Muore Citto Maselli, regista orgogliosamente di sinistra
Il regista e intellettuale è scomparso a 92 anni. Un autore che attraverso il suo cinema ha portato avanti un intenso impegno politico e sociale
Un film per lui era un’operazione politica e non si stancava a ripeterlo. Ci ha lasciati a 92 anni Citto Maselli, regista orgogliosamente di sinistra, che ha iniziato a lavorare con Visconti e Antonioni da cui diceva di aver appreso la responsabilità umana, sociale e politica del cinema. Da molti definito come l’intellettuale che ha raccontato il Novecento, Maselli ha realizzato alcuni film iconici del nostro Paese come Gli indifferenti, Storia d’amore e Un mondo diverso è possibile.
IMPEGNO CINEMATOGRAFICO E POLITICO DI CITTO MASELLI
Francesco (questo il suo vero nome) Maselli è nato a Roma il 9 dicembre del 1930. La sua famiglia era di origine molisana e di cultura è stata piena la sua esistenza sin da subito, era figlio infatti di un critico d’arte. La sua adolescenza è stata contraddistinta da cinema e frequentazioni politiche: mentre girava i primi corti in Super8, si iscrive infatti al Centro Sperimentale di Cinematografia. Luigi Chiarini, Michelangelo Antonioni, Cesare Zavattini sono i primi registi con cui lavora in attesa di essere pronto all’esordio, a soli 23 anni, con Gli sbandati. Citto Maselli con il suo cinema ha criticato il mondo della pubblicità, ha ritratto la borghesia, ha dato forma alla decadenza, e molto altro ancora. Impegno politico sì – con il PCI e Rifondazione comunista – ma anche tanto impegno nell’industria cinematografica: Citto Maselli è stato tra i fondatori dell’Anac (Associazione nazionale autori cinematografici) e insieme al collega Emidio Greco nel 2004 ha dato vita alle Giornate degli Autori a Venezia, come già aveva fatto più di 30 anni prima con le Giornate del cinema italiano. Per quanto riguarda la sua vita privata, prima di incontrare la moglie Stefania Brai, ha avuto una lunga relazione con la scrittrice Goliarda Sapienza, l’autrice de L’arte della gioia su cui Valeria Golino – che a Maselli deve il debutto e la prima Coppa Volpi – sta girando in questi mesi una serie tv.
MUORE CITTO MASELLI. IL CORDOGLIO DA PARTE DELLA BIENNALE DI VENEZIA
Nel 2021, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, insieme alle Giornate degli Autori e alla Settimana Internazionale della Critica, ha dedicato un Omaggio a Citto Maselli, “un artista che ha contribuito alla crescita dell’arte cinematografica non solo con l’impegno in prima persona, ma anche con la collaborazione offerta ad altri grandi maestri del nostro cinema”, come si legge in una nota ufficiale. “Devo togliere il cappello del Presidente per salutare l’amico Citto con cui, come molti altri, ho condiviso diverse stagioni della vita e della storia del cinema italiano”, dichiara Roberto Cicutto, Presidente della Biennale. “Citto ha sempre generosamente costretto tutti i suoi amici a non essere mai sicuri di essere nel giusto, e pur essendo lui un’inscalfibile roccia di convinzioni, riusciva a rendere dialettica anche una conversazione sulle previsioni del tempo. Una grande dote che trasformava accese discussioni in un rinsaldarsi della stima e dell’amicizia. Del suo cinema parleranno in molti e giustamente metteranno in risalto la sua unicità. Gli chiedo scusa per non essere riuscito a fargli fare un documentario su Visconti a cui teneva moltissimo, ma sono lieto di essere stato motore insieme ad Alberto Barbera e a tutti gli autori presenti alla Mostra del Cinema del 2021 di un grande e meritato omaggio alle sue doti di uomo e artista. Abbraccio Stefania Brai, che malgrado l’innata discrezione ha svolto nella vita e nella storia della cultura italiana un ruolo altrettanto significativo di quello del compagno di una vita”.
UN FILM DA RECUPERARE DI CITTO MASELLI
Lettera aperta a un giornale della sera (1970) non è uno dei migliori film di Citto Maselli ma assolutamente un titolo da rispolverare, quantomeno per comprendere il dibattito intellettuale che era capace di smuovere. Il film racconta di un gruppo di intellettuali comunisti che, spinti da un amico editore stanco del clima politico presente nel Paese, invia una lettera a un giornale di sinistra, dichiarandosi disposto a partecipare attivamente in Vietnam. La notizia riceve immediatamente un’attenzione particolare, al contrario di quanto immaginato, e così il gruppo non può fare marcia indietro. La situazione si fa seria e preoccupante finché li raggiunge una notizia da Hanoi: i nord vietnamiti non vogliono volontari stranieri e così i promotori dell’iniziativa – che erano in cerca solo di un alibi per la loro coscienza – possono tirare un respiro di sollievo.
Margherita Bordino
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