I film sull’arte da non perdere alla Festa del Cinema di Roma 2022
Pennac racconta Maradona, Elisabetta Sgarbi si concentra su Nino Migliori, Laika si racconta, Michele Placido prova a fare il punto sul grande e maledetto Caravaggio. Alcuni film legati all’arte da non perdere alla 17esima Festa del Cinema
La Festa del Cinema di Roma (13-23 ottobre 2022) sta per iniziare. Il programma è ghiotto anche se un po’ confusionario. Sul red carpet dell’Auditorium Parco della Musica non ci saranno grosse star internazionali ma i film che accoglieranno il pubblico in sala sono veramente vari. Molti, moltissimi sono i film che promettono di tracciare ritratti di personaggi popolari da Maradona a Luttazzi, dalla street art Laika a Caravaggio, i generi e i formati sono molteplici e come avete forse già intuito moltissimi sono i titoli che hanno uno stretto legame con l’arte. Qui qualche segnalazione e consiglio di visione…
Margherita Bordino
DANIEL PENNAC: HO VISTO MARADONA!
di Ximo Solano, Spagna, Italia, 2022, 82’ | Doc |
Daniel Pennac: ho visto Maradona è la storia dell’indagine creativa e surreale di Daniel Pennac sul mito di Diego Armando Maradona; un racconto unico e originale, che segue il processo di creazione e messa in scena di uno spettacolo teatrale e con esso la ricerca di uno degli scrittori più immaginifici e divertenti di sempre attorno a un tema, appassionante e popolare, come Maradona e il suo mito. Il tutto a Napoli, palcoscenico e megafono del mito stesso. Pennac racconta Il Dio, il santo, l’icona, l’anti-eroe ed il capro espiatorio, “San Diego” e l’ultimo dei Malaussène, unicamente attraverso l’impatto che il campione ha avuto sulla vita e sulle storie di persone comuni e maradoniani doc. Mentre costruisce e mette in scena lo spettacolo omonimo con la sua compagnia teatrale multietnica e giróvaga, Pennac ci regala, grazie al suo unico e disincantato punto di vista, meravigliato e innamorato della citta’ di Napoli, un ritratto di Maradona inedito e appassionante.
DARIO FO: L’ULTIMO MISTERO BUFFO
di Gianluca Rame, Italia, 2022, 90’ | Doc |
Il 1° agosto 2016 a Roma, di fronte a tremila spettatori, il grande attore, drammaturgo e Premio Nobel, Dario Fo, novantenne e al termine della carriera, sta per andare in scena con uno dei suoi cavalli di battaglia, Mistero Buffo, una pièce rivoluzionaria, censurata al debutto. Il maestro sorride pensando alle tante compagnie che in tutto il mondo rappresentano le sue opere. A Istanbul, dove la compagnia Teatra Jiyana Nu (Teatro Nuova Vita) mette in scena in curdo la commedia Clacson Trombette e Pernacchi, già censurata dalle autorità turche con l’accusa di propaganda terroristica. A Buenos Aires dove “Muerte accidental de un ricotero” adatta il testo di “Morte accidentale di un anarchico” per parlare del caso di Walter Bulacio, assassinato dalla polizia nel 1991. Il film segue gli attori in un continuo confronto nel quale il teatro di Fo diventa spazio di riflessione sulla condizione umana e sulle distorsioni del potere, superando differenze linguistiche, geografiche e culturali. Manca poco all’entrata in scena. I suoni che giungono dalla cavea si fondono con il ricordo di altre figure familiari: Franca Rame, con cui Dario ha fatto coppia fissa in scena e nella vita, i loro intensi carteggi, le tante storie vissute insieme. L’anziano attore si alza, si porta lentamente dal camerino alle quinte e dopo un accenno di esitazione entra in scena mettendo fine all’attesa. La magia del suo teatro si compie per un’ultima volta ancora.
