I 10 film italiani che ci hanno fatto sognare nel 2022

Dall’opera terza di Kim Rossi Stuart al debutto di Carolina Cavalli, dalla fermezza di Gianni Amelio ai personaggi cinici di Paolo Virzì. Dieci bei film del cinema italiano che abbiamo visto in sala in quest’ultimo anno, più uno davvero speciale

Cos’è stato il 2022 per il cinema italiano? Di certo un anno che ha saputo spingersi oltre gli schemi, raccogliendo consensi oltre le più canoniche dinamiche da botteghino. Gli spettatori hanno premiato i film dei grandi autori, le storie di qualità; il genere della commedia è stato quello che ha sofferto di più, ma sulla risposta poco entusiasta del pubblico, nel caso specifico, ha pesato la quantità, tutt’altro che esigua, di brutta opere distribuite a rappresentare la categoria.
Il cinema italiano però è vivo e in movimento, e che si tratti di produzione pura o coproduzione con partner internazionali ha riservato nell’ultimo anno racconti di un certo interesse. Accanto al successo di grandi autori, oltretutto, bisogna segnalare registi che al loro debutto dimostrano una grande capacità comunicativa. Tra i 10 film che segnaliamo non troverete La stranezza di Roberto Andò, perché – ottimo lavoro – merita qualche riga fuori dal coro. La promozione, affiancata al passaparola, ha fatto un vero miracolo, ottenendo un risultato importante al box office, giustificato dalla qualità del progetto: un cast primario importante (Salvo Ficarra, Valentino Picone, Toni Servillo) per un’acuta analisi sul rapporto tra finzione e realtà, senza abusare di Pirandello, ma anzi avvicinandolo agli spettatori nel rappresentarlo come un uomo comune, in un momento di piena crisi. Per dirla con le parole di Andò: “La Stranezza è una fantasia sull’atto creativo, sull’ispirazione. Un viaggio sospeso tra la vita reale del grande scrittore agrigentino e l’invenzione fantastica. Al centro c’è il rapporto tra Pirandello e i suoi personaggi. Tra Pirandello e la Sicilia, tra le ossessioni private di un genio e la vita di un paese siciliano negli anni ’20 del secolo scorso. Alcuni dei fatti che vi sono raccontati sono veri, come pure alcuni dei personaggi che vi compaiono”.

Margherita Bordino

BRADO DI KIM ROSSI STUART

Terza prova alla regia di Kim Rossi Stuart e vera sorpresa dell’anno. Un film potente e intimo che avrebbe meritato visibilità in un grande festival! “Un film di genere, dall’impianto classico, che trascina lo spettatore in un’impresa da compiere”, scrive Kim Rossi Stuart. “In questo caso si tratta di addestrare un cavallo difficile, recalcitrante, selvaggio, e portarlo a vincere una competizione di cross-country. Gli eroi, assieme al quadrupede, sono un padre e un figlio che si ritrovano proprio in questa occasione a cercare di sciogliere quel grumo di rabbia, ostilità, rancore, che ha impedito loro per tanto tempo di essere vicini. È un difficile percorso a ostacoli quello che deve compiere il cavallo, ma anche quello che devono affrontare i due per potersi ritrovare, per riconquistare l’amore perduto”. Brado è stato distribuito da Vision Distribution.

Brado, Kim Rossi Stuart

Brado, Kim Rossi Stuart

IL SIGNORE DELLE FORMICHE DI GIANNI AMELIO

Alla fine degli Anni Sessanta si consumò a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu allora condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, per aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, uno studente e amico da poco maggiorenne. Questa è la storia che ripercorre il film di Gianni Amelio, con due interpreti splendidi, Luigi Lo Cascio e il giovane Leonardo Maltese. Un film, come raccontato dal regista, “sulla violenza e l’ottusità della discriminazione. L’amore sottomesso al conformismo e alla malafede. Uno spaccato della provincia italiana nei cruciali Anni Sessanta, quando il benessere economico non andò di pari passo con l’intelligenza delle cose, con l’apertura dei sentimenti. La famiglia come luogo chiuso, dove i contrasti tra le generazioni restano accesi e conflittuali”. Presentato in concorso alla 79esima Mostra di Venezia, è uscito in sala con 01Distribution.

Il signore delle formiche, Gianni Amelio

Il signore delle formiche, Gianni Amelio

FOREVER YOUNG DI VALERIA BRUNI TEDESCHI

Il suo titolo internazionale è Les Amandiers ed è stato presentato al Festival di Cannes 2022, dove da subito la stampa si è mostrata compatta: si tratta del miglior film di Valeria Bruni Tedeschi. Les Amandiers è una scuola teatrale creata da Patrice Chéreau e Pierre Romans, “per me un capitolo fondamentale, sia nel lavoro che nella vita” spiega la regista “Le persone che ho incontrato e le esperienze che ho vissuto lì hanno lasciato un’impronta profonda su di me, che permane ancora oggi. È vero che i miei film quasi tutti coinvolgono la famiglia come oggetto di esplorazione. Anche con Les Trois Soeurs, che ho adattato dall’opera teatrale di Cechov per Arte, mi è sembrato di parlare della mia stessa famiglia. In Forever Young, invece, si parla della mia famiglia artistica. Oserei anche dire che Chéreau è un po’ come fosse mio padre, in ambito lavorativo”. Forever Young, in Italia con Lucky Red, è un film sulla incontrollata e travolgente voglia di vivere di un gruppo di ragazzi e racconta gli Anni Ottanta come pochissimi sono stati in grado di fare.

