Dialogo uomo-natura. Su Sky Nature il documentario sull’Orso Bruno Marsicano
Produzione Sky Original, in onda dal 24 settembre, il progetto diretto da Massimiliano Sbrolla non è il solito documentario naturalistico patinato. Anzi, affronta la verità di un territorio in lotta per la salvaguardia ambientale e culturale d’Italia
Quanto coraggio ci vuole per accettare il tempo della natura? Il valore della pazienza, nella storia di un parco che quest’anno compie cento anni dalla sua fondazione, si manifesta in modo tangibile. Quando nel 1922, sulla scorta di un pensiero davvero innovativo per l’epoca, si scelse di destinare due Riserve reali di caccia – a nord, nell’area del Gran Paradiso, e sull’Appennino Centrale, in Abruzzo – alla creazione di presidi di tutela di ecosistemi territoriali da proteggere, si lavorò su una scommessa a lungo termine.
IL VALORE DEL TEMPO NEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO
Nasceva così il Parco Nazionale d’Abruzzo (poi ampliato a comprendere anche porzioni di Lazio e Molise), il più antico d’Italia insieme al Parco Nazionale Gran Paradiso: oggi, la bontà della lungimirante operazione si manifesta nella complessità di un territorio che è diventato modello di buone pratiche, pur nella difficoltà di gestirlo tenendo conto dei contenziosi amministrativi e urbanistici con cui si confronta un organismo tanto ambizioso. Perché creare un’area protetta non vuol dire isolare un territorio sotto una campana di vetro, ma anzi attivare relazioni sane tra le comunità locali e un patrimonio ambientale di grande pregio, e promuovere un’idea di sviluppo sostenibile, quanto mai attuale e necessaria, a vantaggio della collettività.
IL DOCUMENTARIO SULL’ORSO BRUNO MARSICANO
Non è un caso che il parco in questione, facendo riferimento all’ultimo ampliamento dei suoi confini sancito per legge nel 2001, sia arrivato a comprendere ben 24 comuni, conquistando il primato di area naturale protetta più abitata d’Italia. Ed è in questa preziosa convivenza tra natura e cultura che si esprime il potenziale del Paese. C’è tutto questo nel documentario Il Marsicano. L’ultimo Orso, produzione Sky Original, in onda su Sky Nature dal 24 settembre (ma disponibile anche in streaming su NOW, e on demand per gli abbonati della piattaforma). Il canale nato un anno fa per porre l’accento su ambiente ed ecologia ha scelto di confrontarsi, alla sua seconda produzione originale (prima c’è stata La via incantata, sulla Val Grande in Lombardia), con la storia di un’istituzione secolare, unendosi idealmente alle celebrazioni per il suo centenario. È infatti proprio il simbolo che campeggia sul logo del parco, l’Orso Bruno Marsicano, il protagonista di un documentario che si spinge oltre i consueti espedienti visivi e narrativi delle trattazioni naturalistiche – pur non difettando di una fotografia ambiziosa – per scandagliare il rapporto tra uomo e natura sin nelle sue contraddizioni. Per quanto detto sin qui, il PNALM è stato campo d’azione essenziale nell’offrirsi con la verità di chi lo abita e ci lavora.
PERCHÉ UN DOCUMENTARIO SULL’ORSO
Massimiliano Sbrolla, regista della produzione realizzata da Zoofactory, ha seguito per un anno la squadra impegnata nella salvaguardia di una specie che l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura classifica in “pericolo critico di estinzione” (nel mondo se ne contano solo 60 esemplari). Tecnici, guardiaparco, scienziati e forestali fanno i conti ogni giorno con la scarsità di risorse, umane e finanziarie, e l’antropizzazione del territorio, a confronto con chi vive sul territorio, manifestando atteggiamenti contrastanti nei confronti dell’orso e degli altri animali selvatici che abitano queste terre da secoli. Sono molteplici, dunque, le tematiche affrontate in 80 minuti di film: seguendo le vicende di Juan Carrito – cucciolo d’orso particolarmente vivace che non pochi problemi ha causato durante il lockdown, diventando involontario protagonista del girato –, si riflette sui rischi della cattività e dell’eccessiva tangenza tra uomo e animali selvatici, quando non si hanno gli strumenti per regolare questo rapporto, pur ancestrale. Ma, accanto all’appello per la tutela della biodiversità faunistica del parco, emerge un realistico ritratto delle aree interne d’Italia – croce e delizia del Paese – che hanno bisogno di raccontarsi senza sensazionalismi. Qui l’obiettivo sembra centrato.
‒ Livia Montagnoli
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