Fotografia e cinema. Gianfilippo Salvetti dona la sua collezione alla Cineteca di Milano

Il patrimonio della Cineteca di Milano cresce grazie alla donazione di strumenti foto-cinematografici ceduti da Gianfilippo Salvetti che sin da adolescente ha coltivato la passione per la fotografia prima e per il cinema dopo

“Il fascino del formato ridotto”, è questo il claim scelto per introdurre e titolare la collezione di strumenti foto-cinematografici che l’imprenditore milanese Gianfilippo Salvetti ha donato alla Cineteca di Milano e che saranno esposti dal prossimo 25 agosto. Un’esposizione permanente che sarà accompagnata, nel suo lancio, da una rassegna cinematografica che vuole far riscoprire al pubblico il fascino dell’analogico attraverso una selezione di film che si avvalgono di preziose immagini e inserti di film d’archivio in vari formati (dal 16 mm al super 8) e che rappresentano anche sperimentazione e innovazione. 

Hahnel
Hahnel

La collezione di Gianfilippo Salvetti riguarda i formati di misura inferiore al 35mm, ovvero il 16mm ma soprattutto l’8mm e il Super8, che hanno trovato un’ampia diffusione a uso della cinematografica amatoriale e semi-professionale dagli anni Cinquanta fino all’avvento delle videocamere portatili. Quelli esposti non sono solo oggetti del passato ma sono scrigni di ricordi ed emozioni che si legano ad un percorso umano, quello di Salvetti, fatto di grande passione per l’immagine, fotografica e cinematografica.

Bolex
Bolex

L’intervista a Gianfilippo Salvetti

Ricorda la prima volta che ha scattato una foto?
Dopo la scomparsa di mio nonno, quando avevo circa 15 anni, intorno al 1964, mia nonna mi regalò una sua Kodak di buona qualità e da lì ho iniziato a divertirmi facendo delle fotografie. Successivamente, nel 1967, ho comprato la mia prima reflex e ho continuato a fotografare seguendo la scia di Bresson e quindi facendo foto in bianco e nero e di strada seguendo il suo pensiero secondo il quale ‘una bella fotografia mette nella stessa linea di mira testa, occhio e cuore’.

È così quindi che è nata la sua passione…
La passione per l’immagine mi ha coinvolto da sempre al punto che ho pubblicato un libro coniugando immagini e parole, o meglio immagini e mie poesie, che ho stampato in circa 400 copie e regalato ad amici e persone care. Ho sempre sognato il mestiere del regista. Mi ha sempre affascinato. Lo considero insieme al direttore d’orchestra il lavoro più bello. Il direttore d’orchestra nel momento in cui muove la sua bacchetta ha davanti a sé musicisti che diventano suoi seguaci e lo stesso avviene sul set con il regista.

Hahnel
Hahnel

La sua è una collezione fatta di oggetti molto ricercati…
Per questa mia grande fascinazione, quando hanno iniziato a buttare via le pellicole io ho iniziato, quasi per divertimento, a comprare nei mercatini cineprese che avevano anche un bel peso dai 700 grammi al chilo o anche di più. Ho iniziato così a creare la mia collezione. Nel contempo però ho cominciato anche a comprare cineprese e proiettori di qualità sognando un mio film.

E poi l’ha realizzato?
Si, con il cortometraggio L’appuntamento per cui mi sono divertito pensandolo completamente io alla regia ma anche alla scrittura del soggetto. Un lavoro piccolo di circa 13 minuti di montaggio che ha avuto un costo non indifferente perché l’ho voluto fare in pellicola per rivendicare quello che per me è il vero cinema.

Hahnel
Hahnel

Mi ha parlato dei fotografi che l’hanno ispirata… Del cinema cosa mi dice?
Io sono per il neorealismo italiano, per film meravigliosi come Ladri di biciclette ma al tempo stesso sono un grandissimo estimatore di Steven Spielberg che nel 1971, al suo primo lungometraggio, con Duel – film con protagonista un mostruoso camion – aveva già dimostrato il suo immenso talento e attenzione per il cinema.

Come mai ha scelto di donare la sua collezione alla Cineteca di Milano?
Sono collezionista anche di un altro qualcosa di meccanico, di automobili Alfa Romeo e infatti sono presidente dell’Alfa Blue Team. Nel tempo mi sono accorto che chi veniva a vedere quest’altra collezione, un po’ da tutto il mondo, restava compiaciuto dalle vetrine che conservavano le cineprese e allora ho deciso di trovare per queste un altro luogo. Ho scelto di separare le mie due collezioni e di far sì che quella di strumenti foto-cinematografici avesse un luogo più appropriato, così ho scritto a Matteo Pavesi, Direttore della Cineteca di Milano, e ho felicemente donato loro la mia collezione di cui per affezione e ricordo ho tenuto alcuni pochissimi pezzi.

Margherita Bordino

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Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

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