Forever young, Valeria Bruni Tedeschi

Forever young, Valeria Bruni Tedeschi

MONICA DI ANDREA PALLAORO

Andrea Pallaoro è un regista molto raffinato e il suo ultimo film Monica avrebbe meritato qualche riconoscimento alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia. La pellicola, distribuita da I Wonder Pictures, racconta di Monica che torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Qui ritrova sua madre e il resto della sua famiglia, che non vedeva sin da adolescente. Questo ritorno rappresenta un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri, fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato. C’è un doppio senso della memoria trattato con una delicatezza disarmante. “Negli ultimi anni, il confronto con la malattia di mia madre mi ha portato a riflettere sul mio passato e sugli effetti psicologici dell’abbandono” dice Pallaoro “A partire da questa esperienza ho voluto raccontare una storia che esplorasse la complessità della dignità umana, le conseguenze profonde del rifiuto e le difficoltà nel guarire le proprie ferite. Attraverso un linguaggio cinematografico che prende forma da un costante dialogo tra l’estetica dell’intimità e dell’alienazione, in bilico tra l’interiorità della protagonista e il mondo che la circonda, i miei collaboratori e io ci siamo addentrati nel mondo emotivo e psicologico di Monica per riflettere sulla natura precaria dell’identità di ciascuno di noi quando è messa alla prova dalla necessità di sopravvivere e trasformarsi”.

Monica, Andrea Pallaoro

Monica, Andrea Pallaoro

UNA FEMMINA DI FRANCESCO COSTABILE

Liberamente ispirato al romanzo Fimmine ribelli. Come le donne salveranno il Paese dalla ‘ndrangheta di Lirio Abbate, a firmare il soggetto insieme al suo scrittore è Edoardo De Angelis. Questa storia, sviluppata in sceneggiatura da Francesco Costabile con Serena Brugnolo e Adriano Chiarelli, riguarda la famiglia, il ricatto domestico e l’ombra di un passato troppo insanguinato. “Oggi posso dire che Edoardo ha avuto grande coraggio nell’affidare un film così complesso a un regista esordiente. È stata una mossa rischiosa, non scontata, e non posso che esserne riconoscente”, commenta Costabile, che ha presentato Una femmina alla Biennale 2022. “Lo script era di poche pagine ma già denso di rabbia e umanità, personaggi che mi hanno immediatamente conquistato per la loro carica emotiva e sovversiva. Un racconto sulla criminalità da un punto di vista, uno sguardo, tutto femminile. Sono le femmine ribelli descritte da Abbate, donne che hanno avuto il coraggio di rompere con i legami di sangue e i codici d’onore della ‘Ndrangheta, l’organizzazione criminale che ha saputo, più di tutte, costruire il suo impero sulle fondamenta più solide e archetipiche al mondo: la famiglia”.

Una femmina, Francesco Costabile

Una femmina, Francesco Costabile

NOSTALGIA DI MARIO MARTONE

Presentato al Festival di Cannes 2022, è il film che l’Italia ha indicato per la possibile corsa ai Premi Oscar. Tratto dal romanzo di Ermanno Rea, vede alla regia Mario Martone e due protagonisti molto amati del nostro cinema come Pierfrancesco Favino e Tommaso Ragno. “Ciò che si racconta in questo film nasce dalla cronaca, ma io volevo andare altrove, verso un sentimento misterioso da cercare durante le riprese”, spiega Martone. “Mi affascinava l’idea di fare un film non in una città, ma in un quartiere, come se si trattasse di una scacchiera, e così in Nostalgia non appaiono strade, case o persone che non siano del Rione Sanità, un’enclave di Napoli distante dal mare. Tutto viene inghiottito dal quartiere, gli anni così distanti di cui si racconta, il Medioriente dove era finito il protagonista, i sogni, le sfide, le colpe. Ho invitato gli attori e la troupe a immergersi nel quartiere come se fosse un labirinto e a non temere di perdersi. Macchina da presa in spalla, abbiamo cominciato a percorrere le strade come se si trattasse di cinema del reale. Incontro dopo incontro, vita dopo vita, storia dopo storia, abbiamo finito per girare l’ultima scena chiedendoci quale ne era il senso, e non l’abbiamo più trovato. Forse non c’era, forse non c’è. C’è il labirinto, e c’è la nostalgia, che sono il destino di tanti, forse di tutti”. In sala con Medusa Film.

