Su Sky Arte: il film sul ragazzo più bello del mondo

Scelto da Luchino Visconti come protagonista del celebre film “Morte a Venezia”, l’attore e modello svedese Björn Andrésen si racconta a cuore aperto nel documentario in onda su Sky Arte sabato 26 agosto

Sono trascorsi più di cinquant’anni dall’uscita cinematografica di Morte a Venezia, il riconosciuto capolavoro di Luchino Visconti tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Mann. Ma oltre mezzo secolo dopo l’allora ragazzino Björn Andrésen, selezionato dal regista italiano per il ruolo di Tadzio, continua a ricordare con una sorta di “soggezione” i suoi 15 anni e l’improvviso successo conquistato con quel film. 

The Most Beautiful Boy In The World, Bjorn and Visconti. Shooting: Morte A Venezia. Copyright: Mario Tursi, 1970
The Most Beautiful Boy In The World, Bjorn and Visconti. Shooting: Morte A Venezia. Copyright: Mario Tursi, 1970

Scritto e diretto da Kristina Lindström e Kristian Petri, il documentario Il ragazzo più bello del mondo – in onda su Sky Arte sabato 26 agosto – adotta la definizione coniata dallo stesso Visconti per l’attore e modello svedese per fare luce sulla sua vita e sulla sua carriera. Dopo Morte a Venezia, Andrésen si è dedicato a produzioni indipendenti svedesi e ha lavorato in Giappone, interpretando fra gli altri ruoli quello di Lady Oscar e di vari personaggi anime e manga.

Il ragazzo più bello del mondo

La pellicola, precisano Lindström e Petri, racconta “una storia sull’ossessione per la bellezza, sul desiderio e sul sacrificio di un ragazzo la cui vita è stata stravolta per sempre dopo che il regista Luchino Visconti lo proclamò “il più bel ragazzo del mondo”. Ma chi era in realtà Björn Andrésen? E cosa gli è successo? Questa è la storia del film che gli ha distrutto la vita, ma anche una storia di segreti di famiglia e della ricerca della verità.”

Esito di oltre cinque anni di ricerche, svolte tra Parigi, Stoccolma, Budapest, Venezia e Tokyo, la pellicola ricostruisce la parabola dell’enfant prodige, offrendone un ritratto intimo e personale. E, come evidenziato dalla produttrice Stina Gardell, incoraggia a riflettere su “una storia sull’oggettivazione maschile, un argomento spesso incentrato sulle donne, ma che, come abbiamo visto, ha riguardato e riguarda anche il sesso maschile”.

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