Chi è Greta Gerwig, la regista femminista di Barbie (ma anche di Biancaneve)
Barbie e Biancaneve sono raccontate in chiave contemporanea e femminista. La prima attraverso una storia unica e nuova, la seconda con un ribaltamento forse non necessario di un grande classico
È il caso di dire: B come Barbie, ma anche come Biancaneve. Mentre in tutto il mondo è attesissima l’imminente uscita del film Barbie di Greta Gerwig (in Italia dal 20 luglio con Warner Bros Entertainment e in Usa il giorno successivo) il nome della regista risuona anche per il suo prossimo progetto, il live action Biancaneve, che ha già scatenato più di una polemica. Da un lato un film dichiaratamente ironico e femminista, dall’altro un classico intramontabile del tutto ribaltato. Due storie diverse tra loro ma accomunate da una stessa firma, da una stessa donna regista e sceneggiatrice.
Greta Gerwig, la regista del momento
Considerata una delle registe più talentuose del momento (in particolare a Hollywood), Gerwig ha diretto nel recente passato anche Lady Bird e l’ultima versione cinematografica di Piccole donne. Il suo Barbie è forse uno dei film più attesi dell’ultimo decennio e le ha richiesto molto impegno. Mentre però il suo film più pop si appresta al debutto, è il suo prossimo progetto, per la The Walt Disney, a far parlare di sé. Biancaneve, primo lungometraggio animato della grande casa di Topolino (1937), sta per avere un nuovo remake in cui tutto sembra essere stato snaturato: il politicamente corretto avrebbe preso talmente il sopravvento nella sceneggiatura della Gerwig da epurare i sette nani e il principe azzurro, in favore di una fanciulla non più “bianca come le neve” che si salva da sola.
Biancaneve ribaltata
Le prime foto del film, che uscirà in sala nel 2024, e le prime informazioni sulla sua caratterizzazione hanno generato dunque diverse critiche. Innanzitutto, come avvenuto per La Sirenetta, cambia il colore della pelle della protagonista, qui impersonata dall’attrice colombiana Rachel Zegler; mentre i nani non saranno più tali, sostituiti da creature magiche di vari generi ed etnie. Una Biancaneve sicuramente femminista, ma lontanissima dal classico tanto amato. La Disney ha spiegato di essersi consultata con diversi membri della comunità delle persone affette da nanismo e di aver scelto quindi “un nuovo approccio alla storia“, per non mettere in difficoltà nessuno. Ma non finisce qui con i cambiamenti: anche il principe – simbolo del potere patriarcale con cui la Gerwig “gioca” anche in Barbie – sarà assente. A salvare Biancaneve non sarà quindi il “bacio non consensuale” del film d’animazione originale, che già in tempi non sospetti aveva generato polemiche. Questo stravolgimento di Biancaneve – non il primo per il grande classico ispirato da una fiaba dei fratelli Grimm – rimette al centro una questione: perché non produrre nuove storie che rappresentino al meglio i valori del presente e del futuro, anziché stravolgere successi del passato che parlano di un tempo lontano, sicuramente ingiusto, ma esistito? È questione di negazione? Fatto sta che i rumors su Biancaneve rischiano di adombrare il lavoro bellissimo e universale fatto per Barbie (insieme al compagno Noah Baumbach).
Il film su Barbie umanista
Barbie racconta di un mondo di bambole, che riflette però un mondo umano. Due mondi imperfetti entrambi: e anche quello della finzione dimostra le sue crepe. Il film restituisce un ruolo alla donna e anche all’uomo, restituisce loro uno spazio, un valore e la possibilità di sbagliare e di essere se stessi, senza se e senza ma; lasciandogli anche l’opportunità di non scegliere. Un film inedito, appunto, pensato per l’oggi, non il remake di un successo. “Penso al film come a un’opera umanistica, prima di tutto. Il modo in cui Barbie si comporta in Barbieland è totalmente in continuità con il suo ambiente. Anche le case non hanno muri, perché non bisogna mai nascondersi, non c’è niente di cui vergognarsi o imbarazzarsi. Mentre trovarsi improvvisamente nel mondo reale e desiderare di potersi nascondere, questa è l’essenza dell’essere umani”, ha raccontato Greta Gerwig a Rolling Stone. Il film, splendidamente costruito, è e sarà un successo. Nuovo, contemporaneo, femminista, in cui il beige prende il posto del rosa, o meglio diventa una seconda opportunità. E allora viva le storie che sì guardano al passato, ma che sono uniche.
Margherita Bordino
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