La legge di Lidia Poët. Biopic, crime e ironia nella nuova serie tv
Dalla storia vera della prima donna avvocato una serie tv che riflette sui diritti paritari delle donne e che intrattiene con un tocco di crime e con toni leggeri
La legge di Lidia Poët corrisponde alla sua battaglia, durata ben 37 anni per aver riconosciuto il diritto di esercitare il suo mestiere, quello per cui aveva studiato. La serie, disponibile su Netflix, non è solamente o canonicamente biografica. Racconta della vita di Lidia Poët in modo orizzontale per poi arricchire l’intrattenimento con un caso da risolvere in ogni puntata. Il personaggio creato quindi arriva dalla realtà ma si fonde con la completa finzione portando avanti, di episodio in episodio, le varie lotte che l’avvocatessa ha portato avanti nella sua vita e che non riguardano solo il lavoro ma anche, e in modo più esteso, i diritti delle donne di parità, rispetto è libertà. Lidia Poët è interpretata da Matilda De Angelis, diretta da Matteo Rovere e Letizia Lamartire.
LIDIA POËT: UNA DONNA DETERMINATA MA FALLIBILE
“È stato un enorme privilegio essere Lidia, una donna che ha fatto la storia del femminismo e non solo. Questa serie è un pretesto per raccontare la sua figura che poco si conosce” commenta Matilda De Angelis. “Io mi sono divertita a creare una caricatura di questo personaggio anche perché di lei si sa molto poco, se non delle sue battaglie… E avevo voglia di lavorare nuovamente con Matteo (in precedenza insieme per Veloce come il vento) perché è stata una riunione di famiglia”. E continua “è molto importante che vengano scritte queste storie. Io per prima solo lusingata quando mi vengono proposti personaggi come questo, determinati ma anche fallibili”. Riguardo al presente e al suo lavoro di attrice la De Angelis sottolinea: “Tra uomini e donne c’è una differenza salariale come è noto anche in altri ambienti. All’estero viene denunciato più apertamente rispetto da noi. Va detto che alcune discriminazioni sono interiorizzate perché banalmente delle volte si fanno complimenti di cui non ci si rende conto. Io sono privilegiata perché sono stata educata da mia madre a rispondere, a rispondere alle discriminazioni”.
LE DONNE NEL CINEMA DI ROVERE
“Credo che Lidia sia un personaggio che risuona con la contemporaneità. Affronta temi di cui si parla tanto ma nei fatti, nel quotidiano, non hanno fatto molta strada come si pensa”, dice Matteo Rovere. “Con questa serie tv ci facciamo portatori di un prodotto popolare che racconta un tema forte. Lidia è il progresso verso il mondo contemporaneo e parla come noi seppur in una fase storica distante. La sua è una battaglia drammatica sì, ma abbiamo scelto di raccontarla con un tono leggero”. Ed è proprio così perché Lidia Poët e gli altri personaggi che le ruotano attorno, in particolare il fratello, la cognata e un giornalista, hanno un tono intelligente, pungente, ironico. Una scrittura interessante che gioca con il crime, il family e il biopic. Con La legge di Lidia Poët Rovere dimostra ancora una volta di fare attenzione più in generale alle donne. Seppur nei suoi precedenti lavori nessuna è stata totalmente protagonista come in questo caso, va detto che in ogni film o serie tv da lui diretta i personaggi femminili sono sempre presenti e ben caratterizzati, basti pensare a Veloce come il vento o a Il primo re. Inoltre, ha coinvolto in regia altre colleghe come Francesca Mazzoleni (già presente in Romulus 2 e ora impegnata in Supersex), e qui in La legge di Lidia Poët è affiancato da Letizia Lamartire non estranea ad altri lavori targati Netflix. “Ho amato follemente il personaggio sin da subito”, commenta la regista riguardo a Lidia Poët. “Ho amato la sua consapevolezza che sente cosa è giusto e ho empatizzato subito con la sua sofferenza. Io sono privilegiata perché faccio il lavoro che voglio ma questo non mi ha impedito di empatizzare con Lidia. Ciò è avvenuto proprio perché lei cerca di scardinare un mondo fatto di uomini, facendosi spazio in un contesto in cui le donne sono incluse, e lo fa con grande intelligenza”.
L’ARMADIO DI LIDIA POËT
L’ambientazione e il mood, in La legge di Lidia Poët, sono restituiti benissimo e lo è altrettanto l’attenzione data ai costumi, in particolare a quelli della protagonista. “L’ispirazione principale per la costruzione dell’armadio di Lidia Pöet sono stati soprattutto i tessuti della storica Tessitura Luigi Bevilacqua a Venezia, un posto ricco di fascino dove ancora i velluti vengono tessuti a mano con dei telai del XVIII secolo”, dice Stefano Ciammitti, Costume Designer. “L’amore per i dettagli filologici mi è stato insegnato dal mio maestro Piero Tosi, l’audacia nell’uso del colore e delle fantasie barocche sono invece ispirate alla scuola inglese contemporanea. Anche i gioielli sono stati disegnati per Lidia nel gusto orientale per gli insetti e della tassidermia”. E proprio dai gioielli il pubblico più attento resterà colpito. Due soli indizi: una spilla a forma di libellula e un paio di orecchini a forma di api egizie.
Margherita Bordino
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