò, durante il festival, la protesta degli autori, auspicando maggiore libertà nel cinema. A 9 giorni dall’inizio della kermesse, Godard e gli altri dichiararono ‘chiuso il festival’, coinvolgendo nella protesta anche i cineasti stranieri allora membri della giuria ufficiale, tra questi Milos Forman, Roman Polański e l’attrice Monica Vitti. Per merito loro e di questa protesta l’anno successivo nacque la sezione parallela e autonoma, dedicata ad un cinema diverso, nuovo e di rottura, che gode di piena vitalità ancora oggi, la Quinzaine des Realisaterurs. Il motivo della protesta? Erano i cineasti che si schieravano contro la politica senza alcuna paura. Al tempo, il ministro della cultura francese era André Malraux ed era stato proprio lui che aveva rimosso Henri Langlois dalla Cinematheque Francaise (episodio riportato anche nel già citato The Dreamers di Bernardo Bertolucci). Un tempo in cui i registi e gli artisti non avevano timore a imbruttire le ingiustizie dettate dai politicanti! Questa occupazione servì ad aprire un profondo dibattito: cosa ne sarebbe stato del cinema francese di lì in poi? Colpo di scena, Jean-Luc Godard ci lascia a 91 anni ma non perché malato, “era soltanto esausto”, rivela una fonte vicina al regista citata da Libération, il giornale che ha dato notizia della sua scomparsa.
– Margherita Bordino
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