Torna la Festa del Cinema di Roma. Ecco programmazione e incontri
Presentata la 17esima edizione della festa tra Concorso, tanto cinema italiano, spazio per i film d’arte ed elementi autobiografici. Dal Maxxi al Cinema Sacher, è coinvolta tutta la città
La Festa del Cinema di Roma arriva alla 17esima edizione, la prima guidata da Gian Luca Farinelli, presidente della Fondazione Cinema per Roma, e Paola Malanga, direttrice artistica. Dal 13 al 23 ottobre ben 28 schermi della città si accenderanno seguendo la programmazione del festival. Si, avete letto bene, “festival”. La Festa del Cinema di Roma torna ad essere un festival, con relativo Concorso, pur mantenendo l’impronta delle ultime edizioni e quindi quella della “festa”. “Il cinema è un ecosistema” per Paola Malanga e per questo motivo ha scelto di costruire un programma da spettatrice aperto, vario per generi e formato, e con tanto cinema italiano “voluto”, come ha sottolineato in conferenza stampa anche Farinelli.
LA NUOVA LINEA DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA
Sulla carta la Festa del Cinema è un festival plurale e internazionale, che fa spazio a nuovi autori e indipendenti senza dimenticare il cinema popolare, quello capace di emozionare un pubblico ampio. Un festival in cui i film d’arte trovano un largo e accogliente spazio (in particolare nella sezione Freestyle) e insieme a loro anche titoli amati in altri festival come Berlino e Cannes. Non manca il passato del cinema e quindi i restauri, e nemmeno la commedia, che avrà il suo “Premio Ugo Tognazzi” assegnato da una giuria presieduta da Carlo Verdone. Un festival/festa che mostra una decisa fame di documentari e biografie, opere che in questo periodo sono largamente richieste anche dagli spettatori (basti pensare a serie tv come Sanpa o Una squadra), e per i classici: la campagna, che circola ormai da qualche giorno, è dedicata a Paul Newman e Joanne Woodward. La celebre coppia, una delle più amate e iconiche della storia del cinema – protagonista del manifesto ufficiale -, è ritratta nel proprio appartamento newyorkese presso il Greenwich Village, all’inizio degli anni ‘60.
FILM ITALIANI E INCONTRI CON IL PUBBLICO ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA
Qualcuno dirà che c’è bulimia del cinema italiano, e non avrebbe tutti i torti, ma d’altronde come al Festival di Cannes siamo abituati a vedere in programma un maggior numero di film francesi, non c’è nulla di male se un festival italiano sceglie di dare maggiore visibilità al cinema di casa propria. Tra i titoli – sparsi nelle varie sezioni – c’è Il colibrì di Francesca Archibugi (anche film d’apertura!) tratto dall’omonimo libro di Sandro Veronesi, La cura di Francesco Patierno, 75 Biennale Ronconi di Jacopo Quadri, Dario Fo: l’ultimo mistero buffo di Giulio Rame, Il maledetto di Giulio Base, Nino Migliori. Viaggio intorno alla mia stanza di Elisabetta Sgarbi e poi La divina cometa di Mimmo Paladino, Astolfo di Gianni Di Gregorio, Il principe di Roma di Edoardo Falcone, War – La guerra desiderata di Gianni Zanasi, La stranezza di Roberto Andò, L’ombra di Caravaggio di Michele Placido e Rapiamo il duce di Renato De Maria e molto altro ancora.
Agli incontri con il pubblico, uno dei momenti più apprezzati del programma della Festa, sono dedicate ben due sezioni: Absolute Beginners, un approfondimento sugli esordi che hanno cambiato la storia del cinema, raccontati dagli autori in prima persona, e Paso Doble, un dialogo tra due autori sul cinema. Nella prima sono annunciati Paolo Virzì per presentare La bella vita, Luc Besson per La Dernier combat, James Gray per Little Odessa, Mario Martone per Morte di un matematico napoletano, Stephen Frears per My beautiful Laundrette. Il programma completo di Paso Doble sarà annunciato a breve.
FESTA DEL CINEMA DI ROMA: IN ANTEPRIMA 5 SERIE TV
Non mancano le serie tv e in queste si fa largo Sky che presenta alla Festa del Cinema la western Django di Francesca Comencini, la sanguinaria Romulus II di Matteo Rovere e forse la più affascinante ovvero The last movie stars di Ethan Hawke. C’ è anche Amazon Prime video dal lato seriale, con l’attesissima Sono Lillo, serie che promette di fare ridere di vero cuore ma soprattutto di portare gli spettatori nel vita di un attore per come si percepisce e vive quello che avviene attorno al suo successo.
C’è un’altra serie tv dal titolo che stuzzica molto: Self-portrait as a Coffee Pot di William Kentridge in cui l’artista sudafricano, chiuso nel suo studio dove nel corso dei decenni ha creato incisioni, sculture, film d’animazione, disegni, collage, si riprende mentre disegna e contemporaneamente chiacchiera con un altro se stesso collocato nella stessa inquadratura. Così, la sua storia e il suo lavoro, l’infanzia a Johannesburg, i paesaggi, l’apartheid, il colonialismo diventano il centro di una serie in nove parti, dove il processo artistico viene costantemente passato al filtro di un’intelligente e caustica ironia.
– Margherita Bordino
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