Nostalgia, Mario Martone. Photo Mario Spada

Nostalgia, Mario Martone. Photo Mario Spada

BONES AND ALL DI LUCA GUADAGNINO

È il film che ha riappacificato Luca Guadagnino con la stampa, compiaciuta dalla proiezione ufficiale della pellicola a Venezia 79. Bones and all è un film che Guadagnino non ha cercato, ma che gli è stato proposto: lui ha accettato a patto di poter coinvolgere Timothee Chalamet. Una storia di cannibalismo e di amore, di ricerca del proprio posto nel mondo e di sopravvivenza. “C’è qualcosa nei diseredati, c’è qualcosa nelle persone che vivono ai margini della società verso cui sono attratto e da cui sono toccato”, afferma Guadagnino. “Il cuore del film è tenero e affettuoso verso i suoi personaggi. Sono interessato ai loro viaggi emotivi e a cosa succederà loro: dov’è la possibilità all’interno dell’impossibilità per questi personaggi? No, non penso che il film sia trasgressivo, ma forse ci siamo spostati così tanto nel postmodernismo che raccontare questa storia in modo classico può sembrare trasgressivo. Chiedo al mio pubblico di unirsi a questo viaggio; si tratta di scoperta. Chi è questa gente? Perché si comportano così? Cosa stanno imparando? E allora cosa impariamo su noi stessi? Vengo da un paese cattolico e la metafora del cannibalismo torna ogni giorno nella nostra vita, come Corpo di Cristo nella metafora dell’ostia sottile (eucaristica). Allo stesso tempo siamo ancora animali, in parte ragione e in parte istinto”. Distribuito da Vision Distribution.

Bones and all, Luca Guadagnino

Bones and all, Luca Guadagnino. Photo Yannis Drakoulidis

AMANDA DI CAROLINA CAVALLI

Da che si ricorda, Amanda, ventiquattro anni, non ha mai avuto amici. Ed è la cosa che desidera di più. Quando scopre che da neonate lei e Rebecca passavano molto tempo insieme, Amanda sceglie la sua nuova missione: convincerla che sono ancora migliori amiche. “Non so bene se Amanda parli di solitudine o di amicizia. Fondamentalmente parla di Amanda, che è molto sola e vuole un’amica a tutti i costi”, afferma Carolina Cavalli. Amanda è uno degli esordi più interessanti degli ultimi anni, non tanto per la regia, quanto per la sceneggiatura, oltre a mostrare una Benedetta Porcaroli al massimo del suo splendore. Il personaggio che interpreta è una ventiquattrenne che vive in una famiglia ricca e liberale, che è assalita da ogni tipo di ansia. Un racconto cinico e surreale al punto da essere elettrizzante. Amanda, in sala con I Wonder Pictures, è stato presentato a Venezia 79 nella sezione Orizzonti Extra.

Amanda, Carolina Cavalli

Amanda, Carolina Cavalli

ENNIO DI GIUSEPPE TORNATORE

Dalle parole di Giuseppe Tornatore: “Ho lavorato venticinque anni con Ennio Morricone. Ho fatto con lui quasi tutti i miei film, per non contare i documentari, gli spot pubblicitari e i progetti che abbiamo cercato di mettere in piedi senza riuscirci. Durante tutto questo tempo il nostro rapporto di amicizia si è consolidato sempre di più. Così, film dopo film, man mano che la mia conoscenza del suo carattere di uomo e di artista si faceva più profonda, mi sono sempre chiesto che tipo di documentario avrei potuto fare su di lui. E oggi si è avverato il mio sogno”. Il documentario, distribuito da Lucky Red, tra gennaio e febbraio ha raccolto attorno a sé oltre 400mila spettatori. Ennio racconta Morricone attraverso una lunga intervista di Tornatore al Maestro, testimonianze di artisti e registi – come Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Clint Eastwood, Bruce Springsteen – cene di fiction, musiche e immagini d’archivio.

Ennio, Giuseppe Tornatore

Ennio, Giuseppe Tornatore

SICCITÀ

Nella Roma apocalittica proposta da Paolo Virzì non piove da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge regole e abitudini. Il film, presentato fuori concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, è tagliente, intelligente, ironico e brillante. La storia più interessante nata da suggestioni riguardanti il lockdown vissuto. “Nel momento in cui le strade delle nostre città erano deserte, ed eravamo chiusi ciascuno a casa propria, connessi l’uno all’altro solo attraverso degli schermi, ci è venuto naturale guardare avanti, interrogandoci su quello che sarebbe stata la nostra vita dopo”, commenta Virzì. “Abbiamo iniziato a fantasticare su un film ambientato tra qualche anno, in un futuro non così distante dal presente. Immaginando alcuni racconti da far procedere ciascuno autonomamente, secondo la tecnica del film corale, che man mano scopriamo essere legati l’uno all’altro in un intreccio più grande”. In sala con Vision Distribution.

Siccità, Paolo Virzì. Photo Greta De Lazzaris

Siccità, Paolo Virzì. Photo Greta De Lazzaris

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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