BASSIFONDI
di Trash secco, Italia, 2022, 94’ | Opera prima |
Francesco Pividori, in arte Trash Secco, artista e videomaker per Achille Lauro e Marracash, esordisce con un film scritto da Damiano e Fabio D’Innocenzo. Romeo e Callisto sono due senzatetto che abitano gli argini del Tevere, al centro di Roma. Fisicamente e caratterialmente opposti, vivono di espedienti quotidiani, ma i loro modi distruttivi e ostili verso la società “al di sopra” del fiume creano situazioni di costante conflitto. Immersi in una spirale discendente di follia negativa, il loro rapporto cambia quando Romeo si ammala e Callisto lo accudisce dimostrando il suo profondo affetto.
75 – BIENNALE RONCONI VENEZIA
di Jacopo Quadri, Italia, 2022, 84’ | Doc |
Alla metà degli anni Settanta una generazione si convince che il teatro possa cambiare il mondo. Si sono affermati sulla scena internazionale i giovani maestri che segneranno i decenni successivi: Peter Brook,il Living Theatre, Jerzy Grotwski, Ariane Mnouchkine, Meredith Monk, Andrei Serban, Giuliano Scabia, Dacia Maraini, Robert Wilson… Luca Ronconi, reduce del successo internazionale dell’Orlando Furioso e dell’Orestea, nel 1975 viene nominato direttore della Biennale Teatro. Ronconi li chiama tutti a Venezia, per un festival-laboratorio memorabile, che attira centinaia di giovani, alcuni destinati a lunghe carriere teatrali, come Roberto Bacci, Giorgio Barberio Corsetti, Federico Tiezzi. Attraverso decine di interviste e materiali di repertorio, Jacopo Quadri restituisce il clima di quella stagione irripetibile, l’ultima fiammata dell’Utopia. E non a caso proprio Utopia si intitola lo spettacolo “impossibile” realizzato da Luca Ronconi in quell’occasione.
LA DIVINA COMETA
di Mimmo Paladino, Italia, 2022, 96’
Un treno porta a destinazione un attore e una famiglia di senzatetto. Il loro viaggio non è solo la ricerca di una casa ma una messa in scena: l’attore prende le vesti di un Dante che nessuno accompagnerà nella sua discesa all’inferno, la famigliola vaga alla ricerca della casa promessagli. Di volta in volta, un numerologo prova a trovare un senso a tutta questa commedia, a raccontare il viaggio tra i gironi infernali e le grotte del presepe, tra l’arte popolare e quella di ricerca. Il conte Ugolino e Paolo e Francesca raccontano le loro pene tra aneddoti della storia della fotografia e della pittura, tra simboli e parole, tra Pontormo e Glenn Gould. Dante, ammutolito, passa tra guerra e bestemmie e miserie, in un viaggio dentro il tempo e lo spazio della creatività e delle idee più eretiche. La povera famiglia cerca solo un riparo e un tozzo di pane, ma la sua più che una ricerca sembra sempre più un indovinello. Intanto tutte le arti giungono sul tavolo della messa in scena, portate da un gruppo di Magi smarriti e arrivati tardi all’appuntamento, bisogna donare qualcosa e tra loro c’è chi porta il teatro, chi la musica e chi il nulla. Chi cercano? Si arriverà a riveder le stelle? Il viaggio di ciascuno dei personaggi è un unico andare, guidati da una divina cometa, in un’ascesa dal fondo dell’inferno fino al paradiso.
LIFE IS (NOT) A GAME
di Antonio Valerio Spera, Italia, Spagna, 2022, 90’ | Doc | Opera prima |
Maschera bianca da manichino, parrucca rosso fuoco, voce camuffata dal distorsore: Laika (come la cagnetta che fu lanciata nello spazio sullo Sputnik sovietico) ha animato i muri di Roma negli ultimi anni pandemici con poster e murales che urlano la sua indignazione civile (il più noto è quello che immagina un abbraccio tra Giulio Regeni e Patrick Zaki). Due anni di battaglie della street artist dall’identità misteriosa, seguita nelle sue sortite notturne dalla macchina da presa di Antonio Valerio Spera, che mescola con spirito pop anche frammenti dei video-appunti di Laika, interviste ai destinatari dei suoi messaggi, materiali di repertorio sugli argomenti “caldi” trattati dall’artista e, naturalmente, le sue opere.
