Venezia 79: Bones and all, il film di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet

Amore, isolamento, identità, formazione. Bones and all non è un film sul cannibalismo, elemento usato come metafora, ma una storia d’amore, di un sentimento incontrollato. Guadagnino per la terza volta in Concorso a Venezia 79!

Può una storia sul cannibalismo emozionare e non terrorizzare? Bones and all di Luca Guadagnino, primo regista italiano che passa in Concorso alla 79esima Mostra del Cinema italiano, è una storia d’amore. Un film che riguarda la necessità umana di trovare la propria tribù, la propria cerchia di persone in cui rivedersi, scoprirsi, accettarsi e stare bene. Bones and all – che prende spunto dal romanzo omonimo di Camille DeAngelis – mostra l’isolamento e la voglia di uscirne, la perdita della propria identità e il desiderio di ritrovarla, la possibilità di diventare migliori e il compimento di un percorso (difficile) di formazione.

SENZA CHALAMET NON CI SAREBBE QUESTO FILM

“Nella mia vita, fin da quand’ero ragazzino e volevo fare cinema, ho ragionato a lungo sul paesaggio americano, sull’immaginario del cinema americano, da cui sono stato profondamente influenzato e formato. […] L’occasione si è manifestata in maniera imprevista e familiare quando Dave (Kajganich) – con cui ha già collaborato in A Bigger Splash e Suspiria -, che ha scritto questo straordinario copione, me l’ha fatto leggere. […] E quando ho letto la sceneggiatura era inevitabile per me vedere nella storia di questi drifters e di queste identità alla ricerca di una forma di possibilità nell’impossibile un qualcosa che mi attraeva profondamente e quindi, in maniera molto naturale, tutto questo si è compiuto.” Luca Guadagnino nel 2020 riceve il copione di Bones and all, ma è in un periodo pieno di impegni di lavori da portare a termine. Lo legge e a pagina 45 si imbatte nel personaggio di Lee. In lui riconosce subito il volto e l’animo di Timothée Chalamet e tutto si fa più chiaro: “se Timothée accetta faccio il film, altrimenti mi concentro su quello che sto facendo”. Inizia così un dialogo serrato su questa storia con l’attore di Chiamami col tuo nome. Se siamo qui oggi, davanti uno dei film più interessanti firmati da Guadagnino, il merito è tutto suo.

Director Luca Guadagnino on the set of BONES AND ALL, a Metro Goldwyn Mayer Pictures film.  Credit: Yannis Drakoulidis / Metro Goldwyn Mayer Pictures  © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc.  All Rights Reserved.

Director Luca Guadagnino on the set of BONES AND ALL, a Metro Goldwyn Mayer Pictures film.
Credit: Yannis Drakoulidis / Metro Goldwyn Mayer Pictures
© 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

BONES AND ALL: STORIA DI UN SENTIMENTO INCONTROLLATO

Bones and all è la storia del primo amore, un amore che sboccia tra Maren, una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee, un vagabondo dai sentimenti profondi. I due si incontrano e intraprendono un’odissea lunga mille miglia che li porterà attraverso le strade secondarie, i passaggi segreti e le botole dell’America di Ronald Reagan. A dispetto degli sforzi profusi, tutte le strade riconducono al loro terrificante passato e a un’ultima battaglia che determinerà se il loro amore potrà sopravvivere alla loro alterità. “C’è qualcosa nei diseredati, in coloro che vivono ai margini della società che mi attira e commuove”, dice Guadagnino. “Amo questi personaggi. Il cuore del film batte teneramente e affettuosamente nei loro confronti. Mi interessano i loro viaggi emotivi. Voglio vedere dove si aprono le possibilità per loro, intrappolati come sono nelle impossibilità che devono fronteggiare. Vedo questo film come una meditazione su chi siamo e come possiamo superare quello che sentiamo, soprattutto se si tratta di qualcosa che non riusciamo a controllare. Infine, e soprattutto, quando riusciremo a ritrovarci nello sguardo dell’altro?”. Attenzione: il tema del cannibalismo, cuore del film e della storia, non è assolutamente marginale e diverse scene e suoni potrebbero infastidire i più sensibili, ma nel film questo atto violento e terrificante diventa presto una metafora del disagio della crescita e delle relazioni umane.

-Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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