ENRICO CATTANEO / RUMORE BIANCO
di Francesco Clerici, Ruggero Gabbai, Italia, 2021, 32’ | Doc |
Autore di film che hanno avuto circolazione internazionale come Il gesto delle mani e che hanno ribaltato le regole del genere del “documentario d’arte”, Francesco Clerici si confronta empaticamente con il milanese Enrico Cattaneo (1933-2019): un fotografo unico, che partì dai reportage, si innamorò degli artisti dell’Arte povera diventandone il fotografo di fiducia, e poi divenne artista lui stesso, giocando con forme e oggetti. Beffardo e iconoclasta, Cattaneo fuma sigarette nella sua casa-museo-magazzino, partecipa scettico a retrospettive che gli vengono dedicate, attende con ironia rassegnata la fine di una vita e di un’epoca di cui è stato testimone.
NINO MIGLIORI. VIAGGIO INTORNO ALLA MIA STANZA
di Elisabetta Sgarbi, Italia, 2022, 42’| Doc |
Elisabetta Sgarbi si lascia “irretire” dalle fotografie di un maestro nato nel 1926, che è passato da una visione del quotidiano sottilmente surrealista a una dimensione di sperimentazione e astrazione. E il film, oltre che l’evocazione di un metodo e un trattato di tecniche patafisiche (polargramma, lucigramma), diventa anche il racconto di un inseguimento amoroso, tra Migliori e la sua compagna Marina Truant, che si svolge tutto in una stanza aperta dalla colonna sonora di Mirco Mariani.
L’OMBRA DI CARAVAGGIO
di Michele Placido, Italia, Francia, 2022, 120’
Il film esplora l’intricata e avventurosa esistenza di Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, già una popstar al suo tempo, raccontato nelle sue profonde contraddizioni e nelle oscurità del suo impenetrabile tormento. Ribelle e inquieto, devoto e scandaloso, indipendente e trasgressivo, il Caravaggio che Placido mette in scena è un’artista maledetto dal talento assoluto, ma soprattutto una rockstar ante litteram, un rebel without a cause costretto ad affrontare gli inquietanti risvolti di una vita spericolata – con le sue donne e i suoi demoni – in cui genio e sregolatezza convivono per regalarci un personaggio fuori dal tempo e un’icona affascinante e universale.
SOUVENIR D’ITALIE
di Giorgio Verdelli, Italia, 2022, 94’ | Doc |
Seguendo lo swing, negli anni ’50 e ’60 compose canzoni come “Legata a uno scoglio”, “Rabarbaro Blues”, “Vecchia America” (per il Quartetto Cetra), “Una zebra a pois” (per Mina), “El can de Trieste” (in triestino), “Souvenir d’Italie”, forse il suo maggior successo, che sbarcò anche in America, incisa da Perry Como. Oltre che musicista, pianista e interprete delle proprie canzoni, fu direttore d’orchestra, attore (L’avventura di Antonioni, L’ombrellone di Risi) ed eccezionale conduttore radiofonico e televisivo, da Hit Parade a Studio Uno e Doppia coppia: Lelio Luttazzi, uno degli showman più eleganti e poliedrici apparsi sui nostri schermi, nato con lo smoking, con un’anima jazz e un umorismo affiliato e bonario. Dopo i ritratti di Ezio Bosso, Pino Daniele, Paolo Conte, Giorgio Verdelli ricostruisce la sua carriera, il clamoroso errore giudiziario che la interruppe bruscamente nel 1970 (a lui è ispirato Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy) e, soprattutto, lo charme e l’intelligenza con cui rinnovava la musica e lo spettacolo italiani.
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